Estratto dell’ articolo di Massimo Gaggi per il Corriere della Sera
Prima una keller ambrata, leggera. «È la Querce di Mamre ed ha gli aromi di un pane appena sfornato», spiegano. Poi ti propongono una Thor, «asciutta e scorrevole con sentori di caffè e cioccolato». Quindi tocca alla State Buoni Se Potete, una belga Strong Ale (7,7 gradi) dolce e agrumata: «Senti come è ricca e avvolgente?».
I tavoli all’aperto sono affollati di famiglie con gli adulti che sorseggiano i sei tipi di birra prodotti nel capannone che è alle loro spalle. A creare, l’anno scorso, questo piccolo stabilimento artigianale e, ora, un’attività di ristorazione, non è un fanatico del cibo «chilometro zero», anche se l’impegno di Daniele Randazzo è proprio quello di una valorizzazione del locale. Lui, infatti, è un birraio molto particolare: francescano del Terzo ordine, parroco della vicina Santa Maria della Salute, a Primavalle, uno dei quartieri di Roma con più problemi sociali. Padre Daniele ha una storia molto particolare: imprenditore di successo a Milano (come suo padre, ormai scomparso, e suo fratello), grande viaggiatore e appassionato di homebrewing, a 30 anni, non trovando nella bella vita fin lì fatta la risposta ai suoi bisogni di spiritualità, cambia rotta: si fa frate scegliendo i voti di povertà dei francescani.
A Primavalle
Scende a Roma e chiede di essere mandato nella periferia più problematica nella quale operano i suoi confratelli. Dodici anni fa approda così a Primavalle: un quartiere sorto nel 1937 per ospitare parte degli oltre diecimila romani sfollati da Mussolini dopo aver fatto demolire gli edifici che sorgevano tra piazza Venezia e il Colosseo e quelli davanti alla basilica di San Pietro. (…)
Il consigliere del Papa
Un tempo i parroci toglievano i ragazzi dalla strada facendoli giocare a calcio nel cortile dell’oratorio. (…) E qui entra in scena un francescano più celebre di Daniele ma come lui approdato al sacerdozio quasi trentenne, dopo una giovinezza laica tra fidanzate e studi di ingegneria: padre Paolo Benanti, oggi consigliere del Papa per l’intelligenza artificiale (AI), docente dell’università Gregoriana, presidente della commissione del governo Meloni che studia l’impatto delle tecnologie digitali sull’informazione e unico membro italiano della commissione dell’Onu sull’AI. Come responsabile provinciale dei francescani può disporre di risorse economiche. E così, entusiasta dell’idea, aiuta Daniele ad acquisire il capannone. Il progetto del birrificio decolla quando i due trovano un intero impianto nuovo di zecca in un centro commerciale andato fallito.
Commenta, sornione, Benanti: «Siamo riusciti a comprare tutto a prezzo di usato, con abilità tutta fratesca».
L’incontro tra Abramo e Dio
Da quel momento la squadra della parrocchia, a cominciare da Pino che all’alba è gestore di impianti industriali, la sera si trasforma in oste, ma nel mezzo fa il viceparroco (Giuseppe Gravina, anche lui francescano), si lancia con entusiasmo in un’impresa complessa: mettere insieme gli impianti di bollitura, luppolatura, gestendo tutto, dalla fermentazione all’etichettatura. Inventando brand e slogan che hanno ben poco di ecclesiastico, salvo quello che compare nel sito dei Due Fusti: «Provate anche voi questa bevanda divina!». Nomi come Odino e State Buoni Se Potete, suonano lontani da riferimenti religiosi. (…) Ma non c’è conflitto tra la frugalità scelta facendosi frate e questa ricerca dell’eccellenza, di una qualità superiore? «Io – riflette Daniele – trovo una spiegazione nel concetto di gratuità. È un’idea di carità cristiana che, come frati, facciamo nostra. Ma la parola gratis ha perso valore fino a diventare quasi sinonimo di fregatura. E allora credo che la rivalutazione del concetto di qualità, una qualità sostenibile, offerta a prezzi equi in un contesto di socializzazione, possa essere una cifra, anche cristiana, di valore».