I giorni di fine maggio e inizio giugno per tantissimi sacerdoti sono giorni nei quali ricordare l’anniversario della propria ordinazione sacerdotale: il giorno, tra migliaia, in cui la propria storia è diventata un po’ riflesso della storia di Dio. “Alter Christus” è l’espressione della Chiesa per descrivere il sacerdote e la sua funzione: basterebbe questa locuzione perchè uno avverta sulle spalle il peso di una responsabilità senza misura. Sarà la Grazia di Dio, quest’invisibile generale d’armata, a fare in modo che questi uomini, dannatamente uguali a miliardi di altri, facciano splendere la gloria di Dio da dentro il cumulo della loro debolezze. Una strana debolezza, verrebbe da dire, quella di questi uomini sui quali grava, come pressa, un gran pezzo della credibilità di Dio, dei suoi misteri: «Ti basta la mia grazia – disse Dio a Paolo recalcitrante -: la mia potenza infatti si manifesta pienamente nella debolezza» (2Cor 12,9). In caso contrario, un prete potrebbe pensare d’essere lui il clou di quest’avventura. Il cui attore protagonista è Dio.
Nei secoli resta incomprensibile il suo modo di fare scouting, in cui sceglie le risorse umane: “Sembra fare apposta a scegliere i meno adatti” va dicendo la gente vedendo quali uomini Dio sceglie. E, senz’accorgersi, dice la realtà più attraente: nel piano della salvezza, Dio sceglie sempre gli scomodi, quelli a ben guardare inadatti, chi nel gruppo non ha la faccia devota, l’inatteso. Questo è il marchio di fabbrica di un Dio che, fatti i conti, sceglie Lui chi chiamare, restando responsabile di chi ha chiamato. Uno stile mai cambiato fin dagli inizi, quelli di Pietro e Paolo. Pietro, la pietra fedelissima, precipita a mò di peso morto in un triplice tradimento: Paolo, il fustigatore dei cristiani, si definirà un «aborto».Tra i due una ciurma di umani ai quali il mondo rinfaccerà un po’ di tutto. Umani che, in coscienza, s’impegneranno a non restare schiacciati dall’ansia di prestazione.
Una Chiesa retta da stecchini di legno e non da travature di calcestruzzo è la Chiesa di Cristo: fuggiasca, incarcerata, traditrice, martire, oppressa, santa. Anche quando noi ministri non siam all’altezza, brilla tra le fessure della miseria l’attrattiva Cristo, procurando vertigini ai preti nella clausura dei confessionali. Qui, a pensarci, ci rende capaci di fare una cosa che manco la Madonna può: rimettere, a nome suo, i peccati. Fare nuove le storie slabbrate. Basterebbe per stramazzare a terra: non fosse ch’è Dio in persona a guidare le operazioni di soccorso. Operando il medico mentre il medico opera sul paziente. (Sulla strada di Emmaus)