Come ogni martedì torna la rubrica dedicata alla figura di Tommaso da Olera, il frate cappuccino vissuto a cavallo tra Cinquecento e Seicento e proclamato Beato nel 2013. Il testo è tratto da “Tommaso da Olera, saggezza umana e sapienza divina” a cura di Clemente Fillarini, Messaggero di Sant’Antonio Editrice.
La riflessione di oggi
[Maria] stava ripiena di gaudio, immersa in un mare di delizie, fuori di se stessa. E mentre che così se ne stava, partorì il suo caro puttino, non in morbido letto, ma sulla nuda terra (I 350).
Nell’arredare la nostra casa abbiamo tanta cura anche per la camera da letto, perché vi dobbiamo trascorrere una buona parte del nostro tempo, per poter poi, ben riposati, riprendere le nostre quotidiane attività. Non sarà probabilmente lussuosa o principesca come ne abbiamo viste in tante ville e castelli visitati, o anche in alcuni film, ma ci teniamo al decoro per noi stessi e per “non sfigurare” con parenti o amici. Pur potendolo, Gesù non volle un letto degno di tale nome.
«Piangeva il caro puttino perché pativa freddo e incomodo, perché il suo letto era la terra» (I 351). «Oh quante volte il povero Gesù sentiva il letto duro e, ammaccandogli quelle tenere carni, piangeva e si rammaricava» (I 353), «ove non dubito che molte volte la Beata Vergine, pigliandolo tra le sue braccia e il seno, gli faceva un dolce letto» (I 155). Parla Gesù: «Mi elessi Madre poverina, la quale mi partorì in un vil presepio ov’era puzza e sterco d’animali, tele di ragni, ove soffiava il vento in stagion fredda; e mi avvolse in poveri panni, mi legò mani e piedi con povere fasce, la mia cuna era la mangiatoia d’animali, le braccia e il seno della mia Madre: e pur ero Dio, e vedevo gli addobbati palazzi, le ricche camere degli uomini peccatori, i morbidi letti, le deliziosissime mense preparate, vestimenti di porpora, con tant’altre delizie» (III 165). «Mírino [le anime] quella povera stalla, quel letto del suo sposo, quella camera adornata di tele di ragni, quei poveri panni e fasce» (I 353). «O vergini consacrate a Dio, se volete letto morbido, collocatevi nella croce» (IV 170); «Se con fedeltà di retto amore porterete la croce, e in essa farete il vostro nido, troverete in quel duro letto il vostro amato Cristo» (IV 127). Ma quando Gesù bussa alla camera delle anime, «non trovando corrispondenza d’amore, le lascia nel letto delle loro passioni e amore di se stesse» (II 313).





