La riforma del C9 in un Consiglio Sinodale. La richiesta di istituire un Consiglio di Patriarchi e arcivescovi maggiori delle Chiese Orientali Cattoliche presso il Santo Padre. Le proposte di approfondire vari cammini, da quelli del diaconato femminile a quelli riguardanti l’identità di genere, e persino la poligamia in Africa (ma è un punto su cui c’è stata vasta contrarietà). E la consapevolezza che “la Parola di Dio viene prima della parola della Chiesa”. Si presenta in 42 pagine, 3 parti (Il volto della Chiesa sinodale”, “Tutti discepoli, tutti missionari”, “Tessere legami, costruire comunità”) e ogni paragrafo diviso in convergenze, questioni da affrontare e proposte il testo di sintesi del Sinodo sulla sinodalità, o per meglio dire su comunione, missione e partecipazione. Dopo aver discusso 1251 emendamenti al testo, averlo profondamente cambiato in varie parti, aver probabilmente deluso alcuni gruppi di pressione (non c’è ad esempio il termine LGBT), specialmente sulla questione del maggior peso delle donne nella vita della Chiesa che ha avuto un numero alto di no, i padri sinodali consegnano un testo che è, come nelle previsioni del prefetto del Dicastero della comunicazione Paolo Ruffini, “transitorio”. E c’è una forte spinta alla questione della “ospitalità ecumenica”, ovvero della comunione, un tema che tocca anche i matrimoni interconfessione, mentre, in vista del 1700esimo anniversario del Concilio di Nicea nel 2025 c’è una forte spinta a cercare di stabilire una data di Pasqua in comune tra cattolici e Chiese di rito orientale.
I temi allo studio
Molti i temi che restano allo studio, ci sono poche conclusioni, frutto di un andamento dinamico che ha portato anche a vari cambi di programma, e che licenzia un testo che mette sullo stesso piano, tra le questioni controverse, quelle del fine vita e dell’identità di genere e sessuale, e che chiede semplicemente di continuare a studiare alcuni temi come quello del diaconato femminile. C’è anche un paragrafo dedicato alla pastorale digitale, tema molto caro al Dicastero per la comunicazione vaticano che a maggio aveva licenziato il documento “Verso una piena presenza”. Questo va al di là dalla “gioia e dall’armonia” percepita nell’aula sinodale raccontata dal Cardinale Mario Grech in conferenza Stampa, e mette in luce che “è chiaro che alcuni temi avrebbero avuto grande opposizione”, nelle parole del Cardinale Jean-Claude Hollerich, relatore generale del Sinodo, che però dice che “le resistenze non sono così grandi come si pensava prima”. Un segno che si voglia andare in una direzione di riforma dopo? Papa Francesco, al termine dei lavori, ricorda che il protagonista del Sinodo è lo Spirito Santo, e le conclusioni del testo sottolineano che “la Parola di Dio è di più della parola della Chiesa” e che “oggi, in una cultura della lotta per la supremazia e dell’ossessione per la visibilità, la Chiesa è chiamata a ripetere le parole di Gesù, a farle rivivere in tutta la loro forza”. Come, dunque, prendere i risultati del Sinodo?
Le questioni controverse
Un tema del “Sinodo dei media” è quello che riguardava la pastorale delle persone LGBT. Il termine LGBT non c’è nel testo, mentre la questione della cosiddetta identità di genere entra nelle questioni controverse, così come quella del fine vita, alle situazioni matrimoniali difficili, alle problematiche etiche connesse all’intelligenza artificiale. Questioni che “risultano controverse non solo nella società, ma anche nella Chiesa, perché pongono domande nuove”. Allora si devono – si legge nel testo – “investire le energie migliori” in questi temi, “senza cedere a giudizi semplificatori che feriscono le persone e il Corpo della Chiesa”, considerando che “molte indicazioni sono già offerte dal magistero e attendono di essere tradotte in iniziative pastorali appropriate”. Tra le proposte, quella di “promuovere iniziative che consentano un discernimento condiviso su questioni dottrinali, pastorali ed etiche che sono controverse, alla luce della Parola di Dio, dell’insegnamento della Chiesa, della riflessione teologica e, valorizzando l’esperienza sinodale”. E questo “può essere realizzato attraverso approfondimenti tra esperti di diverse competenze e provenienze in un contesto istituzionale che tuteli la riservatezza del dibattito e promuova la schiettezza del confronto, dando spazio, quando appropriato, anche alla voce delle persone direttamente toccate dalle controversie menzionate”. È un percorso da avviare in vista della prossima sessione sinodale.
Alcune proposte
Per ora, serve prima di tutto dare uno sguardo generale al testo. Tra le proposte più interessanti, quella, nella parte dedicata all’ecumenismo, di “di istituire un Consiglio dei Patriarchi e Arcivescovi Maggiori delle Chiese orientali cattoliche presso il Santo Padre”, e persino di dedicare “un Sinodo speciale dedicato alle Chiese orientali cattoliche, alla loro identità e missione”, mentre si pensa di stabilire una commissione congiunta di teologi, storici e canonisti orientali ee latini”, e di ampliare il numero di membri delle Chiese orientali nei dicasteri vaticani. Altro tema, quello di rivedere le mutuae relationes tra i rapporti tra vescovi e religiosi nella Chiesa, quello di rendere obbligatorio il Consiglio Episcopale, e il Consiglio pastorale diocesano o eparchiale, cosa che in fondo si trovava anche nel documento della Commissione Teologica Internazionale sulla sinodalità del 2018. Il documento di sintesi chiede anche di “avviare una verifica dei criteri di selezione dei candidati all’episcopato, equilibrando l’autorità del Nunzio apostolico con la partecipazione della Conferenza Episcopale. Si richiede anche di ampliare la consultazione del Popolo di Dio, ascoltando un maggior numero di laici e laiche, consacrate e consacrati e avendo cura di evitare pressioni inopportune”. È una proposta che, in fondo, cambia poco quello che già succede, laddove il nunzio avvia ampie consultazioni di fronte i candidati. E ancora, si propone si rafforzare province ecclesiastiche e metropolie, di dare attuazione all’esercizio della sinodalità fino a suggerire la creazione di province ecclesiastiche internazionali, e fino alla richiesta di elaborare “una configurazione canonica delle Assemblee continentali che, nel rispetto della peculiarità di ogni continente, tenga nel dovuto conto la partecipazione delle Conferenze Episcopali e quella delle Chiese, con propri delega8 che rendano presente la varietà del Popolo fedele di Dio” .
I temi in gioco
Il documento ha un’ampia introduzione che vuole mostrare come il cammino, iniziato due anni fa, si sta “svolgendo alla luce del magistero conciliare”. Ma sottolinea anche che “senza sottostimare il valore della democrazia rappresentativa, Papa Francesco risponde alla preoccupazione di alcuni che il Sinodo possa diventare un organo di deliberazione a maggioranza privo del suo carattere ecclesiale e spirituale, mettendo a rischio la natura gerarchica della Chiesa”. Il testo è abbastanza onesto da mettere in luce che “alcuni temono di essere costretti a cambiare; altri temono che non cambierà nulla e che ci sarà troppo poco coraggio per muoversi al ritmo della Tradizione vivente”. (ACI Stampa).