Il Singapore National Stadium, presso il Singapore SportsHub, quartiere sportivo e ricreativo situato a Kallang, è un impianto sportivo polifunzionale all’avanguardia da 55.000 posti, con tetto retrattile e struttura a cupola ultrasottile. Il Papa, lasciata l’auto coperta, è entrato nello stadio su una golf-cart, con cui ha fatto il giro prima della messa per salutare e benedire i fedeli, previsti in numero di 55.000.
Al termine della celebrazione, il cardinale William Goh Seng Chye, arcivescovo di Singapore, gli ha rivolto un indirizzo di saluto. Lungo il suo tragitto in golf-cart all’interno della Stadio Nazionale di Singapore, Papa Francesco, tra le ovazioni dei fedeli, si è fermato continuamente per sostare con i bambini che gli sono stati avvicinati, ha distribuito dolcetti, rosari e carezze, si è fatto fotografare nei selfie con gli smartphone, firmando immagini e carte, salutando e benedicendo le due ali di folla.
Il cardinale arcivescovo di Singapore, William Goh, seduto sul sedile alle sue spalle, ha assistito commosso dal calore e dall’entusiasmo della partecipazione popolare alla presenza del Papa, asciugandosi le lacrime.
Le parole del Papa
Nella messa celebrata al National Stadium di Singapore, Papa Francesco ha voluto prendere spunto “dalla bellezza di questa città, e dalle grandi e ardite architetture che contribuiscono a renderla così famosa e affascinante, cominciando dall’impressionante complesso del National Stadium, in cui ci troviamo”. E ha ricordato “che, in ultima analisi, anche all’origine di queste imponenti costruzioni, come di ogni altra impresa che lasci un segno positivo in questo mondo, non ci sono, come molti pensano, prima di tutto i soldi, né la tecnica e nemmeno l’ingegneria – tutti mezzi utili -, ma l’amore: ‘l’amore che edifica’, appunto”.
Secondo il Pontefice, “forse qualcuno potrebbe pensare che questa sia un’affermazione ingenua, ma se ci riflettiamo bene non è così”. “Non c’è opera buona, infatti, dietro cui non ci siano delle persone magari geniali, forti, ricche, creative, ma pur sempre donne e uomini fragili, come noi, per i quali senza amore non c’è vita, né slancio, né motivo per agire, né forza per costruire”, ha spiegato. Per il Papa, “se qualcosa di buono c’è e rimane in questo mondo, è solo perché, in infinite e varie circostanze, l’amore ha prevalso sull’odio, la solidarietà sull’indifferenza, la generosità sull’egoismo”.
Senza questo, “anche qui nessuno avrebbe potuto far crescere una metropoli così grande, gli architetti non avrebbero progettato, gli operai non avrebbero lavorato e nulla si sarebbe potuto realizzare”. “Allora ciò che vediamo è un segno – ha osservato Francesco -, e dietro ciascuna delle opere che ci stanno di fronte ci sono tante storie d’amore da scoprire: di uomini e donne uniti gli uni agli altri in una comunità, di cittadini dediti al loro Paese, di madri e padri solleciti per le loro famiglie, di professionisti e lavoratori di ogni genere e grado, onestamente impegnati nei loro diversi ruoli e mansioni”.
“E ci fa bene imparare a leggerle, queste storie, scritte sulle facciate delle nostre case e sui tracciati delle nostre strade, e tramandarne la memoria, per ricordarci che nulla di duraturo nasce e cresce senza l’amore”, ha aggiunto.
“A volte la grandezza e l’imponenza dei nostri progetti possono farcelo dimenticare – ha concluso il Papa -, illudendoci di potere, da soli, essere gli autori di noi stessi, della nostra ricchezza, del nostro benessere, della nostra felicità, ma la vita alla fine ci riporta sempre a un’unica realtà: senza amore non siamo nulla”.
Foto: Vatican Media