Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha promulgato la legge che istituisce la festa nazionale di San Francesco, rilevando però alcuni «aspetti critici» che segnala ai presidenti delle camere Ignazio La Russa e Lorenzo Fontana.
«Ho provveduto alla promulgazione della legge – pur se il suo testo presenta alcuni aspetti critici che avverto il dovere di segnalare – in considerazione del significato del provvedimento e della circostanza che i rilievi non riguardano profili di natura costituzionale», si legge nella lettera inviata ai presidenti di Camera e Senato.
In altre parole – come spiegato qui – «finora il 4 ottobre era una ricorrenza “cointestata” a San Francesco d’Assisi e a Santa Caterina da Siena, in quanto entrambi Santi Patroni d’Italia (proclamati tali da Papa Pio XII nel 1939). Con la nuova legge diventa festa nazionale ma solo in onore del Santo di Assisi. Resta in vigore anche la vecchia solennità civile, la quale però d’ora in poi sarà dedicata solo a Santa Caterina».
Il Colle – chiedendo che i testi legislativi presentino «contenuti chiari e inequivoci» – segnala dunque la necessità che si proceda lungo una di queste due strade: «Fare riferimento per la giornata festiva del 4 ottobre esclusivamente a San Francesco», oppure includere nella festività nazionale anche la celebrazione per Santa Caterina, visto che «fino ad oggi» i due santi venivano «considerati congiuntamente».
Il Quirinale suona quindi la sveglia al Parlamento. Nella lettera il capo dello Stato chiede in sostanza di rimettere mano alle nuove norme e di fare (finalmente) le cose per bene. Il disagio degli uffici legislativi del Colle è forte e non da oggi. Troppi decreti arrivano mal scritti, mal impostati o inzeppati di questioni non del tutto attinenti. Lo scontro sul decreto Sport ha fatto clamore e un bel po’ di lavoro supplementare ha imposto di recente anche il decreto Immigrazione, stoppato dal Quirinale e poi riapprovato in Consiglio dei ministri. E ora ci risiamo.
Le critiche degli uffici sono condivise dal presidente. Mattarella chiede al Parlamento «i correttivi necessari» per risolvere i pasticci normativi e sistemare la legge. A sentire il costituzionalista Stefano Ceccanti, di questi tempi il disagio che si avverte nelle stanze del Quirinale è un po’ più ampio, non riguarda solo il modo in cui diversi provvedimenti vengono scritti: «C’è un modo di fare leggi un poì anomalo da parte di governo e maggioranza e, dall’altra parte, c’è una minore affidabilità delle opposizioni e in particolare del Pd sui temi europei e internazionali».
Il testo completo della lettera
Ecco il testo completo della lettera del Quirinale, inviata ai presidenti di Camera e Senato:
«Mi è stata sottoposta per la promulgazione la legge recante «Istituzione della festa nazionale di San Francesco d’Assisi», approvata dalla Camera dei deputati il 23 settembre 2025 e dal Senato della Repubblica il 1° ottobre scorso. Ho provveduto alla promulgazione della legge – pur se il suo testo presenta alcuni aspetti critici che avverto il dovere di segnalare – in considerazione del significato del provvedimento e della circostanza che i rilievi non riguardano profili di natura costituzionale. L’articolo 1 della legge, al primo comma – al fine di promuovere i valori della pace, della fratellanza, della tutela dell’ambiente e della solidarietà – istituisce la festa nazionale di San Francesco d’Assisi, patrono d’Italia, da celebrare il 4 ottobre di ogni anno. Conseguentemente, il secondo comma inserisce il 4 ottobre, quale «festa nazionale di San Francesco d’Assisi, patrono d’Italia», nell’elenco dei giorni considerati festivi a livello nazionale dai quali derivano gli effetti dell’osservanza del completo orario festivo nei luoghi di lavoro e del divieto di compiere determinati atti giuridici».
Il terzo comma dello stesso articolo – prosegue ancora il comunicato – 1 modifica la legge 4 marzo 1958 n. 132, «Ricorrenza festiva del 4 ottobre in onore dei Patroni speciali d’Italia San Francesco d’Assisi e Santa Caterina da Siena», limitandosi a espungere dalla legge e dal suo titolo ogni riferimento a San Francesco. Di conseguenza la legge n. 132 del 1958 adesso prevede che «Il 4 ottobre è considerato solennità civile e giornata della pace, della fraternità e del dialogo tra appartenenti a culture e religioni diverse, in onore della Santa Patrona d’Italia Santa Caterina da Siena. Il quadro normativo risultante dalla legge approvata, pertanto, è il seguente: la medesima giornata del 4 ottobre è qualificata sia festività nazionale, in onore di San Francesco d’Assisi, sia solennità civile, in onore di Santa Caterina da Siena. Con due diverse disposizioni normative si prevede che, con riferimento ai due Santi, vengano celebrati sostanzialmente i medesimi valori, nello stesso giorno ma con un diverso regime. In entrambi i casi è previsto, in particolare, che, nella medesima giornata del 4 ottobre, le scuole possano promuovere iniziative dedicate ai valori universali di cui ciascuno dei due Santi è ritenuto espressione. Iniziative peraltro che non potranno più svolgersi il 4 ottobre in quanto giornata ormai festiva. Per quanto riguarda San Francesco, la possibilità di assumere simili iniziative viene estesa alle amministrazioni pubbliche, agli enti del terzo settore e alle «istituzioni pubbliche a livello nazionale, regionale e locale. Appare evidente come la normativa che disciplina le due ricorrenze richieda interventi correttivi volti a coordinare tra loro i due testi normativi. In primo luogo devo far presente che la medesima giornata – il 4 ottobre – non può essere qualificata, al contempo, sia festività nazionale sia solennità civile, anche perché, tra l’altro, da tali qualificazioni il nostro ordinamento fa discendere effetti diversi. Va operata, quindi, una scelta in tal senso – verosimilmente abrogando la previsione di solennità civile, meno rilevante – e, necessariamente, chiarendo se fare riferimento per la giornata festiva del 4 ottobre esclusivamente a San Francesco ovvero anche a Santa Caterina, fino ad oggi considerati congiuntamente. Inoltre, un migliore coordinamento merita l’indicazione delle iniziative che le istituzioni potranno assumere e dei loro contenuti, questo in special modo nel caso in cui si intendesse stabilire date diverse per le due ricorrenze. Fermo restando che, per quanto riguarda le scuole e gli uffici pubblici, bisognerà tenere conto del carattere ormai festivo della giornata del 4 ottobre.
Invito pertanto il Parlamento ad apportare al provvedimento i correttivi necessari. Non posso, infine, non sottolineare l’esigenza che i testi legislativi presentino contenuti chiari e inequivoci».