Come ogni martedì torna la rubrica dedicata alla figura di Tommaso da Olera, il frate cappuccino vissuto a cavallo tra Cinquecento e Seicento e proclamato Beato nel 2013. Il testo è tratto da “Tommaso da Olera, saggezza umana e sapienza divina” a cura di Clemente Fillarini, Messaggero di Sant’Antonio Editrice.
La riflessione di oggi
Quelli che faran maggior astinenza saran più graditi a Dio, quando però la discrezione non darà negli estremi, perché gli estremi sono tutti viziosi (II 105).
«Chi vuol vivere in pace / vede, ascolta e tace», dice un proverbio; ma credo che non dovrebbe essere sempre così. La discrezione – la facoltà che permette di uniformare i propri atti e le parole a ciò che è bene – dovrebbe venire in aiuto in ogni circostanza, ma non è sempre facile comportarsi adeguatamente. Quanti litigi, discordie, odi e vendette per una parola in meno o di troppo specie fra genitori e figli! Per il beato Tommaso l’essere “discreti” nel cibo è anche un esercizio per esserlo in ogni altra azione.
«Piglierai il cibo con misura e discrezione; e quando mangerai ricordati che il tuo Dio molte volte era stanco, afflitto, affamato, assetato, e non aveva di che mangiare» (II 115). «Chi userà astinenza maggiore, maggiore avrà il premio presso Iddio, quando però non passi il termine della discrezione, ché sarebbe un andare agli estremi» (II 420).
«E perché il corpo serve all’anima e l’anima regge il corpo, il corpo prende il dovuto cibo con discrezione e misura quasi per forza; ma l’anima, cibandosi dei cibi celesti, che sono la contemplazione dei divini misteri, fa parte anche al corpo, a guisa di un vaso che, essendo ripieno di prezioso liquore, inonda il vaso di fuori» (II 182). «Tale anima vive per miracolo, perché Iddio la sostenta, e sono tanto frequenti gli ardori che consumeriano un corpo di metallo. E vive quasi sempre in una impazienza di amore, e odia quelle cose che la trattengono dal suo corso, come sono la necessità corporale e altre simili, né mai si può fermare in esse, pigliando il sostegno del corpo con misura e discrezione» (II 581).