Più del fatto d’avere ridotto la casa del Padre suo in luogo di mercimonio, a stare stretta al Cristo – al punto tale da imbufalirlo oltremodo – dev’esser stato il sospetto che aleggiava nel cuore di quella gente, che alberga nel cuore della gente così: che Dio si possa comprare con quattro candele, due immaginette da copertina, quattro quotidiani di quelli stampati nelle sacristie. “Fuori tutti!”, della serie: «E qui comando io e questa è casa mia, ogni dì voglio sapere (…) Ogni dì voglio sapere chi viene e chi va» (G. Cinquetti).
Che Dio si possa pilotare al suono di orazioni, col profumo dell’incenso, il sangue dei sacrifici è la tentazione delle tentazioni: ogni forma di governo, anche ogni piacere umano, si fonda su un compromesso, su uno scambio. Satana, poi, è il re del baratto: “Baratto colpi di scena per colpi di sonno” dovrebbe pur scrivere, se solo fosse onesto, sulle confezioni dei suoi adescamenti. Cristo, invece, non ci sta: «Portate via queste cose e non fate della casa del Padre mio un mercato».
Una cosa così tipo: se, donando, ti aspetti sempre qualcosa in cambio, non è amore. È baratto: non sai amare, sai unicamente barattare. Anche con Dio, a conti fatti, si può benissimo tentare di agire col baratto: “Per tutto il mese di maggio non mangio Ritter Sport e tu, Dio, mi dai in cambio questo. Prometto che non desidererò più quella cosa lì, quella persona lì, ma tu in cambio fammi ottenere questo. Per tutto l’Avvento ti prometto che mi impegno a non magiare fichi d’india: in cambio, però, tu fa in modo che a Natale mio figlio si riappacifichi con la sua ex”. Chi baratta imbratta e, baratto per baratto, una pecora diventò un gatto. «Portate via queste cose»!
Non saranno denari o sangue di montoni o di capre, ma è pur sempre una tentazione tutt’oggi in agguato: quella di riuscire a farsi dare da Dio qualcosa a motivo di un merito nostro, scordando che in amore le cose o sono gratis o non è proprio amore. Trattare Dio come uno dei tanti che ha bisogno di venire “unto” perchè ci conceda qualcosa, in vista di qualcosa, è il riadattamento pagano di un certo modo di vivere la fede: funzionasse così l’amore di Dio – “Io ti do ma Tu mi devi dare!” – non meriterebbe un millesimo d’attenzione in più di quella che si riserva ad una divinità pagana, ad un amuleto, al leoncino di porcellana che zia Pinuccia bacia al mattino avendolo designato suo portafortuna.
Il Dio cristiano, invece, non accetta d’essere quotato nel più celebre “mercato delle vacche” del mondo: sa bene di valere l’inestimabile, di potersi giocare il gratuito, di riuscire ad ottenere la libera risposta dell’uomo solo lasciandolo libero anche di rifiutare il suo amore. Per questo, frusta alla mano, mette soqquadro il mercato, il cuore ch’è il più gran mercato. Non per altro, ma per ricordare che l’amore non ha di nessuna prestazione: la Grazia di Dio è sempre gratis. Fosse un premio allora servirebbero dei meriti e il nostro cagnolino ne potrebbe esibire molti più di noi.
Troppo fine, comunque, il cuore di Cristo per un mondo che va ragionando ancora con il “più o meno”, o il più tragicomico “si è sempre fatto così. Mi hanno insegnato a fare così nel mese di maggio”. Infatti non comprendono quando Lui lancia la sfida delle sfide: «Distruggete questo tempio e in tre giorni io lo farò risorgere». Loro pensano alle pietre, ai tesori messi in testa alle statue, a quelle cose così ornamentali d’apparire bigiotteria agli occhi di Cristo. Come bigiotteria apparirà sempre, al Cristo, il fatto di pensarsi cristiani solo perchè si va dentro una chiesa nel giorno di festa.
A fare di un povero uomo, di una povera donna, un cristiano come sogna Cristo è solo uno: Cristo stesso. Che, dannazione, è il suo cruccio: quello di nascondersi in borghese in ciò che l’uomo bistratta, nelle storie più indecifrabili, nelle chiese sconsacrate, nei cuori più restii all’amore. Da un mondo in preda al soldo, la domanda è prevedibile: “Ti amo” gli dice Dio. E il mondo risponde: “E’ gratis?” Dio, ovviamente, risponde: risponde “sì”. Altrimenti sarebbe un baratto ma Dio non imbratta. Disonora il cuore chi baratta in amore. (Sulla strada di Emmaus).






