L’intelligenza artificiale sbarca anche in Vaticano. E’ entrato in vigore dall’inizio dell’anno il decreto che stabilisce le “Linee guida” per la sua utilizzazione. “È la prima volta che il Governatorato norma l’intelligenza artificiale – sottolinea lo stesso ente – e, lo fa, accogliendo l’invito di Papa Francesco, con l’obiettivo di gestire il cambiamento e incanalarlo verso il progresso, nel rispetto della centralità della persona e della giustizia sociale. Sottolineando l’aspetto etico e trasparente”.
Grande è l’attenzione del Pontefice nei confronti di questa nuova frontiera, come dimostrato anche dalla sua partecipazione al G7 di Borgo Egnazia lo scorso 14 giugno. La Chiesa è da tempo impegnata in quella che definisce ‘algoretica’, come sottolineato più volte dal presidente della Pontificia Accademia per la Vita, mons. Vincenzo Paglia. La competenza acquisita negli anni fa sì che proprio un uomo di Chiesa, padre Paolo Benanti, sia stato chiamato all’inizio dello scorso anno da Palazzo Chigi per l’incarico di presidente della Commissione AI per l’informazione.
In Vaticano il campo di utilizzazione dell’intelligenza artificiale viene, con le nuove linee guida, delimitato: per esempio è possibile il suo uso in sistemi e modelli che “contribuiscano al miglioramento della salute della persona e della tutela della sanità”. In questo settore, oltre a garantire l’informazione ai pazienti, l’uso dell’intelligenza artificiale non deve “arrecare pregiudizio o limitazioni alla valutazione decisionale degli esercenti la professione medica”. Un altro settore in cui si rileva la possibilità dell’utilizzo dell’IA riguarda la “conservazione, gestione, valorizzazione e fruizione del patrimonio artistico-museale dello Stato della Città del Vaticano“.
Per quanto riguarda l’utilizzo di sistemi e modelli di intelligenza artificiale nella riproduzione, estrazione e creazione di contenuti testuali, musicali, fotografici, audiovisivi e radiofonici e delle arti figurative, non c’è un divieto ma la richiesta di identificare questi contenuti “mediante l’acronimo IA”. Anche questi contenuti multimediali avranno un copyright: sarà il Governatorato “titolare, in via esclusiva, del diritto di paternità e dei diritti di utilizzazione economica”. Questi contenuti chiaramente non devono arrecare “pregiudizio all’onore, reputazione, decoro e prestigio del Sommo Pontefice, della Chiesa cattolica e dello Stato della Città del Vaticano“. Altre norme disciplinano infine l’uso dell’IA nel lavoro, nell’amministrazione e nella giustizia.
“Sin dalle prime righe, il testo, che è suddiviso in 15 articoli incluse le disposizioni finali, si distingue nel panorama internazionale per la sua visione integrata che combina innovazione tecnologica e valori etici fondamentali”, commenta Giovanni Tridente, docente della Pontificia Università della Santa Croce e autore del libro “Anima digitale. La Chiesa alla prova dell’Intelligenza Artificiale”. (ANSA).