Come ogni martedì torna la rubrica dedicata alla figura di Tommaso da Olera, il frate cappuccino vissuto a cavallo tra Cinquecento e Seicento e proclamato Beato nel 2013. Il testo è tratto da “Tommaso da Olera, saggezza umana e sapienza divina” a cura di Clemente Fillarini, Messaggero di Sant’Antonio Editrice.
La riflessione di oggi
Non permettete che vostro marito vi superi in amar Dio, ma con una santa invidia lo dovete superare, e voi ed esso dovete andar gareggiando di superar uno e l’altro nell’amor di Dio e nelle sante virtù (IV, 158).
Quante gare si fanno oggi: scolastiche, cittadine, nazionali e mondiali per le più svariate attività, sportive in primo luogo: queste fanno risaltare le prestazioni raggiunte dai concorrenti, frutto di esercitazioni continue e tanti sacrifici; ma anche gare curiose: barba o naso più lunghi, e via dicendo. Anche ai tempi di fra Tommaso ce n’erano, sebbene meno numerose, ma egli ci parla di quelle gare che, pur esse tanto impegnative, servono ad aumentare l’amore e magnificare maggiormente Dio con la propria vita.
«Tutti i cori degli angioli a gara l’uno con l’altro lodano il Signore con nuovi cantici e con nuove invenzioni» (II 270); all’ascensione al cielo Gesù è «circuito da moltitudine di santi padri, i quali tutti con giubilo e canti lodavano Iddio insieme con gli eserciti degli angioli; i quali, incontrando il re della gloria, andavano a gara di cantar cantici novi, lodando e magnificando l’agnello Cristo» (II 565-566). «Contempla, anima mia, quando quelle beate anime [del limbo] videro il corpo del Signore involto nel sacro linteo [lenzuolo]: ognuna a gara dell’altra l’adorava, lo benediva, si stupiva in veder quella santa umanità così maltrattata; rimiravano quelle sante piaghe delle mani e dei piedi e del costato, le lambivano, le baciavano» (I 426); mentre in precedenza gli apostoli «pensavano che sarebbero stati grandi, ove ognuno si sarà mostrato affabile al Signore uno a gara dell’altro, accarezzandolo, facendosi vedere, credendosi di aver da essere esaltati a dignità e grandezze» (I 201).