Lettura e Vangelo di domenica 16 ottobre, 29esima del Tempo Ordinario C:
Dal libro dell’Esodo
Il popolo era in battaglia contro Amalèk. Mosè con Aronne e Cur salirono sulla cima del colle. Quando Mosè alzava le mani, Israele prevaleva; ma quando le lasciava cadere, prevaleva Amalèk. Poiché Mosè sentiva pesare le mani, presero una pietra, la collocarono sotto di lui ed egli vi si sedette, mentre Aronne e Cur, uno da una parte e l’altro dall’altra, sostenevano le sue mani.
Dal Vangelo secondo Luca
Gesù disse ai discepoli una parabola sulla necessità di pregare sempre, senza stancarsi mai: «In una città viveva un giudice, che non temeva Dio né aveva riguardo per alcuno. C’era una vedova che andava da lui e gli diceva: “Fammi giustizia contro il mio avversario”. Per un po’ di tempo egli non volle; ma poi disse tra sé: “Anche se non temo Dio e non ho riguardo per alcuno, dato che questa vedova mi dà tanto fastidio, le farò giustizia perché non venga continuamente a importunarmi”». E il Signore soggiunse: «Dio non farà forse giustizia ai suoi eletti, che gridano giorno e notte verso di lui? Li farà forse aspettare a lungo? Io vi dico che farà loro giustizia prontamente. Ma il Figlio dell’uomo, quando verrà, troverà la fede sulla terra?».
Parola del Signore.
Il commento
“A forza di insistere Dio è costretto a esistere, a forza di preghiere si forma il suo orecchio, a forza di lacrime nostre i suoi occhi vedono, a forza di allegria spunta il suo sorriso”. Il pensiero di Erri De Luca vale per Dio, ma anche per noi. La tenace perseveranza della vedova per riavere la sua dignità a noi spesso manca. Ci cascano le braccia, come a Mosè. Ci ritroviamo perdenti, battuti da ogni tipo di nemico. Abbiamo bisogno di invertire il flusso del negativo. Stavo aspettando rabbioso una persona con un ritardo terribile. Avevo la postura da braccia conserte chiuse a barriera pronte ad aprirsi agitate per prendere a sberle l’aria e il mondo (non potendo farlo con la faccia dell’altro come si vorrebbe).
Scacco matto
Mi aspettavo delle mani in tasca con solito “scusate il ritardo” e mi sono trovato davanti due braccia alzate verso il cielo riempite da un “grazie di essere ancora qui per me!”. Scacco matto. Non erano mani in alto per arrendersi, ma braccia alzate che tracciavano una direzione diversa. Alzare le mani è toccare il cielo, imbrattarsi le dita di infinito per poi lasciare impronte di luce. È immagine della preghiera: il cielo tira su me e io tiro giù il cielo. Alzare le mani è strattonare Dio perché ci prenda la mano: la preghiera non cambia Dio, non cambia la realtà, cambia te. Non sempre ce la si fa da soli a cambiare. Chi ti vuole bene usa la logica della preghiera: non mette toppe al tuo posto ma ti aiuta a tenere su le tue mani. Come nella scena di Mosè.
Il film Cenerentola
Nei giorni scorsi ho rivisto in TV il film Cenerentola, nella versione Disney (2015). In questa rielaborazione si nota quanto ha ragione a arrabbiarsi con la vita e piangersi addosso ma compie la scelta di non lasciarsi peggiorare dal dolore. Se il destino le ha già tolto molto, Cenerentola ha deciso che non lascerà alla sofferenza e alla cattiveria che ha intorno di prendersi l’ultima cosa bella che le è rimasta: se stessa. Restare è la vera magia: restare in quella casa, restare se stessa, restare a testa alta. Ha molto poco di debole e remissivo, ha molto invece di caparbio, di forte, di fedele, di tenace. Quando arriverà la Fata ad aiutarla a cambiare la sua vita, lei capisce che la potenza della sua forza interiore e dice: “Dove c’è gentilezza c’è bontà e dove c’è bontà c’è magia”.
I sogni son desideri chiusi in fondo al cuore
La fiaba di Cenerentola ci faceva cantare da bambini: “I sogni son desideri chiusi in fondo al cuore”. Insegnava Walt Disney e Gesù prima di lui: “I sogni diventano realtà se hai il coraggio di inseguirli. Se puoi sognarlo, puoi farlo. Sogna, pensa, credi, osa. Qualunque cosa tu faccia, falla bene. Assicurati di non fare mai meno del tuo meglio”. Un tenace senza talento fa più di un talentuoso senza tenacia. La perseveranza è la fatica di tirar fuori i sogni dal cuore, è la sfida delle mani alzate che fanno magie nel quotidiano, perché non hai più le mani in alto per arrenderti, ma per risollevarti ritrovando dignità, per strattonare Dio, per dare scacco matto alla negatività, per imbrattarti di cielo.