Domenica 5 giugno la Chiesa Cattolica celebra la Solennità di Pentecoste, giorno in cui si compie la promessa di Cristo agli apostoli: il Padre avrebbe inviato lo Spirito Santo per guidarli nella missione evangelizzatrice.
Per comprendere meglio questa ricorrenza, presentiamo 8 chiavi di lettura:
1. Deriva dalla parola greca che significa “cinquantesimo” (pentecoste)
Il motivo è che Pentecoste cade il cinquantesimo giorno (in greco pentēkostē hēmera) dopo la Domenica di Pasqua (secondo il calendario cristiano).
Questo nome ha cominciato a essere usato nel periodo tardo dell’Antico Testamento ed è stato poi ereditato dagli autori del Nuovo Testamento.
2. Questa festività ha anche altri nomi
La festa delle settimane, la festa del raccolto o il giorno delle primizie sono alcuni dei nomi con cui è conosciuta.
Oggi, nei circoli ebraici, è conosciuta come Shavu’ot (in ebraico, “settimane”). Inoltre, è chiamata con nomi diversi in varie lingue.
Nei paesi anglofoni è nota anche come Whitsunday (Domenica Bianca), nome che probabilmente deriva dagli abiti bianchi indossati dai neobattezzati.
3. Pentecoste era un altro tipo di festa nell’Antico Testamento
Era una festa del raccolto e indicava che la mietitura stava giungendo al termine. Il Deuteronomio, capitolo 16, dice:
“Poi conterai sette settimane; le conterai dal giorno in cui comincerai a mietere il grano. Allora celebrerai la festa delle Settimane in onore di Yahvè, tuo Dio, offrendo doni volontari in proporzione a quanto avrai raccolto per grazia di Yahvè, tuo Dio.”
4. Nel Nuovo Testamento rappresenta il compimento della promessa di Cristo
Rappresenta il compimento della promessa fatta da Cristo alla fine del Vangelo di San Luca:
“Disse loro: ‘Così sta scritto: il Cristo patirà e risorgerà dai morti il terzo giorno, e nel suo nome saranno predicati a tutte le genti la conversione e il perdono dei peccati, cominciando da Gerusalemme. Di questo voi siete testimoni. Ed ecco, io mando su di voi colui che il Padre mio ha promesso. Ma voi restate in città, finché non siate rivestiti di potenza dall’alto’”. (Lc 24,46-49)
5. Lo Spirito Santo ha diversi simboli nel Nuovo Testamento
Gli Atti degli Apostoli, capitolo 2, ricordano:
“Mentre stava compiendosi il giorno della Pentecoste, si trovavano tutti insieme nello stesso luogo. Venne all’improvviso dal cielo un rombo, come di vento impetuoso, che riempì tutta la casa dove stavano. Apparvero loro lingue come di fuoco, che si dividevano e si posavano su ciascuno di loro; tutti furono colmati di Spirito Santo e cominciarono a parlare in altre lingue, secondo lo Spirito concedeva loro di esprimersi.”
Questo brano contiene due simboli dello Spirito Santo e della sua attività: il vento e il fuoco.
Il vento è un simbolo fondamentale dello Spirito Santo; la parola greca che significa “Spirito” (Pneuma) significa anche “vento” e “soffio”. Anche se il termine usato per “vento” in questo passo è pnoe (una parola collegata a pneuma), il lettore è portato a cogliere la connessione tra il vento impetuoso e lo Spirito Santo.
In relazione al simbolo del fuoco, il Catechismo afferma:
Mentre l’acqua significava la nascita e la fecondità della vita donata nello Spirito Santo, il fuoco simboleggia l’energia trasformante degli atti dello Spirito Santo. Il profeta Elia, che “sorse […] come il fuoco, e la sua parola bruciava come fiaccola” (Sir 48,1), con la sua preghiera attirò il fuoco dal cielo sul sacrificio del monte Carmelo (cf. 1 Re 18,38-39), figura del fuoco dello Spirito Santo che trasforma ciò che tocca. Giovanni Battista, “che precede il Signore con lo spirito e la forza di Elia” (Lc 1,17), annuncia il Cristo come colui che “battezzerà in Spirito Santo e fuoco” (Lc 3,16), Spirito del quale Gesù dirà: “Sono venuto a portare il fuoco sulla terra; e come vorrei che fosse già acceso!” (Lc 12,49). In forma di lingue “come di fuoco” lo Spirito Santo si posò sui discepoli il mattino di Pentecoste e li riempì di sé (At 2,3-4). La tradizione spirituale conserverà questo simbolismo del fuoco come uno dei più espressivi dell’azione dello Spirito Santo (cf. San Giovanni della Croce, Fiamma d’amor viva). “Non spegnete lo Spirito” (1 Ts 5,19).(Catechismo della Chiesa Cattolica, n. 696)
6. Esiste un legame tra le “lingue” di fuoco e il parlare in altre “lingue”
In entrambi i casi, la parola greca usata per “lingue” è la stessa: glōssai, e il lettore è invitato a cogliere questa connessione.
Il termine “lingua” si usa sia per indicare una fiamma (fuoco), sia un linguaggio.
Le “lingue come di fuoco” che si posano sui discepoli li portano a parlare miracolosamente in “altre lingue” (cioè, in altre lingue reali e comprensibili).
Questo è il risultato dell’azione dello Spirito Santo, rappresentato dal fuoco.
7. Lo Spirito Santo è Dio
Secondo il Catechismo della Chiesa Cattolica, lo Spirito Santo è la “Terza Persona della Santissima Trinità”. Cioè, pur essendoci un solo Dio, in Lui ci sono tre Persone distinte: Padre, Figlio e Spirito Santo. Questa verità è stata rivelata da Gesù nel Vangelo.
Lo Spirito Santo coopera con il Padre e il Figlio sin dall’inizio della storia fino al suo compimento, ma è negli ultimi tempi, inaugurati con l’Incarnazione, che lo Spirito si rivela e ci viene donato, è riconosciuto e accolto come Persona. Il Signore Gesù lo presenta e si riferisce a Lui non come a una forza impersonale, ma come a una Persona distinta, con un’azione propria e un carattere personale.
8. Pentecoste significa partecipare alla vita divina di Cristo ed essere testimoni
La solennità di Pentecoste è una delle più importanti nel calendario della Chiesa e racchiude un significato profondo e ricco. Così l’ha riassunto Benedetto XVI il 27 maggio 2012:
“Questa solennità ci fa memoria e ci fa rivivere l’effusione dello Spirito Santo sugli Apostoli e sugli altri discepoli, riuniti in preghiera con la Vergine Maria nel Cenacolo (cf. At 2,1-11). Gesù, dopo essere risorto e salito al cielo, invia alla Chiesa il suo Spirito perché ogni cristiano possa partecipare alla sua stessa vita divina e diventi suo testimone nel mondo. Lo Spirito Santo, irrompendo nella storia, vince la sua aridità, apre i cuori alla speranza, stimola e favorisce in noi la maturazione interiore nel rapporto con Dio e con il prossimo.”
Testo: National Catholic Register