La storia del Concilio Vaticano II è stata spesso raccontata e il suo contenuto è stato esposto e commentato, in modo diverso, da molti teologi. E, naturalmente, fa parte del magistero di tutti i papi da Paolo VI. Mi sembra che sessant’anni dopo la sua chiusura, nel dicembre 1965, ci fosse spazio per una Nuova storia del concilio. In primo luogo, abbiamo più prospettiva sull’evento, che è stato oggetto di numerosi studi, storici e teologici, e di molte testimonianze. Poi, nuove fonti molto importanti sono state pubblicate abbastanza di recente.
Nuove fonti
Conoscevamo i diari di due grandi teologi francesi che hanno partecipato al concilio, il domenicano Yves Congar e il gesuita Henri de Lubac, pubblicati rispettivamente nel 2002 e nel 2007. Da allora c’è stata la tanto attesa edizione del Diario (giornale) di Mons. Pericle Felici, che è stato pubblicato dal Vaticano solo nel 2015. Mons. Felici è stato il segretario generale del concilio per tutta la sua durata. Ha svolto un ruolo chiave, facendo da intermediario tra i padri conciliari, gli organi direttivi del concilio e il papa. La sua testimonianza è essenziale e corregge o completa ciò che si diceva di molte peripezie ed eventi del concilio.
Un’altra fonte importante sono gli Acta, la cui pubblicazione è terminata solo nel 1999 e che è accessibile liberamente e integralmente solo da una decina d’anni. È un insieme considerevole di documenti. Ci sono da un lato gli Acta e i Documenta Concilio Œcumenico Vaticano II, dove sono stati raccolti tutti i voti espressi dalle migliaia di vescovi di tutto il mondo in vista del concilio e i lavori delle Commissioni preparatorie, ovvero ventisette volumi in totale. La commissione pre-preparatoria aveva interrogato i vescovi di tutto il mondo, ma anche i superiori generali di ordini religiosi, le congregazioni romane e le università cattoliche, sulle loro aspettative e sugli argomenti che desideravano vedere affrontati.
Innumerevoli desideri e richieste
Ci sono state circa duemila risposte che sono pubblicate integralmente in questi Acta. I desideri e le richieste sono innumerevoli, riguardanti una moltitudine di argomenti. La questione liturgica è spesso affrontata, in particolare per una semplificazione delle rubriche e un’introduzione delle lingue vernacolari in una parte della liturgia, per facilitare la partecipazione dei fedeli. Anche molti vescovi chiedono una nuova condanna del comunismo. Diverse centinaia chiedono la definizione o la proclamazione di Maria mediatrice o di Maria co-demptrice. Altre richieste riguardano il ruolo dei vescovi o il posto dei laici nella Chiesa. Alcune hanno portato al concilio, altre no. D’altra parte, argomenti che non erano apparsi nelle votazioni hanno occupato molto il concilio, come la questione della libertà religiosa o le religioni non crestiane.
L’altra fonte molto importante è costituita dagli Acta Synodalia Sacrosancti Concilii Œcumenici Vaticano II, dove sono pubblicati tutti gli interventi dei vescovi durante le congregazioni generali (ce ne sono state 168 in quattro anni), e anche i lavori delle Commissioni conciliari e i verbali del segretariato generale, ovvero trentacinque volumi in totale.
Questa sessanta volumi, di grande formato, è stata poco sfruttata fino ad ora, forse perché sono scritti quasi interamente in latino (i vescovi si esprimevano in latino durante le congregazioni generali). Alcuni storici hanno esplorato parzialmente questa immensa fonte, ma c’erano ancora molti testi e documenti da leggere: interventi dei vescovi, il lavoro concreto del segretariato generale, gli interventi scritti o orali del papa. Questo mi ha portato a scrivere una “nuova” storia del concilio.
Paolo VI è intervenuto molto spesso
Giovanni XXIII e Paolo VI non partecipavano quotidianamente al concilio, ma potevano seguire le sessioni per trasmissione televisiva. Hanno, naturalmente, fissato l’ordine del giorno generale del concilio e le tappe del suo svolgimento. E anche loro intervenivano come volevano nella vita del concilio. Gli Acta mostrano che Paolo VI è intervenuto molto spesso, molto più di quanto si sia detto. Faceva trasmettere delle note dal segretario generale, o faceva rimandare l’esame di un testo alla sessione successiva affinché fosse rielaborato. Ritardava le votazioni o faceva procedere a delle votazioni intermedie. Cercava di conciliare le diverse tendenze. Su questioni delicate, ha chiesto ai vescovi di ricordare, in seduta, alcune verità. Il cardinale Journet, per esempio, è intervenuto due volte, su richiesta del papa, sulla questione della libertà religiosa e su quella dell’indissolubilità del matrimonio. Il papa ha anche deciso di ritirare dai dibattiti tre questioni molto controverse, riservandosi di decidere in seguito: il celibato dei sacerdoti, il controllo delle nascite e la questione delle indulgenze.
Il ruolo della minoranza
Sono stato attento anche ai membri della “minoranza” conservatrice o tradizionale: alcune centinaia di membri su circa 2500 padri conciliari. Nel 2015, lo storico Philippe Roy-Lysencourt ha pubblicato i loro voti e nel 2019, il testo dei loro interventi, dei loro studi e delle loro proposte. Il loro ruolo non era marginale e la loro influenza non trascurabile.
La storia di questo concilio, che fu sia pastorale che dottrinale, meritava di essere riscritta alla luce di documenti nuovi o poco conosciuti. Non pretendo di rivoluzionare le nostre conoscenze su questo concilio, ma precisare, completare, presentare sotto una luce diversa. (Aleteia.fr).