L’ultima volta, terminato l’incontro, mi sono accorto di quanto avevo sudato quella sera. Ero talmente bagnato che, pur non amando affatto il nuoto, mi resi conto che nell’ultima mezz’ora (minimo) sembrava avessi smesso di parlare e avessi iniziato ad andare a rana: a fare i “50 minuti rana” invece che i “50 metri rana” . È così evidente il mio sudore, al termine di qualche incontro, che chiedo sempre – gentilmente – di starmi a distanza, per non correre il rischio di restare attaccati con un abbraccio, una stretta di mano, una pacca sulla spalla.
Però non ho mai pensato: “Quanto sarebbe bello riuscire a rimanere seduti, non sudare affatto e portare a casa lo stesso risultato”. Il sudore è un mio marchio di fabbrica: non il sudore di chi non si lava, di ama andare in giro lercio, di chi non calcola che un odore così potrebbe dare noia.
È il sudore della passione, il prezzo del tormento, la conseguenza di andare a scavare nelle profondità. Uno dei primi a celebrare l’elogio del sudore è stato Thomas Edison, uno dei più prolifici inventori dell’umanità: «Il genio è uno per cento ispirazione e novantanove per cento sudore» ebbe a dire una volta, lui che era genio e geniale per davvero. Il sudore come condizione del successo, non come vergogna estetica.
D’altra parte conosco soltanto un luogo dove – tenuto conto di cosa scrisse Edison – la parola “successo” viene prima di “sudore”: nel dizionario della lingua italiana. Nei rimanenti spazi della storia, il sudore è condizione che anticipa e rende possibile il successo. Diventa il profumo di ciò ch’è andato in porto: «Hai un profumo fantastico. Come si chiama? – si ascolta in un dialogo del film “Tutte contro lui” – Credo sia solo … sudore». Il sudore è profumo, non infamia: “Pane di sudore ha gran sapore” dicono da qualche parte i vecchi.
Quando vedo qualcuno sudato mentre consegna il suo lavoro (qualunque esso sia), accresce la mia stima verso di lui: poteva fare il minimo sindacabile, gestire le forze, cercare di risparmiarsi. Invece. “A che pro darsi da fare se poi si verrà trattati tutti con lo stesso metro di misura?” Ci sono giornate che anch’io sono tentato di vivere con questa domanda satanica: “A che pro darsi da fare in questo modo? Tanto.” Poi, sul punto d’arrendermi, si accende la spia de sospetto: “Certo che puoi vivere anche così, vivendo al risparmio. Sarà curioso da capire come ci si potrà addormentare sapendo di non avere dato il massimo. Di non avere vissuto con la stessa passione di chi, avvisato il giorno prima, sa che questo sarà l’ultimo giorno”.
Ammiro il contadino che rientra con la camicia a quadri madida di sudore, l’impiegato con la giacca bagnata, il bambino coi capelli sudati dopo una partitella. La ragazza che corre sull’argine, l’atleta imbruttito dal patimento, una nonna col foulard a chiazze per il troppo sudore depositatosi nel tempo. Il loro è un sudore diverso dal “sangue, sudore e lacrime” che il politico pronuncia. Loro non lo promettono, non lo chiedono, l’accettano come prezzo del loro vivere da protagonisti: anche quando il vento sarà contrario e la macchina senza più olio. È lì, esattamente in quegli attimi, che il sudore diventa poesia. Eau de toilette feriale, fragranza certamente meno intensa e duratura dell’eau de parfum. Più alla portata di tutti, però.
Anche il Dio dei cristiani, Gesù, ha fatto i conti col sudore per tratteggiare il confine ultimo della passione: nel Giardino degli Ulivi, quella notte, addirittura gli capitò di sudare sangue. Rimase, quel sudore rosso, il limite estremo dell’amore e dell’applicazione. Non pianse, ma sudò. Le lacrime e il sudore sono ambedue bagnati ma il loro impatto è diversissimo: con le lacrime ti procuri (forse) della simpatia, con il sudore farai progressi. Farai fare progressi all’umanità. Non è un caso che, piangendo, ci si lamenti: “Se avessi più soldi farei un progetto più bello”. Sudando, invece, cambia la prospettiva, senza cambiare gli ingredienti: “Se io avessi un progetto migliore, farei più soldi”. A fare la differenza non è mai l’importo, ma l’idea. Professo, quotidianamente, fede nella magnificenza del sudore, dell’uomo e della donna sudata. Il resto a me sembra essere tutto una capriola. (Sulla strada di Emmaus).





