Un sacerdote di cui non si conosce il nome, stava celebrando la Messa nella cappellina della chiesa di Santa Caterina, di proprietà delle monache benedettine a Macerat, nelle Marche. Era il 25 aprile del 1356.Durante la frazione del pane, prima della Comunione, il prete cominciò a dubitare circa la reale presenza di Gesù nell’Ostia consacrata. Fu proprio nel momento in cui spezzava l’Ostia che, con suo grande stupore, vide sgorgare da questa un abbondante fiotto di sangue che macchiò parte del lino e del calice posti sull’altare.
La reliquia del «corporale macchiato di sangue»
A Macerata, nella chiesa Cattedrale di Santa Maria Assunta e San Giuliano, sotto l’altare del Santissimo Sacramento, è possibile venerare la Reliquia del «corporale macchiato di sangue». Sempre in questa chiesa si conserva una pergamena coeva in cui viene descritto il Prodigio. Tutti i documenti più antichi che riportano l’evento miracoloso, concordano nella descrizione di come si svolsero i fatti. Un anonimo sacerdote durante la Messa fu colto da forti dubbi circa la reale presenza di Gesù nel pane e nel vino consacrati.
Il miracolo
Nel momento della consacrazione, allo spezzare dell’ostia magna, con sua grande meraviglia vide stillare sangue vivo da essa che scendendo macchiò il corporale e parte del calice sottostante. Terminata la celebrazione, il prete notificò l’accaduto al Vescovo Niccolò da San Martino, che ordinò subito di portare la preziosa reliquia in Cattedrale e istituì un regolare processo canonico.
Cappella del SS.mo Sacramento dove è custodita la Reliquia
Il sacro lino viene portato in processione
Ancora oggi, ogni anno, durante la festa del Corpus Domini, il sacro lino viene portato in processione dietro il Santissimo Sacramento. Dalle analisi compiute sul corporale ormai ingiallito dal tempo, emerge il fatto che questo sia stato piegato e ripiegato più volte su se stesso. Le macchie di sangue presenti nel lino, sono state analizzate seguendo il metodo topografico, che consiste nel ripiegare il sacro lino, in maniera da ottenere una lunghezza ridotta alla metà, cosicché le due grandi macchie di sangue, presenti nel lino, vengono a sovrapporsi e a combaciare in molti loro bordi, pur essendo l’una più larga o estesa dell’altra.
Il lino piegato per metà
Questo particolare della sovrapposizione sembra orientare verso la logica supposizione che il lino fosse piegato per metà al momento stesso del fatto miracoloso. Inoltre dall’esame del corporale, si deduce che questo fu inizialmente riposto ripiegato per un lungo periodo dentro ad un recipiente il cui vano misurava circa nove centimetri per diciotto. Questo esame ha anche confermato che spesso il lino veniva tolto e rimesso nel recipiente per la pubblica venerazione, perché uno dei rettangoli delle piegature, che è proprio quello scuro, il più esterno, presenta lacerazioni del tessuto in corrispondenza degli spigoli a contatto con il recipiente. Anche lo storico Ferdinando Ughelli descrive questo Miracolo nella sua opera Italia Sacra scritta nel 1647. L’Ughelli sottolinea come sin dal XIV secolo “il corporale veniva portato in solenne processione per la città, chiuso in un’urna di cristallo d’argento, con il concorso di tutto il Piceno”.
La pergamena
Dall’analisi del lino del miracolo, emerge che ad una delle estremità del lino macchiato di sangue è stata cucita con filo rosso una piccola scheda membranacea di circa 8 centimetri. Su questa minuscola pergamena è scritto testualmente: «Heic fuit aspersus sanguinis D.N.J.C. de Calice, die XXV mensis aprilis anno Domini 1356». Dall’ insieme degli esami compiuti sul testo della pergamena, si evince che lo scritto fu eseguito da un diretto testimone dell’evento miracoloso, esperto della lingua latina, che pur non appartenendo al gruppo dei notai, doveva avere una certa familiarità con le scritture cancelleresche. Tale persona aveva imparato a scrivere secondo leforme tipiche dello «scriptorium» locale. Egli descrive il miracolo come un’aspersione di sangue eucaristico dal calice sul sacro Lino.
Il processo canonico investigativo
Il contenuto della schedula è presumibilmente la conclusione cui era approdato il processo canonico investigativo celebrato presso la Curia. Accanto alla testimonianza di questa piccola pergamena, che risulta essere l’unico documento scritto coevo, abbiamo altri attestati di archivio, sia ecclesiastici che civili, risalenti a tempi successivi. Nell’archivio della Curia diocesana si conserva uno scritto in cui si dice che il Comune fece eseguire nel 1647 una piccola urna, ornata di argento e di cristalli di monte, per custodirvi piegato il Corporale: l’urna era chiusa con due chiavi, tenute una dal Capitolo Cattedrale e l’altra dai Magistrati della città.
Gli altri documenti
Altri documenti che accennano o parlano del Lino macchiato di sangue, si conservano nell’archivio Priorale (comunale). Nel 1649, il vescovo mons. Silvestri emanò un Editto con il quale ordinava che la processione in onore del sacro Lino venisse fatta con la più grande solennità «acciò tanta reliquia sia venerata con la maggiore devozione che si conviene» (Archivio-Curia C, V, 1). Dai documenti storici si evince come tale processione venisse celebrata da tempo immemorabile ed era sentita da tutto il clero e da tutto il popolo. Una consuetudine che perseverò sino al 1807, quando il culto si affievolì notevolmente a causa delle vicende politiche, legate all’era napoleonica. La reliquia rimase «dimenticata», chiusa nell’armadio che custodiva le altre reliquie della Cattedrale, sino al 1932. Nel corso di quest’anno, l’Arcidiacono Mons. Piero Scarponi tornò ad esporla nuovamente alla pubblica venerazione.
I Miracoli Eucaristici nel Mondo – Mostra internazionale ideata dal servo di Dio, Beato CARLO ACUTIS