Papa Francesco sul sagrato della Basilica di San Pietro ha celebrato la messa in occasione del Giubileo delle Forze Armate, di Polizia e di Sicurezza, in corso da ieri e secondo dei grandi eventi dell’Anno Santo dopo quello del Mondo della Comunicazione.
Sono circa 30 mila le persone iscritte a questo Giubileo, di cui 20 mila dall’Italia e le altre di delegazioni provenienti da oltre 100 Paesi. Concelebrano la liturgia con il Papa 315 tra cardinali, vescovi e sacerdoti.
Durante la messa il Papa ha letto solo la prima parte dell’omelia, passando poi il testo alla lettura dell’arcivescovo Diego Ravelli, maestro delle Celebrazioni liturgiche pontificie.
“Vorrei esortarvi a non perdere di vista il fine del vostro servizio e delle vostre azioni: promuovere la vita, salvare la vita, difendere la vita sempre”, ha detto il Papa. “Vi chiedo per favore di vigilare – ha affermato nell’omelia -: vigilare contro la tentazione di coltivare uno spirito di guerra; vigilare per non essere sedotti dal mito della forza e dal rumore delle armi; vigilare per non essere mai contaminati dal veleno della propaganda dell’odio, che divide il mondo in amici da difendere e nemici da combattere”. “Siate invece testimoni coraggiosi dell’amore di Dio Padre, che ci vuole fratelli tutti. E, insieme, camminiamo per costruire una nuova era di pace, di giustizia e di fraternità”, ha aggiunto il Pontefice.
“A voi – ha ricordato Francesco – è affidata una grande missione, che abbraccia molteplici dimensioni della vita sociale e politica: la difesa dei nostri Paesi, l’impegno per la sicurezza, la custodia della legalità e della giustizia, la presenza nelle case di reclusione, la lotta alla criminalità e alle diverse forme di violenza che rischiano di turbare la pace sociale”.
“E ricordo anche quanti offrono il loro importante servizio nelle calamità naturali, per la salvaguardia del creato, per il salvataggio delle vite in mare, per i più fragili, per la promozione della pace”, ha sottolineato. Commentando il Vangelo del giorno, il Papa ha invitato i militari e il personale di Polizia e della sicurezza a fare come Gesù: “vedere, salire, sedersi”. “Vedere – ha spiegato -, perché siete chiamati ad avere uno sguardo attento, che sa cogliere le minacce al bene comune, i pericoli che incombono sulla vita dei cittadini, i rischi ambientali, sociali e politici cui siamo esposti”.
“Salire – ha proseguito -, perché le vostre divise, la disciplina che vi ha forgiato, il coraggio che vi contraddistingue, il giuramento che avete fatto, sono tutte cose che vi ricordano quanto sia importante non soltanto vedere il male per denunciarlo, ma anche salire sulla barca in tempesta e impegnarsi perché non faccia naufragio, con una missione al servizio del bene, della libertà, e della giustizia”.
“E infine sedervi – ha detto ancora Francesco -, perché il vostro essere presenti nelle nostre città e nei nostri quartieri, il vostro stare sempre dalla parte della legalità e dalla parte dei più deboli, diventa per tutti noi un insegnamento: ci insegna che il bene può vincere nonostante tutto, ci insegna che la giustizia, la lealtà e la passione civile sono ancora oggi valori necessari, ci insegna che possiamo creare un mondo più umano, più giusto e più fraterno, nonostante le forze contrarie del male”. “Vi siamo grati per quanto operate, a volte rischiando personalmente – ha concluso -. Grazie perché salendo sulle nostre barche in pericolo, ci offrite la vostra protezione e ci incoraggiate a continuare la nostra traversata”.
“In questo compito, che abbraccia tutta la vostra vita, siete accompagnati anche dai Cappellani, una presenza sacerdotale importante in mezzo a voi”, ha detto papa Francesco. “Essi non servono – come a volte è tristemente successo nella storia – a benedire perverse azioni di guerra. No”, ha sottolineato nell’omelia, letta in gran parte dal maestro delle celebrazioni liturgiche pontificie, mons. Diego Ravelli: “Essi sono in mezzo a voi come presenza di Cristo, che vuole accompagnarvi, offrirvi ascolto e vicinanza, incoraggiarvi a prendere il largo e sostenervi nella missione che portate avanti ogni giorno”. “Come sostegno morale e spirituale, essi fanno la strada con voi, aiutandovi a svolgere i vostri incarichi alla luce del Vangelo e al servizio del bene”, ha aggiunto il Pontefice.
L’Angelus
“Preghiamo per la pace, nella martoriata Ucraina, in Palestina, Israele, Myanmar, in tutto il Medio Oriente, nel Kivu, in Suda. Tacciano ovunque le armi e si ascolti il grido dei popoli, che chiedono pace”. Lo ha detto Papa Francesco all’Angelus, al termine della messa in Piazza San Pietro per il Giubileo delle Forze Armate, di Polizia e di Sicurezza.
“Prima di concludere questa celebrazione desidero salutare tutti voi che avete dato vita a questo pellegrinaggio giubilare delle Forze armate, di Polizia e di Sicurezza”, ha detto il Papa. “Ringrazio per la loro presenza le distinte autorità civili e per il loro servizio pastorale gli ordinari militari e i cappellani”, ha affermato.
“Estendo il mio saluto – ha proseguito il Pontefice – a tutti i militari del mondo. E vorrei ricordare l’insegnamento della Chieda a tale proposito. Dice il Concilio Vaticano II (Gaudium et Spes, ndr): ‘Coloro che al servizio della patria esercitano la loro professione nelle file dell’Esercito si considerino anche essi come servitori della sicurezza e della libertà dei loro popoli. Questo servizio armato va esercitato solo per legittima difesa, mai per imporre il dominio sulle altre Nazioni, sempre osservando le convenzioni internazionali in materia di conflitti’. E prima ancora nel sacro rispetto della vita del creato”.
Foto: Vatican Media