“E un altro giorno è andato, la sua musica ha finito, / quanto tempo è ormai passato e passerà! / Tu canti nella strada frasi a cui nessuno bada, / il domani come tutto se ne andrà: / ti guardi nelle mani e stringi il vuoto, / se guardi nelle tasche troverai / gli spiccioli che ieri non avevi, ma / il tempo andato non ritornerà…”. Così cantava agli inizi degli anni ‘70 del secolo scorso Francesco Guccini e all’inizio di ogni anno guardiamo indietro per vedere cosa ci è rimasto nelle tasche e insieme cerchiamo di guardare avanti, sperando di intravedere ciò che il futuro ci riserverà.
Questo periodo è pieno di speranze che la pace arrivi presto in Ucraina e di promesse, di impegni da affrontare la povertà nella nostra Nazione e di difficoltà da superare che ogni gioeno aumentano. Così vale per la vita di ciascuno di noi. Qualche volta abbiamo avuto la tentazione di pensare che la nostra parrocchia non fosse legata al tempo, fosse cioè un qualcosa di immutabile, atemporale, quasi eterno e per questo non ci siamo preoccupati di adeguarla ai tempi sempre nuovi, non abbiamo pensato che i suoi compleanni fossero non soltanto qualcosa da festeggiare, ma anche indice della sua età. La nostra comunità è stata giovane, ha trascorso una lunga e felice età matura, e oggi?
Come ogni individuo (ma anche ogni cosa di questo mondo) comincia a sentire acciacchi, a non poter fare più quello che fino a poco tempo prima sembrava facile e naturale, a notare scricchiolii che fanno traballare certezze e sicurezze, a perdere un po’ la grinta e la voglia di impegnarsi in qualcosa di mai fatto, di cercare novità, comunicare alle nuove generazioni la bellezza e la ricchezza della nostra esperienza e dei doni che abbiamo ricevuto. Si rischia di rifugiarsi nell’ordinaria amministrazione, nel “si è sempre fatto così”, nelle formule o nei gesti tante volte ripetuti, ma oggi questa ripetitività non è compresa, non attira, non è più garanzia di successo. Dopo avere letto queste righe penserete che è triste avere simili prospettive. Non ci è rimasta più nessuna speranza? Il nostro futuro è così incolore? Anche se penso che sia indispensabile riflettere su quanto ho scritto (anche per non attuarlo e confermarlo), il tempo che abbiamo davanti è comunque e sempre un “tempo di grazia”. Questo significa che è un tempo pieno di presenza di Dio, un tempo da fare fruttare, un tempo da cogliere nelle sue novità e riempire della nostra fantasia e del nostro impegno. Ci viene in aiuto un passo delle Sacre Scritture (Qoèlet, 3): “Tutto ha il suo momento e ogni evento ha il suo tempo sotto il cielo: c’è un tempo per nascere e un tempo per morire, un tempo per demolire e un tempo per costruire, un tempo per piangere e un tempo per ridere, un tempo per conservare e un tempo per buttare via, un tempo per strappare e un tempo per cucire, un tempo per amare e un tempo per odiare, un tempo per la guerra e un tempo per la pace”.
Vi è raccolta la storia della vita di ogni uomo e anche di ogni parrocchia. Forse ci stupiscono i tempi del “buttare via, dello strappare, dell’odiare, della guerra”; sono tempi duri, strani, a prima vista negativi e non desiderabili. Ma sono comunque tempi degli uomini e delle cose di questo mondo. E allora perché l’autore di questo libro sacro ce li ricorda, insieme ai tempi belli? Forse la spiegazione è molto semplice: anche nei tempi “brutti” Dio è presente; anche nelle zone e nei tempi del male Dio non ci lascia soli. Qoèlet ha capito che la mano di Dio opera ovunque, nessuna parte del suo creato è vuota di Dio. È quello che aveva compreso anche il salmista (salmo 138) quando scrive: “Signore, tu mi scruti e mi conosci, tu conosci quando mi siedo e quando mi alzo, / intendi da lontano i miei pensieri, osservi il mio cammino e il mio riposo, / ti sono note tutte le mie vie. / Alle spalle e di fronte mi circondi / e poni su di me la tua mano. / Dove andare lontano dal tuo spirito? Dove fuggire dalla tua presenza? / Se salgo in cielo, là tu sei; se scendo negli inferi, eccoti. / Se prendo le ali dell’aurora per abitare all’estremità del mare, / anche là mi guida la tua mano e mi afferra la tua destra”.
Come è consolante sapere che Dio ci è sempre presente, che continuamente vediamo scritto il nostro nome sul palmo della sua mano. Anche quando, e soprattutto, siamo nelle difficoltà, nei tempi “deboli” della nostra vita e anche della vita della nostra parrocchia. Con la certezza nel cuore viviamo il tempo che il Signore ci dona. Sarà pieno di difficoltà, ma anche di impegno, novità, gioia. Sappiamo che in ogni caso il Signore ci sarà accanto.