Papa Leone XIV questa mattina ha incontrato nel Cortile San Damaso in Vaticano i partecipanti alla Giornata Internazionale per la Lotta contro la Droga. Prima del suo discorso il Pontefice ascolta la testimonianza di chi purtroppo ha distrutto la sua vita a causa della dipendenza dalla droga. Una piaga che affligge la società italiana e tutte le altre nel mondo.
Per questo ogni anno, il 26 giugno, il mondo si unisce per festeggiare la Giornata Internazionale contro l’Abuso e il Traffico Illecito di Droghe, istituita dalle Nazioni Unite.
Paola racconta al Papa e ai presenti di essere stata travolta dall’esempio del suo ex ragazzo dipendente dalla cocaina. Raggiunge il fondo a causa della sua dipendenza. A 18 anni dimentica la scuola, le sue passioni. E si affida alla Comunità di San Patrignano.
“Carissimi, la vostra presenza qui è una testimonianza di libertà. Ricordo che quando Papa Francesco entrava in un carcere, anche nel suo ultimo Giovedì Santo, si poneva sempre quella domanda: «Perché loro e non io?». La droga e le dipendenze sono una prigione invisibile che voi, in modi diversi, avete conosciuto e combattuto, ma siamo tutti chiamati alla libertà”, dice subito Papa Leone XIV.
“Incontrandovi, penso all’abisso del mio cuore e di ogni cuore umano. Noi cerchiamo la pace e la gioia, ne siamo assetati. E molti inganni ci possono deludere e persino imprigionare in questa ricerca. Guardiamoci attorno, però. E leggiamo nei volti l’uno dell’altro una parola che mai tradisce: insieme. Il male si vince insieme. La gioia si trova insieme. L’ingiustizia si combatte insieme”, confida Papa Leone.
“La giornata di oggi, fratelli e sorelle, ci impegna in una lotta che non può essere abbandonata finché, attorno a noi, qualcuno sarà ancora imprigionato nelle diverse forme della dipendenza. Il nostro combattimento è contro chi fa delle droghe e di ogni altra dipendenza – pensiamo all’alcool o al gioco d’azzardo – il proprio immenso business. Esistono enormi concentrazioni di interesse e ramificate organizzazioni criminali che gli Stati hanno il dovere di smantellare. È più facile combattere le loro vittime. Troppo spesso, in nome della sicurezza, si è fatta e si fa la guerra ai poveri, riempiendo le carceri di coloro che sono soltanto l’ultimo anello di una catena di morte. Chi tiene la catena nelle sue mani, invece, riesce ad avere influenza e impunità. Le nostre città non devono essere liberate dagli emarginati, ma dall’emarginazione; non devono essere ripulite dai disperati, ma dalla disperazione”, continua il Pontefice nel suo discorso.
“Se vi siete sentiti scartati e finiti, ora non lo siete più. Gli errori, le sofferenze, ma soprattutto il desiderio di vita di cui siete portatori, vi rendono testimoni che cambiare è possibile. La Chiesa ha bisogno di voi. L’umanità ha bisogno di voi. L’educazione e la politica hanno bisogno di voi. Insieme, su ogni dipendenza che degrada faremo prevalere la dignità infinita impressa in ciascuno. Tale dignità, purtroppo, a volte brilla solo quando è quasi del tutto smarrita. Allora sopravviene un sussulto e diventa chiaro che rialzarsi è questione di vita o di morte. Ebbene, oggi tutta la società ha bisogno di quel sussulto, ha bisogno della vostra testimonianza e del grande lavoro che state facendo. Tutti abbiamo, infatti, la vocazione ad essere più liberi e ad essere umani, la vocazione alla pace. È questa la vocazione più divina. Andiamo avanti insieme, allora, moltiplicando i luoghi di guarigione, di incontro e di educazione: percorsi pastorali e politiche sociali che comincino dalla strada e non diano mai nessuno per perso. E pregate anche voi, affinché il mio ministero sia a servizio della speranza delle persone e dei popoli, a servizio di tutti”, conclude Papa Leone XIV. “Coraggio sempre e avanti”, questo l’incoraggiamento finale del Papa ai presenti.
Foto: Vatican Media