A Port-au-Prince a causa dell’escalation della violenza delle bande più di 20.000 persone sono sfollate in soli quattro giorni, praticamente nel fine settimana. Lo ha dichiarato l’Organizzazione Internazionale per le migrazioni (Oim) secondo cui la crisi ha interrotto le catene di approvvigionamento e isolato la città.
La chiusura del traffico aereo, a seguito dell’abbattimento mirato di tre aerei commerciali che sorvolavano Port-au-Prince, l’accesso limitato al principale porto marittimo del paese e le strade insicure controllate da gruppi armati, riferisce l’Oim, hanno lasciato l’area metropolitana in uno stato di paralisi quasi totale, aggravando le sofferenze di popolazioni già vulnerabili.
L’Oim sottolinea che i gruppi criminali nella capitale continuano ad espandersi, prendendo il controllo di nuovi quartieri e isolando ulteriormente le comunità. “Fazioni un tempo rivali, che combattevano per le dispute territoriali, hanno unito le forze e formato alleanze per contrastare gli sforzi della polizia nazionale, che, di fronte alla mancanza di risorse, rimane sopraffatta e deve affrontare sfide significative per contenere l’escalation di violenza” dice l’organizzazione.
Secondo l’Ufficio dell’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani, la violenza legata alle bande ha causato quasi 4.000 morti nel 2024 mentre la violenza di genere, compresa la violenza sessuale usata come arma di terrore, ha raggiunto livelli allarmanti. Le donne e i bambini sono colpiti in modo sproporzionato, con il 94% delle donne e delle ragazze sfollate ad alto rischio di violenza.
“L’isolamento di Port-au-Prince amplifica una situazione umanitaria già disastrosa”, ha dichiarato Grégoire Goodstein, capo missione dell’Oim ad Haiti. “La nostra capacità di fornire aiuti è al limite delle sue possibilità. Senza un’assistenza internazionale immediata, le sofferenze peggioreranno in modo esponenziale. Con solo il 20% di Port-au-Prince accessibile, gli operatori umanitari devono affrontare sfide immense per raggiungere le popolazioni colpite”.
Estratto dell’ articolo pubblicato su Avvenire.it