Forse il più magico e misterioso tra tutti gli eremi italiani. Immerso nella natura nel territorio della Tuscia, a Ischia di Castro, in provincia di Viterbo, presenta allo stesso tempo sia simboli pagani che religiosi. Prima di essere abitato da monaci ed eremiti, sembrerebbe che nel XII secolo venisse utilizzato dall’Ordine dei Templari.
L’eremo
Tesi considerata sempre più valida sia dalla presenza di decorazioni insolite per una chiesa cristiana, sia per la vicinanza con la via Clodia, che l’Ordine era deputato a controllare. Con i successivi insediamenti vennero fatte delle modifiche e la struttura venne abbellita con ulteriori decorazioni ed affreschi. Purtroppo, molti di essi sono stati usurpati mentre i restanti sono ad oggi conservati al Museo civico archeologico di Ischia di Castro. Arrivare all’eremo non è semplice per via dell’assenza di indicazioni ma il percorso non è complicato, anzi, sarà un piacere costeggiare il fiume Flora camminando in mezzo al verde. Per arrivare al romitorio è necessario percorrere, tra una fitta vegetazione, un sentiero di terra battuta che costeggia il fiume Fiora. Vicino all’eremo si trova una cascata il cui getto d’acqua va a cadere su una roccia appuntita posta sul fondo della gola vulcanica. Salendo attraverso una ripida scalinata, ricavata nella parete di roccia vulcanica, si trovano gli ingressi di due grotte dallo spazio interno ridotto. È possibile che le grotte fossero tombe etrusche a camera in seguito ampliate dagli eremiti e utilizzate come abitazione: quest’ultimo impiego è testimoniato dalle mensole scavate nella roccia e dai resti di una canna fumaria. Adiacente a questi ambienti si trova una chiesa. Sia quest’ultima che le due grotte sono scolpite nel tufo e presentano quindi molti segni di corrosione.
La chiesa
L’architettura, di tipo gotico-cistercense, è in buono stato di conservazione. La porta d’ingresso è sormontata da un grande foro (80 cm di diametro) che dà luce all’interno della chiesa. All’interno, la chiesa è composta da due locali quadrangolari: quello d’ingresso presenta una copertura a cupola con pilastri, montanti e capitelli, quello di fondo ha una volta a crociera e un’abside. La cupola del primo ambiente presenta un disegno floreale e quattro pilastri a fascio con capitelli cubici. L’abside è a terminazione rettilinea e presenta tre sedili di cui lo scranno centrale è a nicchia cuspidata con al centro i resti di un altare. La chiesa è interamente decorata con sculture e pitture raffiguranti motivi geometrici, floreali e simbolici. Un triangolo rovesciato è inciso sul capitello della colonna di sinistra e lo stesso simbolo si ritrova all’esterno dell’adiacente abitazione. Si tratta di un simbolo templare che rappresentava il numero tre. Gli affreschi sono stati realizzati con colori brillanti, come ocra, rosso e azzurro limitati da bordi scuri: questo è un tipo di pittura di rara reperibilità. Nell’ambiente d’ingresso sono scolpite, in alto vicino al soffitto, dodici nicchie. La tredicesima, più alta e profonda delle altre, durante l’equinozio d’autunno è raggiunta da un raggio di sole che penetra dal foro sopra la porta. Nelle nicchie venivano esposte delle pale di tufo con le immagini dei dodici apostoli, mentre quella sovrastante era riservata al Cristo. Le pale superstiti, sei in tutto, sono attribuite a un maestro laziale del XII o XIII secolo e sono esposte nel Museo Civico di Ischia di Castro. La volta a crociera dell’ambiente di fondo presenta affreschi in due sezioni separate: in una sono rappresentati falli di diverso colore, nell’altra dei quadrilateri a forma quasi rombica, anch’essi colorati. Si suppone che si tratti della simbologia sessuale maschile e femminile, in una sorta di dualismo applicato alla decorazione. Altre fonti portano l’Eremo anche ad uso cerimoniale soprattutto nella fase del Solstizio d’Inverno quando il Sole, attraverso il foro del rosone, raggiunge con i suoi raggi il centro dell’altare.