Come ogni martedì torna la rubrica dedicata alla figura di Tommaso da Olera, il frate cappuccino vissuto a cavallo tra Cinquecento e Seicento e proclamato Beato nel 2013. Il testo è tratto da “Tommaso da Olera, saggezza umana e sapienza divina” a cura di Clemente Fillarini, Messaggero di Sant’Antonio Editrice.
La riflessione di oggi
Passione è la collera, il rancore, l’odio, l’inquietudine, la malinconia e altre cose simili. E queste sono viziose, dannose, massime quando l’uomo si lascia dominare da esse (II 98).
La collera è un sentimento incontrollato e minaccioso e spesso ne conseguono effetti gravi; e anche qualora si fosse riusciti a “soddisfare” un certo desiderio di vendetta, si prolunga nel tempo trasformandosi in sdegno, rammarico, diffidenza, sospetti e tristezza. Quanto meglio sarebbe per tutti se potessimo liberarcene, come ci suggerisce fra Tommaso.
«Dio ha dato all’uomo la parte superiore, acciò che con la ragione queste passioni siano tenute in freno: perché lasciando dominare le passioni sarebbe come appunto un servo che volesse dominar il suo padrone. E molto meglio sarebbe che il servo dominasse il suo padrone che le passioni dominassero lo spirito» (II 98). «Se quando sarai sprezzato, perseguitato, calunniato, odiato, mostrato a dito dal mondo […] starai saldo, forte, non muovendoti a sdegno né a collera, né ti contristerai e tutto torrai dalla mano di Dio, credendo di meritar peggio per i tuoi peccati, amando di cuore chi ti ha tanto disprezzato, come se t’avessero data qualche gioia di gran valore, io dirò che dominerai le tue passioni, l’amor proprio, la propria estimazione con tutti gli affetti terreni» (II 112 e 426).