San Francesco, l’Assoluto del Vangelo nella Cristianità
[…] l’uomo del rapporto verticale con Dio
in tutta la sua purezza e intensità
(Yves Congar O.P.)
Un uomo, esistente metafora del Nuovo Testamento
Era un giorno di primavera proprio di ottocento anni fa (1209) quando Francesco d’Assisi (1182-1226) si presentò a papa Innocenzo III per chiedergli il «permesso» di vivere il Vangelo. Fu quella la «grazia delle origini» francescane. Sì perché, come accadde a Francesco d’Assisi, ci si innamora davvero solo a primavera oppure in autunno. Cioè quando in quell’angolino dell’Umbria ogni colore, ogni alba e tutti i tramonti spingono a capire che si esiste nel tempo per l’eternità. E che una scelta fatta «per sempre» – alla pari di Francesco – rende davvero felici[1].
Si è celebrato in tutto il mondo francescano l’ottavo centenario della vita francescana ovvero della prima Regola di San Francesco, il cosiddetto suo «proposito di vita»[2]. Con tale evento si vuole commemorare la presentazione, fatta appunto nel 1209, di un modello di esistenza evangelica pura, intuito dal Poverello di Assisi, a papa Innocenzo III per ottenerne l’approvazione. In realtà, in quella che viene chiamata ufficialmente la «prima Regola» composta nel 1221, Francesco scrive nel prologo queste parole: «Questa è la vita del Vangelo di Gesù Cristo che frate Francesco chiese che dal signor Papa Innocenzo gli fosse concessa e confermata. Ed egli la concesse e la confermò a lui e ai suoi frati presenti e futuri»[3]. È possibile, tuttavia, presumere con buona probabilità che la «vita del Vangelo» che Francesco presentò a papa Innocenzo, avesse trovato ispirazione in un evento che si era verificato verosimilmente prima del 1209, quando Francesco già praticava un’esistenza basata sul Nuovo Testamento, ma che rimane oscuro perfino gli storici più accorti[4].
Innanzitutto, vien da chiedersi se l’approvazione che Francesco si apprestava a domandare al papa era quella di una regola, ossia della fondazione di un nuovo Ordine, visto che il testo sottoposto a Innocenzo III è andato perduto e ciò che riferisce Tommaso da Celano è assai vago: «Francesco scrisse per sé e i suoi compagni, presenti e futuri, semplicemente e in poche parole una forma di vita e una regola essenzialmente composta di citazioni del Santo Vangelo di cui desiderava ardentemente realizzare la perfezione»[5]. «Vitae formam et regulam»: pare, però, che il biografo del 1228 abbia aggiunto di propria iniziativa il termine regula e che la verità risieda, invece, nella «forma vitae», un semplice formulario composto di alcune frasi del Vangelo intese a orientare la vita e l’apostolato dei frati[6].
In secondo luogo ci si domanda, pure, quale fu l’atteggiamento di Innocenzo III nei confronti di Francesco. Sembra, infatti, che vi siano stati tre incontri tra Francesco e il papa e che sia stato alquanto difficile al Poverello strappare l’approvazione al pontefice. Chi furono quei due uomini, l’uno di fronte all’altro? Due pastori, la cui personalità ed esperienza sono quasi del tutto opposte. Innocenzo III è imbevuto della spiritualità pessimistica della tradizione monastica, avendo scritto un libro, Del disprezzo del mondo[7], agli antipodi dell’amore che Francesco porta a tutte le creature, come momento della sua suprema aspirazione al cielo. Innocenzo III, anche se non è il papa «politico» che molti storici vedono il lui, è convinto del primato del potere spirituale su quello temporale, ed è ancora di più persuaso che il vicario di Cristo possegga le due spade, i due poteri[8]. Francesco, invece, desidera fermamente che tutti i frati si guardino dal mostrare alcuna arroganza o superiorità, specialmente tra loro. Per Francesco non esistono nemici fuori di noi, i nemici sono i nostri vizi e i nostri peccati e occorre in ogni modo guardarsi dal giudicare il prossimo. Innocenzo III, di contrappunto, vedeva la Chiesa assalita da schiere di nemici, i principi che si proclamavano cristiani e su cui egli di volta in volta (sull’imperatore, sul re di Francia, sul re di Inghilterra) scagliava la scomunica e l’anatema; gli eretici che pullulavano, dai «poveri» di Lione divenuti i Valdesi e gli Umiliati che si erano soltanto parzialmente sottomessi, fino ai Catari, agli Albigesi contro i quali bandì la crociata e stava per organizzare l’Inquisizione[9].
Perché le origini francescane furono di sola «grazia»
Ora questo laico coperto di stracci che davanti alla curia crassa, sfarzosa e arrogante veniva a esaltare una «dettaglio scandaloso», ovvero l’applicazione integrale del Vangelo, la realizzazione di esso in ogni sua parte, non apparve – ci chiediamo – agli occhi del papa sulla strada dell’eresia, se non già addirittura un eretico? Un primo colloquio potrebbe essere stato, quindi, burrascoso. Innocenzo III scambiava o fingeva di scambiare quest’uomo «dalla misera tunica, i capelli arruffati e le immense sopracciglia nere» per un guardiano di porci: «Lasciami in pace con la tua regola. Torna piuttosto dai tuoi maiali e fai loro tutte le prediche che vuoi». Francesco – com’è risaputo – corre in un porcile, si imbratta nel fimo e ritorna dinnanzi al papa: «Signore, ora che ho fatto ciò che mi avete richiesto, abbiate a vostra volta la bontà di accordarmi ciò che con sollecitudine vi chiedo». Il papa, «ravvedutosi, si dispiacque di averlo tanto malamente accolto, e dopo averlo invitato a lavarsi, gli promise un’altra udienza»[10].
Sembra certo che, dopo la prima accoglienza ostile sia da parte del papa che della curia, Francesco abbia fatto preparativi per il nuovo incontro con Innocenzo III: trova chi lo rappresenti, degli alleati, dei protettori. Intermediario è il vescovo Guido di Assisi e colui che, per sua intercessione, finirà per accettare di preparare a Francesco la strada d’accesso al papa, è il cardinale Giovanni di San Paolo, della famiglia Colonna. Tuttavia, quando Francesco può sottoporre il testo della sua regola al papa, questi si spaventa della sua severità. L’applicazione integrale del Vangelo, che follia! Ma il cardinale di San Paolo trova l’argomento capace di toccare il pontefice, un argomento religioso e insieme politico. «Se ci opporremo alla richiesta di questo povero con un simile pretesto, ciò non equivarrà forse ad affermare che il Vangelo non può essere messo in pratica e a bestemmiare il suo autore, Cristo?». Innocenzo III, scosso ma non persuaso, si limita a suggerire a Francesco: «Figlio mio, va a pregare Dio di manifestarci la sua volontà; quando la conosceremo, saremo in grado di risponderti in tutta sicurezza»[11].
Francesco e i suoi primi compagni mettono a profitto questo nuovo lasso di tempo e Dio manifesta la sua volontà. Innocenzo III fa un sogno: vede la basilica del Laterano inclinarsi quasi stesse per crollare. Un religioso «piccolo e laido» la sostiene con il suo dorso impedendole di rovinare. L’uomo del sogno non può essere altri che Francesco, colui che salverà la Chiesa. Innocenzo III approvò, allora, il testo sottopostogli da Francesco. Ma lo fece usando numerose precauzioni: diede soltanto un’approvazione verbale, non scritta; impose ai frati di ubbidire a Francesco e a questi di promettere obbedienza al papa. Senza conferire loro gli ordini maggiori, fece tonsurare tutti i laici e concesse senz’altro il diaconato a Francesco. Infine, li autorizzò soltanto a predicare, cioè a rivolgere esortazioni morali al popolo. Francesco non chiedeva di più. «Andate con Dio, fratelli, avrebbe detto Innocenzo III secondo Tommaso da Celano, benedicendoli, «e come Egli si degnerà ispirarvi, predicate a tutti la penitenza. Quando il Signore onnipotente vi farà crescere in numero e grazia, ritornerete a dirmelo giubilanti, e io vi concederò più numerosi favori, e vi affiderò con maggior sicurezza incarichi più importanti»[12].
Senza voler scecherarsi in disquisizioni a carattere giuridico, è, tuttavia, interessante notare quali siano i due «guadagni» ottenuti dalla richiesta di Francesco affinché il papa gli approvasse la propria forma di vita: il primo, indubbiamente, sta nell’aver concesso a un «laico» la possibilità di riunire attorno a sé dei religiosi contraddistinti dalla «tonsura» e, quindi, ascrivibili ai chierici – concessione singolare e oltremodo inusuale allora come oggi perché concessa dal Romano Pontificie, per così dire, «ad personam» – e, secondariamente, il permesso di predicare la penitenza[13].
Le tre intuizioni fondanti la perenne attualità apportata da Francesco d’Assisi
Quali che siano i motivi eziologici che hanno finora assicurato l’immutata attualità di Francesco d’Assisi nel mondo – osservandoli addirittura già presenti nella «Protoregola» – è, tuttavia, conveniente prospettare quelli che garantiranno – se vedo giusto – la sua attualità per il mondo d’oggi, così radicalmente allogeno al periodo coevo a Francesco d’Assisi, e questo non soltanto per la temperie che respiriamo in Europa. L’attualità di San Francesco nel mondo odierno rimane, se vedo giusto, ancorata a tre sue peculiari intuizioni che intercettano al meglio la sensibilità – e i desideri – dell’uomo e della donna contemporanei: la ricerca di Dio, il bisogno di un fratello, la cura per il mondo e la natura, definibile anche quale rispetto della creazione.
[1] A Lucio Francesco Saggioro, Fabio Miglioranza, Marco Gioele Pasqualotto, Pio Carmelo Fabiano, Tonino Silla e… a molti altri «fratelli», compagni di cammino, dovunque ora siate, questi pensieri sono dedicati a Voi! Perché si sa che nella ricerca dei grandi fermenti che hanno arricchito la storia e continuano ad arricchirla, nessuna sintesi chiude la porta a nuove ipotesi. Ed è meglio che sia così.
[2] Cf R. Niemer, Vita francescana. Il primo giorno: 800 anni, 1209-2009, traduzione italiana di GianMaria Polidoro, Burton and Mayer, Inc., Wisconsin (USA) 2008, pp. 43-44.
[3] Cf La Regola non Bollata [RnB] del 1221, Prologo n. 2, e il Testamento n. 15 (1226) di Francesco d’Assisi in Fonti Francescane. Nuova edizione, a cura di Ernesto Caroli, Edizioni Francescane, Padova 20042, p. 101 [d’ora in poi Fonti Francescane: FF (qui n. 110). Per gli Scritti e biografie di San Francesco d’Assisi, nonché per le Cronache e altre testimonianze del primo secolo francescano rimandiamo a quest’unico volume, utilizzandone le sigle di pp. 21-23, oramai universalmente recepite dagli addetti ai lavori].
[4] Cf G. Miccoli, Francesco d’Assisi. Realtà e memoria di un’esperienza cristiana, Einaudi Paperbacks 217, Einaudi, Torino 1991, pp. 152-154.
[5] Cf Vita Prima di Tommaso da Celano [1Cel], c. 13, n. 32, in FF 372, p. 270.
[6] Cf J. Le Goff, San Francesco d’Assisi. Con una Postfazione di Jacques Dalarun, Storia e Società, Laterza, Bari 2000, pp. 39-43, e K. Esser – E. Grau, Risposta all’amore. Il francescano al servizio della Chiesa, traduzione autorizzata dall’originale tedesco di una Clarissa del Monastero di Milano, Presenza di San Francesco 8, Edizioni Biblioteca Francescana, Milano 1965, pp. 238-242.
[7] Cf Innocentius III [Lotario di Segni], Il disprezzo del mondo, a cura di Renato D’Antiga, Biblioteca Medievale 39, Pratiche, Parma 1994 [originale: De contemptu mundi sive De miseria humane conditionis].
[8] Cf J. Green, San Francesco, traduzione di Graziella Cillaro, Biografie, Rizzoli, Milano 1984, pp. 99-103, e il commento di F. Di Felice, Uno scrittore in fuga dalla prigione del tempo, «L’Osservatore Romano» 148 (2008) n. 303 del 31 Dicembre 2008, p. 5.
[9] Cf M. Sticco, S. Francesco d’Assisi. Con Prefazione di P. Agostino Gemelli O.F.M., Vita e Pensiero, Milano 19272, pp. 20-22.
[10] Questo triplice incontro è rilevato anche dalla biografia di G. Jørgensen, San Francesco d’Assisi. Nuova e unica traduzione approvata dall’Autore per Mons. Benedetto Neri, Società Editrice Internazionale, Torino 1939, pp. 442-443. Immeritata e (come sempre) acida appare la rilettura che ne fa F. Raurell, Johannes Jørgensen, biògraf de Francesc d’Assís, «Estudios Franciscanos» 109 (2008) n. 444, pp. 79-101, quasi fosse stata scritta soltanto per una svenevolezza «modernistica».
[11] 1 Cel 16, in FF 602, p. 373.
[12] Cf G.G. Merlo, Nel nome di san Francesco. Storia dei frati Minori e del francescanesimo sino agli inizi del XVI secolo, Editrici Francescane, Padova 2003, pp. 28-32.
[13] Cf G. Miccoli, Francesco d’Assisi e l’Ordine dei Minori, Presenza di San Francesco 43, Edizioni Biblioteca Francescana, Milano 1999, pp. 49-56, e L. Temperini, Francesco d’Assisi. Cronistoria e itinerario spirituale «in via poenitentiae». Rivisitazione storica celebrando la grazia delle origini, «Analecta Tertii Ordinis Regularis Sancti Francisci» 95 (2008) pp. 407-472.