Come ogni martedì torna la rubrica dedicata alla figura di Tommaso da Olera, il frate cappuccino vissuto a cavallo tra Cinquecento e Seicento e proclamato Beato nel 2013. Il testo è tratto da “Tommaso da Olera, saggezza umana e sapienza divina” a cura di Clemente Fillarini, Messaggero di Sant’Antonio Editrice.
La riflessione di oggi
O empi, o carnali, anzi animali! Avete dimostrato la vostra dissolutezza nel considerare buoni perfino i matrimoni incestuosi (cf. III 145).
Così fra Tommaso si rivolgeva agli eretici che, privi della vera fede, si abbandonavano alla dissolutezza. Anche nella nostra società abbiamo notizie di comportamenti che non approviamo, che anzi ci disgustano al solo sentirne parlare. Non vogliamo dare un giudizio morale su tali persone; ci infastidisce però molto quando spudoratamente espongono le loro “imprese” e se ne gloriano, come fossero segno di vera libertà ed esempi da imitare!
Negli eretici «vedrai bestemmie, orrori e abominazioni che ti chiuderai gli occhi e le orecchie per non leggere e sentire cose tanto inumane e dissolute [il violar monache non è peccato], che tu, padre e madre, per termine d’onestà proibirai di leggerle alle tue figliuole» (III 189). «Io ardisco di dire che molti […] paiono tanti Marte e Rodomonte, ma lasciando l’orazione, le discipline e altri santi esercizi, divengono dissoluti» (II 395). «Però, fratello mio, non mi meraviglio che tu viva nell’infedeltà, poiché sei privo di quella nobile parte superiore spirituale che ti dovrebbe guidare per la via retta […] e così resti a guisa di porco immerso nel fango delle disonestà e dissolutezze (III 211), «e di ciò non hai scrupolo di confessartene» (III 189).