Dal 26 al 29 settembre, Papa Francesco sarà in Belgio e Lussemburgo. Quali sono le relazioni tra la Santa Sede e queste due nazioni?
Un viaggio in Lussemburgo e Belgio, una visita pastorale soprattutto focalizzata sulle celebrazioni per i 600 anni dell’Università Cattolica di Lovanio, ma che ha aggiunto una tappa nel piccolo Lussemburgo. Papa Francesco continua il suo tour delle periferie d’Europa andando nel centro dell’Unione, in due Paesi che sono fondatori della Comunità Europea e sede delle comunità europee, ma dove ormai il cattolicesimo, per quanto sia maggioranza formale, non ha più una grossa presa sulla società. Ma quale è la storia dei rapporti diplomatici tra queste due nazioni e la Santa Sede?
La Santa Sede e le relazioni con il Belgio
Duecento anni di rapporti diplomatici, ma non sempre tranquilli. Belgio e Santa Sede stabiliscono relazioni diplomatiche nel 1832, ma dal 1880 al 1885 le autorità belghe interruppero ogni rapporto durante un dibattito sullo status delle scuole cattoliche.
Dall’apertura delle relazioni diplomatiche ad oggi, sono stati ben 35 gli ambasciatori inviati da Bruxelles presso la Santa Sede.
Le relazioni diplomatiche con la Santa Sede furono aperte ad appena due anni dal raggiungimento dell’indipendenza del Belgio nel 1830. La costituzione del 1831, forte del motto “C’è forza nell’Unione”, è il risultato di un compromesso delle due grandi forze della nazione: i liberali ottengono grande libertà e un potere statale molto ridotto, i cattolici ottengono la libertà di istruzione e il non intervento dello Stato negli affari religiosi.
Nel 1832, Gregorio XVI condanna le visioni moderne nell’enciclica Mirari Vos, e questo non viene visto di buon occhio in Belgio, anche se questo non impedì l’allacciamento delle relazioni diplomatiche.
Ma nel 1879 il governo liberale approvò una legge che impediva l’istruzione cattolica gratuita, e i vescovi risposero vietando alle famiglie cattoliche di non inviare i figli alle scuole, e addirittura decide di non dare più i sacramenti ai membri del personale di queste scuole. Per tutta risposta, nel 1880 il Belgio interrompe le relazioni diplomatiche con la Santa Sede, e le riapre solo nel 1885.
Belgio e Santa Sede vissero momenti di tensione anche durante la Prima Guerra Mondiale. Il cardinale Mercier, arcivescovo di Mechelen-Bruxelles, diventa la principale figura nazionale della Resistenza del Belgio invaso dalla Germania, e la cosa fu apprezzata da Re Alberto, ma vista con prudenza della Santa Sede.
Una delle questioni riguardò la concessione dell’indipendenza del Congo nel 1960, e le condizioni tragiche in cui versava il Belgio al tempo, paralizzato in quei tempi dallo “sciopero del secolo”. Nella seconda metà degli anni Sessanta, è Lovanio ad essere il centro degli scontri, perché i fiamminghi vogliono cacciare i francofoni dalla città, e nel 1966 Paolo VI sottolineò che questa situazione gli causava “serie preoccupazioni”. Le tensioni portarono nel 1968 alla separazione dell’Università Cattolica di Lovanio in due diverse università, una francofona e una fiamminga.
I rapporti con il Belgio sono anche caratterizzati dalla vicinanza della famiglia reale. Il primo re, Leopoldo I, è protestante, ma i successori sono cattolici, e re Baldovino, incoronato nel 1950, non nasconde la sua fede cattolica, diventa un abituale visitatore di Papi, e questa caratteristica resta anche nei successori. Re Filippo e Mathilde sono le uniche due teste coronate in carica a essere presenti ai funerali di Benedetto XVI.
Quali sono i rapporti adesso? Il Belgio è una società fortemente secolarizzata, in Parlamento si susseguono leggi “etiche” su aborto, matrimonio omosessuale, eutanasia. I rapporti con la Chiesa sono invece complessi, per via dello scandalo degli abusi.
Quando il Vaticano ha annunciato l’imminente viaggio di Francesco in Belgio, il primo ministro De Croo ha chiesto che il titolo di vescovo fosse ritirato a Roger Vangheluwe “per il buon andamento di questa visita”.
Il tema degli abusi sarà uno dei focus nella visita e sarà al centro dell’attenzione dei media belgi. È previsto che anche il re, nel suo discorso, farà un riferimento agli abusi.