“Basta fratelli e sorelle, basta. Non soffocate la parola di Dio, pace, ma lasciate che essa sia frutto della Terra Santa”. Lo ha detto il Papa all’Angelus riferendosi in particolare alla guerra in Medio Oriente ma anche al “mondo intero”.”Gli attacchi, anche quelli mirati, e le uccisioni non posso mai essere una soluzione, non aiutano a percorre il cammino della giustizia, il cammino della pace. Ma generano ancora più odio vendetta”.
“Venerdì in Libano – ha detto – è stato beatificato il patriarca Stefano El Douaihy, maestro di fede fu testimone di speranza accanto alla gente. Anche oggi il popolo libanese soffre tanto, specialmente le famiglie delle vittime dell’esplosione al porto di Beirut, auspico che si faccia presto giustizia e verità”. Il pensiero di Francesco è andato poi al Venezuela. Il Papa ha lanciato un appello a “cercare la verità e a esercitare moderazione senza violenza, ad avere a cuore la popolazione e non interessi di parte”. Dopo aver espresso vicinanza alla popolazione del Kerala colpite da piogge torrenziali, il Papa ha ricordato la “memoria del Santo Curato d’Ars, in molti Paesi si celebra la festa del parroco. Esprimo – ha concluso – vicinanza e gratitudine ai parroci che tra sofferenze si consumano per Dio e il popolo”.
Le parole del Papa prima dell’Angelus
“Le cose materiali non riempiono la vita: solo l’amore lo può fare. E perché ciò accada la strada da imboccare è quella della carità che non tiene nulla per sé, ma condivide tutto”. Lo afferma il Papa, prima dell’Angelus, davanti a fedeli e pellegrini riuniti in Piazza San Pietro.
“Oggi il Vangelo ci parla di Gesù che, dopo il miracolo dei pani e dei pesci, invita le folle, che lo cercano, a riflettere su ciò che è accaduto, per comprenderne il senso. Avevano mangiato quel cibo condiviso e avevano potuto vedere come, pur con poche risorse, grazie alla generosità e al coraggio di un ragazzo, che aveva messo a disposizione degli altri ciò che aveva, tutti si erano sfamati a sazietà. Il segno era chiaro: se ciascuno dona agli altri ciò che ha, con l’aiuto di Dio, anche con poco tutti possono avere qualcosa – sottolinea il pontefice – E invece non hanno capito: hanno scambiato Gesù per una specie di prestigiatore, e sono tornati a cercarlo, sperando che ripetesse il prodigio come se fosse una magia”.
“Sono stati protagonisti di un’esperienza per il loro cammino, ma non ne hanno colto la portata: la loro attenzione si è concentrata solo sui pani e sui pesci, sul cibo materiale, che è finito subito – prosegue – Non si sono accorti che quello era solo uno strumento, attraverso cui il Padre, mentre saziava la loro fame, rivelava loro qualcosa di molto più importante: la via della vita che dura per sempre e il gusto del pane che sazia oltre ogni misura. Il vero pane, insomma, era ed è Gesù, il suo Figlio amato fatto uomo, venuto a condividere la nostra povertà per guidarci, attraverso di essa, alla gioia della comunione piena con Dio e con i fratelli, nel dono”.
LE COSE MATERIALI NON RIEMPIONO VITA
“Le cose materiali non riempiono la vita: solo l’amore lo può fare. E perché ciò accada la strada da imboccare è quella della carità che non tiene nulla per sé, ma condivide tutto”, osserva il Papa. “Non succede così anche nelle nostre famiglie? Pensiamo a quei genitori che faticano tutta la vita per crescere bene i figli e lasciare loro qualcosa per il futuro. Che bello quando questo messaggio è compreso, e i figli sono grati e a loro volta diventano solidali tra loro come fratelli! E che triste, invece, quando litigano per l’eredità, e magari non si parlano per anni – sottolinea – Il messaggio del papà e della mamma, il loro lascito più prezioso, non sono i soldi, ma l’amore con cui donano ai figli tutto ciò che hanno, proprio come fa Dio con noi, e così ci insegnano ad amare”.
“Chiediamoci, allora: io che rapporto ho con le cose materiali? Ne sono schiavo, oppure le uso con libertà, come strumenti per donare e ricevere amore? So dire ‘grazie’ a Dio e ai fratelli per i doni ricevuti e condividerli? – conclude – Maria, che ha donato a Gesù tutta la sua vita, ci insegni a fare di ogni cosa uno strumento d’amore”.