”Gesù ci insegna che il vero potere non sta nel dominio dei più forti, ma nella cura dei più deboli”. E’ quanto ha sottolineato Papa Francesco prima della recita dell’Angelus affacciandosi alla finestra dello studio nel Palazzo Apostolico Vaticano davanti ai fedeli e ai pellegrini riuniti in Piazza San Pietro.
Le parole del Papa
”Oggi il Vangelo della liturgia ci parla di Gesù che annuncia cosa accadrà al culmine della sua vita: ‘Il figlio dell’uomo, dice, viene consegnato nelle mani degli uomini e lo uccideranno, ma dopo tre giorni risorgerà’ – spiega il Papa – I discepoli, però, mentre seguono il Maestro, hanno altro nella testa e sulle labbra. Quando Gesù chiede loro di che cosa stessero parlando, non rispondono. Facciamo attenzione a questo silenzio: i discepoli tacciono perché discutevano su chi fosse il più grande. Che contrasto con le parole del signore! Mentre Gesù confidava loro il senso della propria vita, essi parlavano di potere. E così adesso la vergogna chiude la loro bocca, come prima l’orgoglio aveva chiuso il loro cuore”.
”Eppure Gesù risponde apertamente ai discorsi sussurrati lungo la strada: ‘Se uno vuole essere il primo, sia l’ultimo’. Vuoi essere grande? Fatti piccolo, mettiti a servizio di tutti. Con una parola tanto semplice quanto decisiva, Gesù rinnova il nostro modo di vivere – afferma il pontefice – Ci insegna che il vero potere non sta nel dominio dei più forti, ma nella cura dei più deboli. Ecco perché il maestro chiama un bambino, lo mette in mezzo ai discepoli e lo abbraccia, dicendo: ‘Chi accoglie uno solo di questi bambini nel mio nome, accoglie me’. Il bambino non ha potere: ha bisogno. Quando ci prendiamo cura dell’uomo, riconosciamo che l’uomo ha sempre bisogno di vita. Noi, tutti noi, siamo vivi perché siamo stati accolti, ma il potere ci fa dimenticare questa verità”.
”Allora diventiamo dominatori, non servitori, e i primi a soffrirne sono proprio gli ultimi: i piccoli, i deboli, i poveri – conclude – Quante persone soffrono e muoiono per lotte di potere! Sono vite che il mondo rifiuta, come ha rifiutato Gesù. Quando venne consegnato nelle mani degli uomini, egli non trovò un abbraccio, ma una croce. Il Vangelo resta tuttavia parola viva e piena di speranza: Colui che è stato rifiutato, è risorto, è il Signore! Allora possiamo chiederci: so riconoscere il volto di Gesù nei più piccoli? Mi prendo cura del prossimo, servendo con generosità? E viceversa, ringrazio chi si prende cura di me? Preghiamo insieme Maria, per essere come lei liberi dalla vanagloria e pronti nel servizio”.
Dopo l’Angelus
“Sono vicino a quanti vedono calpestati i propri diritti elementari e a quelli che si impegnano per il bene comune in risposta al grido dei poveri e della terra”, ha detto il Papa ricordando l’omicidio dell’ecologista honduregno Juan Antonio Lopez. “Ho appreso con dolore che in Honduras è stato ucciso Juan Antonio Lopez, delegato della parola di Dio coordinatore della pastorale sociale della diocesi di Trujillo e membro fondatore della pastorale dell’ecologia integrale in Honduras. Mi unisco al lutto di quella Chiesa e alla condanna di ogni forma di violenza”, ha detto Papa Francesco.
Ha parlato poi dei detenuti salutando i partecipanti alla marcia di sensibilizzazione sulle condizioni in carcere. “Bisogna lavorare – ha detto il Pontefice – perché i detenuti siano in condizione di dignità, ognuno può sbagliare”. Infine il consueto appello alla pace: “Sui fronti della guerra la rensione è molto alta si ascolti la voce dei popoli che chiedono la pace”. “Non dimentichiamo la martoriata Ucraina, la Palestina, Israele, il Myamar, tanti Paesi che sono in guerra. Preghiamo per la pace”.
Foto: Vatican Media