Il commento al Vangelo di oggi 17 novembre di Don Giulio Dellavite
Dal Vangelo secondo Marco
Gesù disse ai suoi discepoli: «In quei giorni, dopo quella tribolazione, il sole si oscurerà, la luna non darà più la sua luce, le stelle cadranno dal cielo e le potenze che sono nei cieli saranno sconvolte. Allora vedranno il Figlio dell’uomo venire sulle nubi con grande potenza e gloria. Egli manderà gli angeli e radunerà i suoi eletti dai quattro venti, dall’estremità della terra fino all’estremità del cielo. Dalla pianta di fico imparate la parabola: quando ormai il suo ramo diventa tenero e spuntano le foglie, sapete che l’estate è vicina. Così anche voi: quando vedrete accadere queste cose, sappiate che egli è vicino, è alle porte. In verità io vi dico: non passerà questa generazione prima che tutto questo avvenga. Il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno. Quanto però a quel giorno o a quell’ora, nessuno lo sa, né gli angeli nel cielo né il Figlio, eccetto il Padre».
Il commento al Vangelo
La forza divina non fa volare, ma fa volere. Il Vangelo descrive (con incredibile attualità) un mondo che va a rotoli per disastri e sconvolgimenti. Come reagire alla paura che tutto si sgretoli? Per Gesù bisogna cercare germogli estivi su un albero di fico. Tutto qui? Come è possibile? Ma è una presa in giro? Ci devastano crisi climatiche, crisi politiche per troppe guerre, crisi sociali, crisi finanziarie, crisi valoriali, crisi di impegno. Ci rabbuiano crisi relazionali che scatenano irascibilità, insofferenza, impazienza, intolleranza, ingiustizia. Ci logorano storie che sono finite ma senza dichiararne la fine: succede in famiglia, al lavoro, nelle amicizie. Ci oscurano quelle chat dove si scagliano tuoni e fulmini che trascinano nel fango persone e avvenimenti. Ci destabilizzano crisi interiori, nascoste all’apparenza. Rispondiamo spesso “sto bene, a parte qualche dolorino…” ma siamo capaci di ascoltare veramente i nostri disagi? Più che la schiena in sé, a farci male sono i carichi emotivi; più che gli occhi in sé, a farcimale è l’invidia; più che la testa in sé, a farci far male è il pensare sempre male; più che la gola in sé, a farci male è ciò che si dice con rabbia; più che lo stomaco in sé, a farci male è ciò che non si esprime; più che il fegato in sé, a farci male sono le incomprensioni; più che la pancia in sé, a farci male sono le paure. Come reagire? Basta solo seguire la moda del “foliage”? Eppure anche le foglie che cadono danno lezioni fondamentali. Innanzitutto che nulla sboccia prima del suo tempo giusto, nemmeno se implori e neanche se provi ad aprirne i petali. Poi le stagioni insegnano a rasserenarsi. Inverno e autunno ci sono per tutti, non si possono evitare. Si perdono pezzi, cadono apparenze, si resta spogli, si appare miseri. Poi arriva il gelo che paralizza e si ha l’impressione di morire: nulla ha più colore, tutto si raggrinzisce. Allora si sogna la primavera ma c’è la paura pessimistica che siano solo finte illusioni o apparenze vuote. Per questo il Vangelo fa porre l’attenzione sull’estate, con la concretezza dei frutti nella solarità dei fatti facendo mettere in conto però il sudore e la lotta all’aridità. Le foglie possono cadere, i fiori sciuparsi, i rami spezzarsi, il terreno indurirsi ma essenziale è la linfa che sale dalle radici e irrora forza di vita nuova che fa germogliare opportunità. Se Dio fa accadere questo per una pianta, quanto più in noi. Contrarietà, cattiverie, imprevisti, fallimenti, malignità, possono spezzare o devastare, ma restano all’esterno. Non possono fermare la forza interna dell’anima. Puoi perdere paradigmi, maschere, certezze, aspettative. Puoi sentirti perso. Ma se davvero “tutto” è perso vuol dire che sono perse anche paure, vergogne, ansie, colpe; vuol dire la libertà di rinascere sta bussando alla tua porta. Osare fiorire èla più alta forma di rivoluzione, perché la linfa dell’anima è la forza divina che non fa volare, ma fa volere.