Prende forma un passo dopo l’altro la riforma di velluto di Leone della Curia romana: aggiustamenti e non scossoni che risentono soprattutto di quanto espresso dagli stessi cardinali nelle congregazioni pre conclave e che prendono di mira alcune scelte dell’ultimo scorcio di pontificato di Francesco non del tutto condivise tra i porporati, come lo strapotere, di fatto, affidato allo Ior. Con il Motu proprio in forma di Lettera apostolica, “Coniuncta Cura”, pubblicato oggi, Prevost riscrive le norme interne sugli investimenti finanziari togliendo proprio allo Ior l’esclusività degli stessi.
“Nel determinare le attività di investimento finanziario della Santa Sede – si legge -, l’Amministrazione del Patrimonio della Sede Apostolica generalmente fa effettivo uso della struttura organizzativa interna dello Ior, a meno che gli organi competenti, come stabilito dagli statuti del Comitato per gli Investimenti, non ritengano più efficiente o conveniente il ricorso a intermediari finanziari stabiliti in altri Stati”. “Corresponsabilità nella communio – scrive quindi Leone – è uno dei principi per il servizio della Curia Romana”, “come stabilito nella Costituzione Apostolica Praedicate Evangelium”, del 19 marzo 2022. Questa responsabilità condivisa, che riguarda anche le Istituzioni curiali alle quali spettano le attività di investimento finanziario della Santa Sede, richiede che siano consolidate le disposizioni succedutesi nel tempo e siano ben definiti i ruoli e le competenze di ciascuna Istituzione, rendendo possibile la convergenza di tutti in una dinamica di mutua collaborazione”.
E’ qui il passaggio chiave che dispone l’abrogazione del Rescriptum intitolato ‘Istruzione sull’Amministrazione e gestione delle attività finanziarie e della liquidità della Santa Sede e delle Istituzioni collegate con la Santa Sede’, del 23 agosto 2022 con cui papa Francesco “correggeva” proprio la Predicate evangelium. In quella disposizione, il predecessore di Leone precisava che la stessa Costituzione Apostolica doveva interpretarsi “nel senso che l’attività di gestore patrimoniale e di depositario del patrimonio mobiliare della Santa Sede e delle Istituzioni collegate con la Santa Sede compete in via esclusiva allo Ior”.
“La Santa Sede e le Istituzioni collegate con la Santa Sede che siano titolari di attività finanziarie e liquidità – si diceva ancora -, in qualunque forma esse siano detenute, presso Istituzioni finanziarie diverse dallo Ior devono informare lo Ior e trasferirle presso di esso appena possibile entro 30 giorni dal 1 settembre 2022”.
Adesso, invece, con il Motu proprio di Leone datato “Roma, 29 settembre, Festa dei Santi arcangeli Michele, Gabriele e Raffaele”, si dovrà operare in modo condiviso. Sulla decisione c’è anche il riflesso della vicenda giudiziaria degli investimenti della Segreteria di stato nel palazzo di Sloane Avenue a Londra, investimenti con i fondi riservati (ma per i quali erano stati chiesti dei prestiti allo Ior ) che hanno originato un processo giunto al secondo grado e di cui il principale imputato è il cardinale Angelo Becciu.
Insomma, se da un lato Leone conferma la visione di Francesco per cui l’Apsa riveste il ruolo principale nell’economia vaticana, rispondendo alle istanze venute dal Conclave, ribilancia il perimetro di azione dei vari enti. (Ansa).