“La crisi socio-ecologica che stiamo vivendo e’ un momento propizio per la conversione individuale e collettiva e per decisioni concrete e non piu’ rimandabili. Il volto umano dell’emergenza climatica ci sfida profondamente. Abbiamo il dovere morale di agire concretamente per prevenire e rispondere agli impatti umanitari sempre piu’ frequenti e gravi causati dai cambiamenti climatici”.
Lo ha detto il cardinale Pietro Parolin, segretario di Stato vaticano, nel suo intervento alla Conferenza delle Nazioni Unite sui Cambiamenti Climatici COP 27, in corso a Sharm el-Sheikh.
Il discorso di Parolin
“Il crescente fenomeno dei migranti sfollati e’ un segnale preoccupante – ha sottolineato -. Anche quando non hanno accesso alla protezione internazionale, gli Stati non possono partire senza soluzioni tangibili, anche nelle aree di adattamento, mitigazione e resilienza. Laddove cio’ non sia possibile, e’ importante riconoscere la migrazione come una forma di adattamento e aumentare la disponibilita’ e la flessibilita’ dei percorsi per la migrazione regolare”. Secondo Parolin, “in modo preoccupante, dobbiamo ammettere che eventi globali come il Covid-19 e il numero crescente di conflitti in tutto il mondo, con le loro gravi conseguenze etiche, sociali ed economiche, rischiano di minare la sicurezza globale, esacerbare l’insicurezza alimentare, mettere a repentaglio il multilateralismo e persino oscurare i nostri sforzi qui a Sharm el-Sheikh”. “Non possiamo permettere che cio’ accada. Il cambiamento climatico non ci aspettera’. Il nostro mondo e’ ormai troppo interdipendente e non puo’ permettersi di strutturarsi in blocchi isolati e insostenibili di paesi. Questo e’ il momento della solidarieta’ internazionale e intergenerazionale – ha aggiunto il porporato -. Dobbiamo essere responsabili, coraggiosi e lungimiranti non solo per noi stessi, ma per i nostri figli”.
O si vince insieme o si perde insieme
Per Parolin, “la nostra volonta’ politica dovrebbe essere guidata dalla consapevolezza che o si vince insieme o si perde insieme. Dobbiamo ammettere che la strada per il raggiungimento degli obiettivi dell’accordo di Parigi e’ complessa e che abbiamo sempre meno tempo a disposizione per correggere la rotta. La Cop27 ci offre un’ulteriore opportunita’, che non puo’ essere sprecata”.
“E’ un’opportunita’ e anche una sfida per affrontare seriamente i quattro pilastri dell’accordo di Parigi: mitigazione, adattamento, finanziamento e perdita e danno – ha avvertito -. Questi quattro pilastri sono interconnessi e sono una questione di equita’, giustizia ed equita’”. “Aderendo alla Convenzione e all’Accordo di Parigi, la Santa Sede e’ ancora piu’ impegnata ad andare avanti in questo cammino insieme, per il bene comune dell’umanita’ e soprattutto a favore dei nostri giovani, che guardano a noi per la cura della presente e delle future generazioni”, ha aggiunto.
I saluti di Papa Francesco alla Conferenza
Portando alla Conferenza i saluti di papa Francesco, Parolin ha ricordato che “questa e’ la prima sessione dell’Unfccc a cui la Santa Sede partecipa come Stato Parte sia della Convenzione che dell’Accordo di Parigi”. “Questo importante passo – ha osservato – e’ coerente con l’annuncio di papa Francesco nel 2020 che la Santa Sede si sarebbe impegnata a raggiungere l’obiettivo di zero emissioni nette, rispondendo a due livelli”: in primo luogo, “lo Stato della Citta’ del Vaticano si e’ impegnato a ridurre le emissioni nette a zero prima del 2050, intensificando gli sforzi per migliorare la propria gestione ambientale, sforzi gia’ in atto da diversi anni”. In secondo luogo, “la Santa Sede e’ impegnata a promuovere l’educazione all’ecologia integrale. Le misure politiche, tecniche e operative, infatti, non sono sufficienti, devono essere abbinate a un approccio educativo che promuova nuovi stili di vita, favorendo un rinnovato modello di sviluppo e sostenibilita’ basato sulla cura, la fraternita’ e la cooperazione come umanita’, e sul rafforzamento della ‘alleanza tra l’uomo e l’ambiente'”. (ANSA)