Il commento al Vangelo della domenica di Don Giulio Dellavite. Oggi, 9 aprile, giorno di Pasqua.
Dal Vangelo secondo Giovanni
Il primo giorno della settimana, Maria di Màgdala si recò al sepolcro di mattino, quando era ancora buio, e vide che la pietra era stata tolta dal sepolcro. Corse allora e andò da Simon Pietro e dall’altro discepolo, quello che Gesù amava, e disse loro: «Hanno portato via il Signore dal sepolcro e non sappiamo dove l’hanno posto!». Corsero allora al sepolcro. L’altro discepolo corse più veloce di Pietro e giunse per primo al sepolcro. Si chinò, vide i teli posati là, ma non entrò. Giunse intanto anche Simon Pietro, che lo seguiva, ed entrò nel sepolcro e osservò i teli posati là, e il sudario – che era stato sul suo capo – non posato là con i teli, ma avvolto in un luogo a parte. Allora entrò anche l’altro discepolo, che era giunto per primo al sepolcro, e vide e credette. Infatti non avevano ancora compreso la Scrittura, che cioè egli doveva risorgere dai morti.
Il commento al Vangelo
“Qualunque cosa succeda, resta vivo! Non morire prima di essere morto davvero. Non perdere te stesso, non perdere la speranza, non perdere la direzione. Resta vivo, con tutto te stesso, con ogni cellula del tuo corpo, con ogni fibra della tua pelle. Resta vivo: impara, studia, pensa, progetta, costruisci, crea, parla, scrivi, sogna, balla, canta. Resta vivo dentro di te! Resta vivo anche fuori, riempiti dei colori del mondo, riempiti di pace. Resta vivo di gioia! C’è solo una cosa che non devi sprecare della tua vita ed è la vita stessa”. Queste parole di Virginia Woolf sono il mio augurio di Pasqua per una primavera di vita nuova, di risurrezione. In ogni religione promette una vita dopo la morte, per Gesù invece c’è Vita oltre la vita, c’è un “oltre” adesso: la risurrezione riguarda me, te, noi, qui e ora.
Pinocchio
Ce lo ricorda l’ultimo personaggio del cammino, Pinocchio per non vivere infelici e scontenti da burattini, ma restare vivi. Il vortice dei suoi errori lo fa finire nella pancia di un pesce: nel film è una balena, ma nel testo originale è un pesce-cane che dà maggiormente l’idea del male che divora, stritola, uccide e inghiotte nellabisso buio (proprio come Gesù).Narra Collodi che Pinocchio urla: “Aiuto! Aiuto! Povero me! Non c’è nessuno a salvarmi”. “Ma chi vuoi che ti salvi, disgraziato? – disse una vociaccia fessa di chitarra scordata”, era un tonno rassegnato. “Io non voglio essere digerito!”, ribatte Pinocchio capendo che non è fatto per il buio. Avevano cercato di farglielo capire la fatina e il grillo parlante, quando era ammaliato da opache illusioni dal gatto e la volpe. Brancolando e scivolando sfidò il buio percependo un chiarore in lontananza. Trovò una candela infilata in una bottiglia, su una piccola tavola con del pane spezzato, a cui era seduto un vecchietto minuto e fragile. Attonito, gli si gettò al collo: “Babbino mio! Vi ho ritrovato! Ora non vi lascio più, mai più. Mi avete di già perdonato, non è vero? Come siete buono!”. Un tavolo con del pane, una luce di candela, una parola di amore sono germoglio di vita nuova. Come per noi qui oggi. Il buio che lo ha divorato si trasforma in un utero.
Le ferite
Le ferite dei fallimenti diventano feritoie per venire alla luce. “Com’ero buffo, quandero burattino!”, commenta Pinocchio. Se da una ferita esce sangue è perché c’è un cuore che batte. Un burattino si rompe, ma non sanguina, perché non ha cuore. Quante opportunità ci sono sfuggite o si sono perse per quella nostra maledetta abitudine di vivere una vita tiepida, con freddezza nei sorrisi, opacità nei valori, fragilità nelle idee, indifferenza negli sguardi, mediocrità nelle scelte, superficialità nelle relazioni, inconsistenza nei rapporti. Come siamo buffi, quando ci comportiamo da burattini. Pasqua in ebraico significa “passaggio”, da morte a vita, da una vita con la V minuscola alla VITA tutta in stampatello. Interessante la scelta delle parole usate da Collodi per il finale: “Pinocchio guardandosi allo specchio non vide più la solita immagine della marionetta di legno, ma vide il volto vispo e intelligente di un bel fanciullo con un’aria allegra e festosa come una pasqua di rose”. Appunto, come una Pasqua. Così sia per noi. Auguri!
Autore: Don Giulio Dellavite
Prete bergamasco, nato nel 1971, è Segretario Generale della Curia di Bergamo dal 2012 dove svolge anche il ruolo di responsabile per le relazioni istituzionali e i rapporti con la stampa. Ha pubblicato con Mondadori "Se ne ride chi abita i cieli: il manager e l'abate, lezioni di leadership all'interno di un monastero" (2019) e "Ribellarsi, la sfida di un'ecologia umana" (2021) e prima “Benvenuti al ballo della vita: la nostra vita quotidiana e il Vangelo. Collabora con la Business School LUISS di Roma nel EMBA Executive Master in Business Administration School su temi di Business Ethics, con LUM Milano School of Management nel Master "Diplomatic, Economic and Strategic Perspectives in Global Scenarios" (insegnando “diplomazia vaticana”) e con altre università come CUOA Vicenza o agenzie di formazione per imprenditori e manager. Tiene corsi o interventi specifici di motivazione per aziende o per categorie di professionisti (un esempio www.seneridechiabitaicieli.it). Ha svolto servizio in Santa Sede come Officiale della Congregazione per i Vescovi in Vaticano dal 2002 al 2012 dopo il Dottorato in Diritto Canonico presso la Pontificia Università Gregoriana di Roma applicando al governo della Chiesa le teorie del management, pubblicato da Treves Editore (2012) "Munus Pascendi: leadership e tutela dei diritti dei fedeli nel procedimento di un atto amministrativo" rielaborato poi con Avagliano "All'angelo della Chiesa scrivi: autorità e autorevolezza nella Chiesa". Dal 2022 è anche parroco nella periferia di Bergamo.