Il commento al Vangelo della domenica di don Giulio Dellavite. Oggi 2 luglio 2023.
Dal Vangelo secondo Matteo
In quel tempo, Gesù disse ai suoi apostoli: «Chi ama padre o madre più di me non è degno di me; chi ama figlio o figlia più di me non è degno di me; chi non prende la propria croce e non mi segue, non è degno di me. Chi avrà tenuto per sé la propria vita, la perderà, e chi avrà perduto la propria vita per causa mia, la troverà. Chi accoglie voi accoglie me, e chi accoglie me accoglie colui che mi ha mandato. Chi accoglie un profeta perché è un profeta, avrà la ricompensa del profeta, e chi accoglie un giusto perché è un giusto, avrà la ricompensa del giusto. Chi avrà dato da bere anche un solo bicchiere d’acqua fresca a uno di questi piccoli perché è un discepolo, in verità io vi dico: non perderà la sua ricompensa».
Il commento al Vangelo
Certe parole del Vangelo sembrano eccessive e irragionevoli: “chi ama padre, madre, figli più di me non è degno di me”. Gesù invece vuole mostrarci il rischio di come persino rapporti scontatamente importanti possano nascondere egoismo: “chi avrà tenuto per sé la propria vita non è degno di me”. Facciamo un test con schiettezza pensando a chi vive con noi: quanto / quando / per cosa sono contento? quanto / quando / per cosa mi arrabbio? quanto / quando / per cosa prevalgono le mie esigenze? Per il Signore però l’egoismo annega in un bicchiere d’acqua, ma deve essere fresca! E specificare che sia “fresca” è per farci capire che l’amore non si misura a carati, ma nella “freschezza” dei gesti più soliti, silenziosi, nascosti. Non è solo il colmare un’esigenza, ma è cercare il meglio. Non è solo una attenzione ai bisogni dell’altro, ma è un “di più” di tenerezza che vuole il bene e far star bene. Sabato scorso un convegno di giovani responsabili aziendali del personale e della sicurezza sul lavoro aveva come tema “be safe”, stai attento! (letteralmente sarebbe “essere sicuri”). Stai attento ai pericoli… a te… ma anche stai attento agli altri!
Il legame relazionale
Un’attenzione affettiva (non solo effettiva) può fare di più che rispettare norme e procedure (do safety – “fare sicurezza”). Un “legame” relazionale è una speciale corda di protezione. E mi ha stupito che l’ultima slide della relazione finale fosse una frase di Papa Giovanni XXIII: “La nostra azione diventa come quella di certi fiori nascosti nell’erba che piano piano impregnano tutto il campo del loro profumo”. È proprio questo il “di più” del Vangelo. Immaginiamo un vasto prato tempestato di fiori colorati. Un bambino ci corre, gioca, salta, è assorbito dal suo divertirsi, non si cura dei piccoli fiori, anzi gioca a prenderli a calci. Un adolescente coglie al volo un fiore e gli strappa i petali chiedendosi: m’ama o non m’ama… Un giovane sceglie il fiore che più gli piace e lo porta via, attento a non sciuparlo, per conquistare l’innamorata. Un adulto si ferma, fa silenzio, respira a fondo, lascia tutto come è, rispetta ogni dettaglio, annusa i profumi e nella bellezza dell’insieme intravvede il volto di chi ama. Dio non pretende per sé tutto l’amore, ma insegna l’amore come tutto: un orizzonte in cui accogliere e gustare la vita per quello che è, con uno sguardo “adulto”.
Acqua fresca
Come bambini che pensano solo a stare bene con leggerezza non ci accorgiamo di prendere a calci gli altri e la loro realtà. Come adolescenti strappiamo idee, attese, momenti, situazioni perché vogliamo che corrispondano a ciò che desideriamo noi. Come giovani celiamo un desiderio di appagamento personale e di conquista anche sotto gesti di corteggiamento. L’amore adulto invece impregna con profumo e colore. Si giura nel matrimonio: nella buona e nella cattiva sorte io accolgo te e prometto non solo di amarti ma di onorarti. Onorare è quel “di più” che cerca e vuole il meglio. Difficile? Forse. Per iniziare però basta un bicchiere di acqua, non per la propria sete, ma da offrire. Purché sia bella fresca!