Come ogni martedì torna la rubrica dedicata alla figura di Tommaso da Olera, il frate cappuccino vissuto a cavallo tra Cinquecento e Seicento e proclamato Beato nel 2013. Il testo è tratto da “Tommaso da Olera, saggezza umana e sapienza divina” a cura di Clemente Fillarini, Messaggero di Sant’Antonio Editrice.
La riflessione di oggi
L’amore è il sale che dà condimento a tutte le altre cose, è il condimento della perfezione, e tanto sente la dolcezza quanto ama, e senza questo ti affatichi invano, ma questo ti condurrà in capo di tutti i gradi [della perfezione] (II 460 e 554).
Sentendo la parola “condimento” la nostra mente vola subito alle tante salse e intingoli, più o meno aromatizzati, che conosciamo per meglio gustare gli alimenti necessari al nostro corpo. Ora, dai cibi materiali che entrano in noi e che cerchiano siano sempre più raffinati e appetitosi, consideriamo invece quello che esce da noi: parole e azioni. Se queste sono davvero e sempre condite dall’amore, otterremo ottimi risultati: stima e apprezzamento da parte degli altri e, ce lo auguriamo davvero, anche imitazione da parte loro.
Soprattutto però, se ogni nostra azione è insaporita dall’amore, avremo meriti dinanzi a Dio, il quale «ciba l’anima innamorata per mezzo della contemplazione: serve all’anima preparandole questi celesti cibi dei divini misteri; e questi cibi tanto sono saporosi e gustosi all’anima quanto l’anima sarà in gradi [maggiori] d’amore: perché il sapore e il condimento di detti cibi dipendono dall’amore […] e tanto crescono questi celesti cibi nell’anima quanto che con maggior virtù sarà adorna l’anima» (II 244).
«E molti sono quelli che attendano alle cose esterne, ma rari sono quelli che attendano all’interne. Dell’interno gode l’anima con Dio, facendo le virtù interne operare anco esternamente, e tanto saranno buone l’esterne quanto dipenderanno dalle interne. Tanto dunque le virtù esterne e interne saranno buone quanto dipenderanno da Dio, il quale è il condimento dell’una e dell’altra» (II 261). «L’anima abbia in ogni luogo e tempo la presenza di questo caro sposo Cristo, acciò, vedendo la bellezza, la preziosità di questo Dio, tirata dalli aromati celesti, operi opere aromatizzate e condite con gli aromati dello sposo Gesù, acciò, o mia deifera Maria, cammini sempre nella via d’amore» (II 601).
«E sì come le vivande non sono saporite senza sale, né meno sono grate a chi le gusta, così a me non sarà grata qualsivoglia che possa operare l’uomo se non saranno condite con il sale dell’amore mio, il quale infondo nell’anima acciò le opere sue siano condite con l’amore» (II 304).
«O felice anima che con purità di mente e di corpo si unirà a questo celeste cibo! O vivanda condita dallo stesso amor di Dio: “l’uomo mangiò il pane degli angeli!” [Sal 77,25]; «Oh quanti servi e amici di Dio, mangiando questo pane, sono grassi e contenti: anzi, che questo pane fortifica, ingrassa e consola i travagliati e afflitti» (I 212 e 395).
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