Il commento al Vangelo della domenica di Don Giulio Dellavite. Domenica 11 dicembre.
Dal Vangelo secondo Matteo
In quel tempo, Giovanni Battista, che era in carcere, avendo sentito parlare delle opere del Cristo, per mezzo dei suoi discepoli mandò a dirgli: «Sei tu colui che deve venire o dobbiamo aspettare un altro?». Gesù rispose: «Andate e riferite ciò che udite e vedete: I ciechi riacquistano la vista, gli zoppi camminano, i lebbrosi sono purificati, i sordi odono, i morti risuscitano, ai poveri è annunciato il Vangelo. E beato è colui che non trova in me motivo di scandalo!». Mentre quelli se ne andavano, Gesù si mise a parlare di Giovanni alle folle: «Che cosa siete andati a vedere nel deserto? Una canna sbattuta dal vento? Allora, che cosa siete andati a vedere? Un uomo vestito con abiti di lusso? Quelli che vestono abiti di lusso stanno nei palazzi dei re! Ebbene, che cosa siete andati a vedere? Un profeta? Sì, io vi dico, anzi, più che un profeta. Egli è colui del quale sta scritto: “Dinanzi a te io mando il mio messaggero, egli preparerà la tua via”. In verità io vi dico: fra i nati da donna non è sorto alcuno più grande di Giovanni il Battista; ma il più piccolo nel regno dei cieli è più grande di lui».
Parola del Signore.
Il commento al Vangelo
“Santa Lucia non dimenticare che tante cose devi portare. Un sorriso pieno d’amore a chi vive solo con il suo dolore. Un abbraccio forte e vero a chi ha bisogno di un amico sincero. Un pensiero dedicato a chi è triste e ammalato. Porta un pizzico di serenità a chi tanto cerca la felicità. Molte cose ci sono da portare se il mondo si vuole cambiare, ma in fondo basterebbe solo un pochino di bontà, per cancellare l’odio, l’invidia e la malvagità”.
Santa Lucia
Gli occhi emozionati di un bambino della scuola materna, che mi recitava a memoria con orgoglio questa poesia, hanno squarciato il buio delle mie cataratte mentali. Cosa vedi? Chiede Gesù più volte nel Vangelo di oggi. Cosa vedi? È quello che chiede l’oculista quando visita. Ci aiuta a rispondere una donna che è stata accecata: Lucia. Il buio non riesce a vincerla. Lei sa vedere l’invisibile. La notte tra il 12 e il 13 dicembre è la più lunga dell’anno. Santa Lucia la attraversa donando scintille di luce (* da noi a Bergamo è lei che porta i regali ai bambini). Lucia simboleggia quello che la natura ci sta facendo vivere.
I romani e il Dio Sole
Sono le giornate in cui le ore di oscurità vincono, eppure è il momento dove il sole è più vicino alla terra, tanto da mostrarsi basso all’orizzonte (ci si accorge guidando per quanto dà fastidio agli occhi). Nel solstizio del 21 dicembre sembra appoggiarsi al suolo. Lì sta 3 giorni: è il “sol-stitium”, lo stare del sole. Poi il 25 nasce, sorge, risale, ri-sorge: “viene LA luce”. Già nel sito neolitico di Stonehenge si celebrava questo. Gli antichi romani festeggiavano il Dio Sole “mai-battuto”. I primi cristiani scelgono il solstizio per ricordare il Natale: non conoscendo la data esatta, se ne evidenzia il senso. Il “sole bambino” cresce pian piano fino all’equinozio di primavera, quando la notte è vinta e le ore del giorno prevalgono sul buio. Sarà la data di Pasqua. [* La tradizione di fare a Natale la Messa nella notte non richiama solo l’orario della nascita di Gesù nella grotta, ma collega questa celebrazione alla Veglia Pasquale dove dal cero viene la luce della risurrezione che vince il buio].
La ri-nascita di Dio
La ri-nascita di Dio, del sole, della natura e dell’uomo è un “venire alla luce” che ci rende “luci” (come Santa Lucia). Il nero che inghiotte si chiama solitudine, malattia, dolore, separazione, addio, vecchiaia, limite, lacrima, sofferenza, crisi, frustrazione, ira, angoscia, fallimento, delusione, paura. È carbone che sporca. È cenere che acceca. Dice la leggenda. Santa Lucia nel solstizio ci offre un cielo a portata di mano, vicino. Se è così, diventano stelle le finestre delle case. Ogni finestra illuminata sfida il buio parlando di “amore”: l’aspettare del genitore, l’intimità di due innamorati, la discussione di una coppia che cerca di superare i problemi, il lavoro di chi trasforma sacrifici in sussistenza per la famiglia, lo studio per un esame o un progetto che porta a un traguardo, la premura per un bimbo, per un anziano, per un malato, una preoccupazione che fa rigirare cercando una soluzione, una decisione bella che fa ballare il cuore e sballare la testa.
Natale non è una data
Natale non è una data, Natale sei tu se “vieni alla luce”, se provi – come Santa Lucia – a “vedere l’invisibile”, cominciando a considerare in modo diverso le finestre accese: sono tante prove dell’amore che riempie la notte, sono scintille di luce che ci avvolgono e noi non consideriamo. Sono un tocco divino che rende tutto più umano. Ed è dono. Se intorno a noi o persino dentro di noi avvertiamo il buio, Dio accende le stelle per farci rendere conto che ognuno è un pezzo di cielo, con le sue opacità e le sue scintille. Avvento è capire che il cielo c’entra con me in me.