Nelle liturgie delle feste natalizie la figura della Vergine Maria assume un’importanza particolare. Da quando nasce immacolata al momento dell’Annunciazione, nelle giornate passate dalla cugina Elisabetta scambiando confidenze di future madri, nella notte piena di trepidazione all’inizio, serena e tranquilla alla fine passata nella grotta, con il bambino in braccio, in tutto questo tempo Maria si chiede che cosa vuole Dio da lei, che senso ha la sua vita, quale compito Dio le ha riservato, come interpretare tutti gli avvenimenti che le stavano succedendo e che lei continuava a rimescolare nel suo cuore.
Le domande di Maria
Che cosa legava un evento all’altro? Perché Dio aveva scelto proprio lei? Chi era quel bambino che teneva tra le braccia ma che le era stato preannunciato in quel modo così misterioso? C’era da impazzire. Come fare a tenere nel cuore tutte quelle domande? Che significato aveva tutto questo? Era destino? Fatalità? Caso? Ciò che salva Maria dall’ansia di ciò che le stava succedendo, dalla paura di cose che non riusciva a capire, dall’apparizione di messaggeri divini che la salutavano “piena di grazia” ma che la lasciavano un po’ sgomenta, ciò che salva Maria da tutto ciò che le sta capitando è una semplice parola: tutto è Provvidenza.
Per Maria non esiste il destino
Per Maria non esiste il destino o il caso o la fatalità. Per Maria, eletta figlia del suo popolo Israele, nella storia grande di un popolo o piccola di una fanciulla ebrea scorre il filo misterioso ma paterno di una presenza che è promessa, che è alleanza, che è “anche se una madre dovesse dimenticare il proprio figlio, io non ti dimenticherò”. Dietro tutti quegli avvenimenti c’è “Dio che provvede”, cioè che vede le cose sempre nell’ottica della misericordia e della paternità, anche se gli avvenimenti rimangono spesso nella nebbia, o possono sembrare strani o sbagliati o incomprensibili o assurdi o ingiusti. Quando Elisabetta saluta la giovane cugina “beata tu che hai creduto nell’adempimento delle promesse del Signore” sta parlando proprio della Provvidenza, sta riconoscendo che la grandezza di Maria sta proprio nella fede in un Dio che non abbandona il suo popolo e che porta a compimento le sue promesse non con i nostri tempi o secondo le nostre volontà o criteri di giudizio, ma con i suoi tempi, con i suoi modi, con le sue priorità e finalità.
Il Dio di Maria non fa agire il caso
Il Dio di Maria non fa agire il caso o la fatalità, ma interviene in prima persona nella storia dell’uomo per portarlo a salvezza, lasciando nelle narici il primo giorno della storia del mondo: il soffio del suo spirito che è spirito di libertà. Maria si sente libera nella scelta ed insieme si sente inserita in una storia che Dio sta costruendo per portare di nuovo l’uomo a passeggiare con lui, nel giardino dell’Eden, nella brezza della sera, nella libertà e nella coscienza di essere creatura fatta a somiglianza del proprio creatore. Tutte queste cose Maria conserva nel proprio cuore e la sostengono nei giorni e negli anni di vicinanza con quel figlio tanto amato, ma che la farà tanto soffrire, che le trafiggerà tante volte il cuore fino alla gioia della mattina di una domenica di primavera, quando lo vedrà in bianche vesti, in un alone di luce, con le ferite nel costato ma vittorioso sulla morte. Tutto questo è Provvidenza. È la fede di Maria che Dio agisce con provvidenza. Lei se ne sente parte, è chiamata a realizzarla, è chiamata ad aiutare gli altri a sentirsene
parte.
Dio non si è mai allontanato da noi
Quante volte ci siamo fermati muti davanti a situazioni dolorose, ingiuste, immotivate, quante volte abbiamo conosciuto persone che portavano pesi enormi senza colpe o senza un motivo o una ragione, quante volte abbiamo dubitato della presenza di Dio in tante situazioni della vita, quante volte abbiamo parlato di destino, fatalità, caso. Questa è la nostra missione di cristiani: nella fragilità della nostra fede dobbiamo credere che tutto avviene secondo una Provvidenza che comunque e sempre ci vuole bene, anche quando tale bene è nelle nebbie più oscure o ci sembra troppo distante da noi. La ragione per cui siamo ancora cristiani è perché vogliamo ardentemente credere che esista una Provvidenza che, alla fine, ci farà comprendere che Dio non si è mai allontanato da noi, anche quando lo abbiamo ritenuto assente.