Papa Francesco, in accordo con un’antica tradizione, ha proclamato il 2025 un Anno Giubileo con il tema centrale della speranza. Qualifica la speranza dicendo: “Questa speranza non ha nulla a che fare con il mero ottimismo ‘umano’ o l’aspettativa effimera di qualche beneficio terreno”. Ci invita tutti ad essere “pellegrini di speranza”. Certamente, le persone gravemente malate e i loro assistenti possono essere pellegrini di speranza. Pochi hanno aspettative effimere di benefici terreni. Pochi sono ottimisti. Infatti, nella sua omelia della vigilia di Natale Francesco ha ricordato al suo pubblico globale che “anche la speranza è necessaria ai malati e a coloro che soffrono nel corpo e nello spirito; possono trovare conforto nella nostra vicinanza e cura”.
Propongo che tutti i consigli parrocchiali, i sacerdoti del regno e gli apostoli entrino corpo e anima nello spirito di speranza dell’Anno Giubileo, vivendo la promessa di accompagnare i parrocchiani, i pazienti e le loro famiglie attraverso gravi sofferenze legate alla salute con cure palliative. Le cure palliative non cercano di togliere la morte, né offrono la morte; alimentano la vita di fronte alla morte, rendendo i momenti più dolci di quanto potrebbero essere senza di essa. Accendi le relazioni interpersonali che generano luce e nutrono la fiducia in ciò che verrà
Francesco riconosce che “La realtà della morte, come dolorosa separazione da coloro che ci sono più cari, non può essere mitigata da una vuota retorica”, ma promette che “Il Giubileo […] ci offre l’opportunità di apprezzare di nuovo, e con immensa gratitudine, il dono della nuova vita che abbiamo ricevuto nel Battesimo, una vita capace di trasfigurare il dramma della morte”. Le persone religiose e i parrocchiani che sono già condannati per la vita eterna possono condividere questo senso di speranza, ma che dire di quelli senza religione? Cosa possono offrire loro le cure palliative quest’anno giubilare?
Perdonaci i nostri debiti
Il Giubileo, tradizionalmente, riguarda il perdono dei debiti, a volte debiti emotivi e spirituali, a volte finanziari. Le persone morenti e i loro cari non hanno bisogno di essere persone di fede per capire che il dolore spirituale più impegnativo che molti si avvicinano alla morte proviene da affari emotivi incompiuti. Le persone a cui dobbiamo perdonare e chiedere perdono possono essere le più importanti nelle nostre menti. Non vogliamo uscire senza fare pace con loro. La pratica della riconciliazione attira sia i religiosi che i non affiliati verso la pace. I professionisti dell’assistenza spirituale del team di cure palliative e i cappellani affiliati e non affiliati possono aiutare in questo.
Perdonare i debiti monetari di persone, collettivi e paesi privati di risorse è un’altra pratica tradizionale del giubileo, che può essere estesa ai paesi a basso e medio reddito in cui i servizi di cure palliative appaiono una voce di budget di lusso rispetto alla salute materna e infantile e al controllo della malaria. Anche una piccola parte delle percentuali paralizzanti del PIL che attualmente sostiene il servizio del debito potrebbe sostenere la formazione di volontari della comunità, specialisti delle cure palliative e la costruzione e l’equipaggiamento di impianti di produzione di morfina di base.
La Bulla Giubilea di Papa Francesco ci dice che “Più che una questione di generosità, questa è una questione di giustizia”. L’immensa disuguaglianza economica e disuguaglianza nello sviluppo delle cure palliative nel mondo di oggi non è avvenuta da un giorno all’altro, o addirittura nel secolo scorso. È il risultato dipendente dal percorso di una moltitudine di processi storici, uno dei più importanti dei quali è stato il colonialismo europeo.
La solidarietà delle cure palliative con la persona sofferente e la compassione espressa nell’assistenza clinica e nell’accompagnamento è una fonte di speranza in sé per le persone gravemente malate e i loro caregiver, credenti o meno. La qualità dell’incoraggiamento attento al capezzale di qualcuno che fa il suo ultimo respiro è la terapia con cellule staminali per le malattie dell’umanità che derivano dai suoi opposti: indifferenza, autoassorbimento e dominio. Le alternative delle cure palliative – il trattamento di sovrapato, la paura e il caos dell’abbandono della sofferenza e l’eutanasia – rappresentano tutte un allontanamento dal mistero della morte, che prescide l’espansione frattale della gioia, della conoscenza e della resilienza.
Le alternative delle cure palliative – il trattamento di sovrapato, la paura e il caos dell’abbandono della sofferenza e l’eutanasia – rappresentano tutte un allontanamento dal mistero della morte, che prescide l’espansione frattale della gioia, della conoscenza e della resilienza.
La speranza abbonda nelle cure palliative, i cui praticanti esemplificano le virtù cardinali precristiane dell’antica cittadinanza repubblicana: amicizia, coraggio, dire la verità e la fronesi o saggezza pratica. I team di cure palliative conferiscono questi doni di pratica ai pazienti e alle famiglie di cui si prendono cura, conferendo loro così la grazia di estendere quei doni agli altri che incontrano. In questo risiede la speranza sociale e politica di costruire società più pacifiche e compassionevoli.
I servizi basati sulla comunità per i vicini che sono soli, abbandonati e privi di speranza di fronte alla morte rappresentano pozze di luce in mari di oscurità sociale. Questa luce risuona, o echeggia (da “resonanza” L), cristallizzandosi infine in quello che Papa Francesco chiama un “inno alla dignità umana” che richiede la partecipazione corale della società nel suo insieme. Le parrocchie e le comunità religiose di tutto il mondo sono invitate a prendere cure palliative per i loro membri e non membri in questo anno giubilare di speranza.
Nota dell’autore: l’Accademia Vaticana per la vita ha un sito web dedicato alle cure palliative, comprese le risorse (alcune delle quali ho contribuito) di cui le parrocchie possono avvalersi da sole.
Inoltre, nella sua omelia per la Natività di nostro Signore 2024, Papa Francesco ha dichiarato un giubileo carcerario aprendo la porta della nuova prigione complessa di Rebibbia a Roma, dicendo ai prigionieri: “Non perdete la speranza. La speranza non delude mai… Penso a te sempre con un cuore aperto; il cuore, che è proprio ciò che ci rende fratelli. Spalanca le porte del cuore.” Spalancamo le porte del nostro cuore sviluppando servizi di cure palliative per i prigionieri, in particolare quelli che stanno scontando ergastoli. Questa è un’altra priorità durante questo anno giubilare, e non vedo l’ora di partecipare alla messa del giubileo per i prigionieri a San Pietro a dicembre.
Foto di Patty Brito su Unsplash