La morte ci è diventata meno familiare, e quindi più angosciante. La festa di Ognissanti e il giorno dei morti, 1 e 2 novembre, ci invitano a ricordare i nostri cari defunti. E per riconciliarci con la nostra stessa morte, che la fede cristiana vede come un passaggio verso la vita eterna.
La trasformazione del nostro rapporto con la morte
La medicalizzazione del fine vita, la promessa delle tecnologie di posticipare la scadenza ultima hanno trasformato profondamente il nostro rapporto con la morte. La morte, per così dire, non ha più visibilità sociale: le persone muoiono sempre più spesso in ospedale, lontane dai propri cari, più o meno ben accompagnate umanamente. E più la morte ci è estranea, più è fonte di angoscia. Da qui l’esigenza di alcuni di poter decidere il momento della loro morte.
La morte fa parte della vita
In questa società che ha nascosto la morte al suo orizzonte, c’è tuttavia una tradizione che resiste: recarsi al cimitero il giorno di Ognissanti – anche se è solo il giorno successivo, il 2 novembre di ogni anno, che la Chiesa commemora i suoi fedeli defunti. Al di là dell’omaggio reso a chi ci ha preceduto e che abbiamo potuto amare, questo rituale autunnale ci ricorda che la morte fa parte della nostra vita. I semplici gesti che possiamo compiere – pulire e decorare una tomba, appoggiare una candela accesa su una tomba, raccoglierci per qualche istante – ci pongono di fronte alla nostra condizione mortale. Questa è un’opportunità per dire a noi stessi che un giorno saremo tutti sepolti in un luogo simile.
Ricordare i nostri cari defunti
Questa visita annuale non è certo sufficiente a renderci più familiare la morte. La liturgia cristiana ci offre anche molte altre occasioni per evocare la morte, per ricordare i nostri morti. È il caso di ogni celebrazione eucaristica con il ricordo del defunto. O ancora, durante l’Ufficio dei Vespri, al termine della preghiera di intercessione, quando chiediamo a Dio di ricordare i nostri morti e di accoglierli nel suo Regno. Ricordare i nostri morti è un modo per riconciliarci con la nostra morte, per farle spazio nella nostra vita, anche se non conosciamo il giorno o l’ora. Nonostante tutti i sogni di immortalità, la morte rimane un must. Nella fede, questo passaggio di parola è carico di significato: è la porta attraverso la quale Cristo Gesù è passato davanti a noi per portarci alla vita vera.
Domenico Greiner per La Croix