Il commento al Vangelo della domenica di Don Giulio Dellavite. Domenica 16 aprile.
Dal Vangelo secondo Giovanni
La sera di quel giorno, il primo della settimana, mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei, venne Gesù, stette in mezzo e disse loro: «Pace a voi!». Detto questo, mostrò loro le mani e il fianco. E i discepoli gioirono al vedere il Signore. Gesù disse loro di nuovo: «Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anche io mando voi». Detto questo, soffiò e disse loro: «Ricevete lo Spirito Santo. A coloro a cui perdonerete i peccati, saranno perdonati; a coloro a cui non perdonerete, non saranno perdonati». Tommaso, uno dei Dodici, chiamato Dìdimo, non era con loro quando venne Gesù. Gli dicevano gli altri discepoli: «Abbiamo visto il Signore!». Ma egli disse loro: «Se non vedo nelle sue mani il segno dei chiodi e non metto il mio dito nel segno dei chiodi e non metto la mia mano nel suo fianco, io non credo». Otto giorni dopo i discepoli erano di nuovo in casa e c’era con loro anche Tommaso. Venne Gesù, a porte chiuse, stette in mezzo e disse: «Pace a voi!». Poi disse a Tommaso: «Metti qui il tuo dito e guarda le mie mani; tendi la tua mano e mettila nel mio fianco; e non essere incredulo, ma credente!». Gli rispose Tommaso: «Mio Signore e mio Dio!». Gesù gli disse: «Perché mi hai veduto, tu hai creduto; beati quelli che non hanno visto e hanno creduto!». Gesù, in presenza dei suoi discepoli, fece molti altri segni che non sono stati scritti in questo libro. Ma questi sono stati scritti perché crediate che Gesù è il Cristo, il Figlio di Dio, e perché, credendo, abbiate la vita nel suo nome.
Il commento al Vangelo
Il Risorto chiede di mettere le dita nel suo cuore per insegnarci a mettere il cuore nelle dita. Questa è la misericordia a cui è dedicata questa domenica. Spesso si identifica con “perdono”, ma è molto di più di un semplice “cerca di sopportare! offri comprensione!”. A me piace molto l’idea che derivi da “miseria-cuor-dare”, cioè metterci cuore, soprattutto dove manca. Se è così, misericordia non è sOpportare ma sUpportare. È molto più intrigante, responsabilizzante, coinvolgente. Supportare è innanzitutto su-portare come tirare-su ciò che è a terra rotto, indebolito, rovinato, guasto, malato. Mettere il cuore nelle dita è riplasmare, rialzare, ricostruire, far risorgere, dare vita nuova, ritrovare il gusto, consegnare una nuova possibilità, tendere la mano. È il contrario di puntare il dito per giudicare o per correggere: questo è schiacciare con prepotenza, è buttare giù umiliando. Supportare è poi su-portare come tenere-su. Ciò che viene rialzato o rivitalizzato poi va sostenuto, va curato perché mantenga il suo equilibrio, va irrobustito perché cresca in stabilità, va nutrito di premura perché si rafforzi e consolidi. Mettere il cuore nelle dita è scegliere la forza della tenerezza. All’inizio della Messa si è tornati all’antico “Kyrie eleison”che a me piace molto di più che il “Signore pietà” perché non è solo un mio chiedere “scusa” perché ho sbagliato, ma “eleison” significa in greco “scegliere, eleggere”, cioè è dire a Dio “prendimi così come sono e sostienimi!”. Noi vogliamo sempre gli altri diversi: esigiamo cambiamenti che corrispondano alle nostre attese o pretese egoistiche.
Il Signore ci vuole come siamo
Il Signore invece ci vuole proprio così come siamo nell’equilibrio tra punti di forza e aspetti di mancanza. Supportare è infine su-portare come spingere-su cioè alzare il livello e allargare la prospettiva. Mettere il cuore nelle dita è allora scegliere una qualità alta come criterio che mette in questione i propri giudizi e come metro di misura del proprio relazionarsi con gli altri. È “passare sopra” alle cose, evitando le visioni ristrette. La misericordia non è un atteggiamento da usare verso gli altri, ma è uno stile con cui plasmare se stessi. La porta della mente e dei sentimenti come quella del cenacolo si apre solo dall’interno, la puoi aprire solo tu, vincendo quei lucchetti che sono la supponenza che giudica, l’acidità che non è mai contenta, il pessimismo che inquina, l’egoismo che si aspetta di ricevere ma non dà mai, l’opacità che chiude cuore e mani. Il contrario del Risorto. Se la misericordia è “mettere il cuore al posto della miseria”, per poterci riuscire è necessario che il cuore sia sano e robusto: deve essere un cuore riconciliato perché si sente tirato-su, deve essere un cuore equilibrato perché si sente tenuto-su, deve essere un cuore appassionato perché si sente spinto-su. Chi mette le dita nel cuore di Gesù e mette il cuore nelle dita lo si riconosce perché lascia impronte di primavera. Quindi, attenzione! Maneggiare con cautela!