Il Papa, in Belgio, Paese squassato negli anni passati da casi di abusi sessuali della Chiesa, parlando alle autorità e alla società civile affronta la piaga in un passaggio del suo discorso: ”Penso alle drammatiche vicende degli abusi sui minori, alla quale si è riferito il Re e anche il primo ministro, una piaga che la Chiesa sta affrontando con decisione e fermezza, ascoltando e accompagnando le persone ferite e attuando in tutto il mondo un capillare programma di prevenzione”, dice. ”Questa e’ la vergogna che oggi tutti noi dobbiamo prendere in mano e risolvere il problema. Perdono per gli abusi. Noi pensiamo al tempo dei santi innocenti al tempo di Erode, ma oggi nella stessa Chiesa c’è questo crimine. Chiesa deve chiedere perdono d risolvere e che non succeda più . Se uno solo e’ sufficiente per chiedere perdono. Questa e’ la nostra vergogna e umiliazione ”. ”In questa perenne coesistenza di luce e ombra vive la Chiesa, con esiti spesso di grande generosità e splendida dedizione, e a volte purtroppo con l’emergere di dolorose contro-testimonianze. La Chiesa e’ santa e peccatrice”, dice.
Il Papa, parlando di abusi nella Chiesa, affronta anche lo scandalo delle adozioni forzate in Belgio che hanno costretto il Parlamento fiammingo a presentare le scuse ”per la reazione tardiva delle autorità alla segnalazione delle adozioni forzate” che ha riguardato 30 mila neonati tolti alle madri con la complicità dei religiosi. ”Sono stato rattristato dal fenomeno delle ”adozioni forzate”, avvenute anche qui in Belgio tra gli anni ’50 e ’70 del secolo scorso. In quelle spinose storie – dice Francesco – si mescolò l’amaro frutto di un reato e di un crimine con ciò che era purtroppo l’esito di una mentalità diffusa in tutti gli strati della società, tanto che quanti agivano in base ad essa ritenevano in coscienza di compiere il bene, sia del bambino sia della madre. Spesso la famiglia e altri attori sociali, compresa la Chiesa, hanno pensato che per togliere lo stigma negativo, che purtroppo a quei tempi colpiva la madre non sposata, fosse preferibile per il bene di entrambi, madre e bambino, che quest’ultimo venisse adottato. Ci furono persino casi nei quali ad alcune donne non venne data la possibilità di scegliere se tenere il bambino o darlo in adozione”.
Da qui il monito: ”Come successore dell’Apostolo Pietro prego il Signore, affinché la Chiesa trovi sempre in sé la forza per fare chiarezza e per non uniformarsi alla cultura dominante, anche quando tale cultura utilizzasse – manipolandoli – valori che derivano dal Vangelo, per trarne però indebite conclusioni, con il loro pesante esito di sofferenze e di esclusione”.
Le parole del Re del Belgio
Il tema della pedofilia irrompe nel primo incontro del Papa in Belgio. Ne parla il re Philippe. Rivolgendosi al Papa riconosce l'”intransigenza” con la quale il Pontefice ha denunciato “l’indicibile tragedia degli abusi sessuali nella Chiesa”. “Dei bambini sono stati orribilmente feriti, segnati per la vita. Lo stesso dicasi per le vittime di adozione forzata. C’è voluto così tanto tempo perché le loro grida venissero ascoltate e riconosciute. C’è voluto così tanto tempo per cercare la via, per ‘riparare’ l’irreparabile”. Il re riconosce gli sforzi fatti dalla Chiesa ma chiede che vengano “perseguiti con determinazione, senza sosta”.
Vicini alla guerra quasi mondiale
”Quando – sulla base delle più varie e insostenibili scuse – si comincia a non rispettare più confini e trattati e si lascia alle armi il diritto di creare il diritto, sovvertendo quello vigente, si scoperchia il vaso di Pandora e tutti i venti incominciano a soffiare violenti, squassando la casa e minacciando di distruggerla. In questo momento storico Belgio ha ruolo importante. Siamo vicini a guerra quasi mondiale”, ha detto il Papa. Francesco, ripercorrendo la storia del Belgio, osserva: ”Si capisce come l’Europa ne abbia bisogno per ricordare a sé stessa la sua storia, fatta di popoli e culture, di cattedrali e università, di conquiste dell’ingegno umano, ma anche da tante guerre e da una volontà di dominio che è diventata a volte colonialismo e sfruttamento. L’Europa ha bisogno del Belgio per portare avanti il cammino di pace e di fraternità tra i popoli che la compongono”.
”La concordia e la pace non sono una conquista che si ottiene una volta per tutte, bensì un compito e una missione incessante da coltivare, da curare con tenacia e pazienza”, continua il Pontefice. ‘L’essere umano, infatti, – avverte il Papa – quando smette di fare memoria del passato e di lasciarsene istruire, possiede la sconcertante capacità di tornare a cadere anche dopo che si era finalmente rialzato, dimenticando le sofferenze e i costi spaventosi pagati dalle generazioni precedenti”.
In questo senso, osserva Bergoglio , ”il Belgio è quanto mai prezioso per la memoria del continente europeo. Essa infatti mette a disposizione argomenti inoppugnabili per sviluppare un’azione culturale, sociale e politica costante e tempestiva, coraggiosa e insieme prudente, che escluda un futuro in cui nuovamente l’idea e la prassi della guerra diventino un’opzione percorribile, con conseguenze catastrofiche”.
Fare figli
”La storia, magistra vitae troppo spesso inascoltata, dal Belgio chiama l’Europa a riprendere il suo cammino, a ritrovare il suo vero volto, a investire nuovamente sul futuro aprendosi alla vita, alla speranza, per sconfiggere l’inverno demografico e l’inferno della guerra!”. E’ uno dei passaggi centrali del discorso che il Papa ha rivolto alle autorità del Belgio con un monito ad arginare la denatalità (ieri parlando alle autorità del Lussemburgo ha fatto un appello a fare figli, ndr) e a fermare la guerra. L’appello lo rinnova anche oggi: ”Fare figli!”.
Gli investimenti sulle armi
‘La nuova denuncia, investimenti che danno più reddito dalle armi’ Il Papa prega ” affinché i responsabili delle Nazioni, guardando al Belgio e alla sua storia, sappiano trarne insegnamento e in questo modo risparmiare ai loro popoli sciagure senza fine e lutti senza numero. Prego affinché i governanti sappiano assumersi la responsabilità, il rischio e l’onore della pace e sappiano allontanare l’azzardo, l’ignominia e l’assurdità della guerra”. E’ il monito che il Papa rivolge ai potenti del mondo, parlando alle autorità del Belgio. ”Prego affinché temano il giudizio della coscienza, della storia e di Dio, e convertano lo sguardo e i cuori, mettendo sempre al primo posto il bene comune. In questo momento in cui l’ economia si e’ sviluppata tanto, in qualche Paese gli investimenti che danno più reddito sono la fabbrica delle armi”, dice Francesco a braccio.
”Maestà, Signore e Signori, il motto di questa mia visita nel vostro Paese è ”En route, avec Espérance”. Mi fa riflettere il fatto che Espérance sia scritto con la maiuscola: mi dice che la speranza non è una cosa, che durante il cammino si porta nello zaino; no, la speranza è un dono di Dio, e si porta nel cuore! E allora voglio lasciare questo augurio a voi e a tutti gli uomini e le donne che vivono in Belgio: possiate sempre chiedere e accogliere questo dono dallo Spirito Santo, per camminare insieme con Speranza nella strada della vita e della storia”, l’auspicio del Papa.
L’incontro coi docenti della Khatolieke Universiteit di Lovanio
”La formazione culturale non è mai fine a sé stessa e le Università non devono correre il rischio di diventare delle ‘cattedrali nel deserto”’. Lo ha evidenziato il Papa incontrando i docenti dell’Università cattolica di Lovanio, che nel 2025 festeggerà il suo 600esimo anniversario. Bergoglio mette in guardia sulla negatività del ”pensiero debole”. ”È bello – dice il Pontefice – pensare che l’Università genera cultura, genera idee, ma soprattutto promuove la passione per la ricerca della verità, al servizio del progresso umano. In particolare, gli Atenei cattolici, come questo, sono chiamati a ‘portare il decisivo contributo del lievito, del sale e della luce del Vangelo di Gesù Cristo e della Tradizione viva della Chiesa sempre aperta a nuovi scenari e a nuove proposte”’. Da qui l’invito: ”Allargate i confini della conoscenza! Non si tratta di moltiplicare le nozioni e le teorie, ma di fare della formazione accademica e culturale uno spazio vitale, che comprende la vita e parla alla vita”.
“Allargare i confini e diventare uno spazio aperto per l’uomo e per la società è la grande missione dell’Università”, ha sottolineato il Pontefice parlando nello storico ateneo che ha visto tanti studenti famosi, a partire da Erasmo da Rotterdam. “E, a questo proposito, voglio dirvi sinceramente: grazie!
Grazie perché, allargando i confini, vi siete fatti spazio accogliente per tanti rifugiati che sono costretti a fuggire dalle loro terre, tra mille insicurezze, enormi disagi e sofferenze a volte atroci”. ” E mentre alcuni invocano il rafforzamento dei confini, voi, in quanto comunità universitaria, i confini li avete allargati, avete aperto le braccia per accogliere queste persone segnate dal dolore, per aiutarle a studiare e a crescere”, ha sottolineato ancora il Papa.
“Ci serve questo: una cultura che allarga i confini, che non è ‘settaria’ né si pone al di sopra degli altri ma, al contrario, sta nella pasta del mondo portandovi dentro un lievito buono, che contribuisce al bene dell’umanità”, ha concluso.
”Mentre alcuni invocano il rafforzamento dei confini, voi, in quanto comunità universitaria, i confini li avete allargati, avete aperto le braccia per accogliere queste persone segnate dal dolore, per aiutarle a studiare e a crescere. Ci serve questo: una cultura che allarga i confini, che non è ”settaria” né si pone al di sopra degli altri ma, al contrario, sta nella pasta del mondo”, ha detto ancora il Papa parlando ai professori dell’Universita’ cattolica di Lovanio, che con i suoi 600 anni e’ tra le più antiche d’Europa. Nell’Ateneo e’ stato proiettato un documentario con drammatiche testimonianze di rifugiati: ”Voglio dirvi sinceramente: grazie! Grazie perché, allargando i confini, – dice Bergoglio- vi siete fatti spazio accogliente per tanti rifugiati che sono costretti a fuggire dalle loro terre, tra mille insicurezze, enormi disagi e sofferenze a volte atroci. Abbiamo visto poco fa, nel video, una testimonianza molto toccante”.
Ribadisce quindi Francesco: ”Ci serve questo: una cultura che allarga i confini, che non è ”settaria”, e voi non lo siete grazie, né si pone al di sopra degli altri ma, al contrario, sta nella pasta del mondo portandovi dentro un lievito buono, che contribuisce al bene dell’umanità. Questo compito, questa ”speranza più grande”, è affidata a voi! Siate inquieti cercatori della verità e non spegnete mai la passione, per non cedere all’accidia del pensiero. Siate protagonisti nel generare una cultura dell’inclusione, della compassione, dell’attenzione verso i più deboli e verso le grandi sfide del mondo in cui viviamo”.
Foto: Vatican Media