“Questa è la cosa più importante: aprirci a Dio, aprirci ai fratelli, aprirci al Vangelo e farlo diventare la bussola della nostra vita”. Lo ha detto Papa Francesco nell’omelia della messa celebrata davanti a 35 mila persone allo stadio Sir John Guise di Port Moresby, dopo aver commentato l’episodio evangelico della guarigione del sordomuto.
Le parole del Papa
“Anche a voi oggi il Signore dice: ‘Coraggio, non temere, popolo papuano! Apriti! Apriti alla gioia del Vangelo, apriti all’incontro con Dio, apriti all’amore dei fratelli’. Che nessuno di noi rimanga sordo e muto dinanzi a questo invito”, ha aggiunto il Pontefice. “Ci sono una sordità interiore e un mutismo del cuore che dipendono da tutto ciò che ci chiude in noi stessi, ci chiude a Dio e agli altri: l’egoismo, l’indifferenza, la paura di rischiare e di metterci in gioco, il risentimento, l’odio, e l’elenco potrebbe continuare. Tutto ciò ci allontana: da Dio, dai fratelli, da noi stessi; e dalla gioia di vivere”, ha sottolineato il Papa. “A questa lontananza, fratelli e sorelle, Dio risponde con la vicinanza di Gesù”, ha proseguito.
Secondo il Pontefice, “con la sua vicinanza, Gesù guarisce il mutismo e la sordità dell’uomo: quando infatti ci sentiamo lontani, oppure scegliamo di tenerci a distanza – a distanza da Dio, a distanza dai fratelli, a distanza da chi è diverso da noi – allora ci chiudiamo, ci barrichiamo in noi stessi e finiamo per ruotare solo intorno al nostro io, sordi alla Parola di Dio e al grido del prossimo e perciò incapaci di parlare con Dio e col prossimo”.
“Fratelli e sorelle – ha quindi aggiunto -, voi che abitate questa grande isola affacciata sull’Oceano Pacifico, forse qualche volta avrete pensato di essere una terra lontana, distante, situata ai confini del mondo. E magari, per tante altre ragioni, a volte vi sarete sentiti distanti da Dio e dal suo Vangelo, incapaci di comunicare con Lui e tra di voi”.
Ma per il Papa, “Gesù vince le chiusure del cuore, ci aiuta a superare le nostre paure, dischiude le nostre orecchie, scioglie la nostra lingua e, così, ci riscopriamo figli amati da Dio e fratelli tra di noi”.
L’Angelus
“Da questa terra benedetta dal Creatore, vorrei insieme a voi invocare, per intercessione di Maria Santissima, il dono della pace per tutti i popoli”, ha detto il Papa all’Angelus, al termine della messa celebrata allo stadio di Port Moresby, uno degli ultimi eventi della visita in Papua Nuova Guinea. “In particolare – ha proseguito -, lo chiedo per questa grande regione del mondo tra Asia, Oceania e Oceano Pacifico. Pace, pace per le Nazioni e anche per il creato”. “No al riarmo e allo sfruttamento della casa comune! Sì all’incontro tra i popoli e le culture, sì all’armonia dell’uomo con le creature!”, ha aggiunto il Pontefice.
“Prima di concludere questa celebrazione, ci rivolgiamo alla Vergine Maria con la preghiera dell’Angelus”, ha affermato Francesco introducendo l’invocazione mariana. “A lei affido il cammino della Chiesa in Papua Nuova Guinea e nelle Isole Salomone. Maria aiuto dei cristiani – ‘Maria Helpim’ vi accompagni e vi protegga sempre: rafforzi l’unione delle famiglie, renda belli e coraggiosi i sogni dei giovani, sostenga e consoli gli anziani, conforti i malati e i sofferenti!”, ha implorato il Pontefice.
“‘Maria Helpim’, Regina della pace, aiutaci a convertirci ai disegni di Dio, che sono disegni di pace e di giustizia per la grande famiglia umana!”, ha poi concluso.
In 35mila alla Messa
Le autorità locali confermano la presenza di circa 35.000 fedeli, nello stadio e negli spazi vicini, che partecipano alla Santa Messa celebrata dal Papa a Port Moresby”. Lo riferisce la Sala stampa della Santa Sede.
La tappa in giornata nel nord della Guinea
Dopo la messa la partenza in aereo dall’Aeroporto Internazionale di Port Moresby “Jacksons” per Vanimo, città nel nord della Guinea, dove incontra i fedeli nella Spianata antistante la Cattedrale della Santa Croce. Popi, dopo l’incontro con un gruppo di missionari alle 17.40 ora locale ritorna a Port Moresby dopo due ore di volo.
Nella sua visita di alcune ore Francesco porta con sé in aereo otto valigie piene di farmaci e di beni di prima necessità destinati ai poveri, ai bambini e ai missionari che lì prestano il loro servizio.
Le valigie contengono diversi tipi di farmaci necessari soprattutto ai bambini che vivono nella giungla nella regione di Vanimo. Poi cibi e attrezzi e suppellettili da cucina e per la casa, impossibili da trovare ‘in loco’ e necessari ai missionari per la conservazione degli alimenti dal deperimento e dall’azione degli insetti. Non mancano anche giocattoli per i bambini e indumenti per i chierichetti. Padre Diaz, 51 anni, monaco dell’Istituto del Verbo Incarnato, è missionario da un anno nel villaggio di Wutung: Bergoglio conosce bene l’allora parroco fin da quando era cardinale a Buenos Aires, e ora ha voluto a tutti i costi la tappa a Vanimo (150 mila abitanti, di cui circa 45 mila cattolici), avendo tra l’altro già aiutato molto in passato la realtà locale tramite la missione. Il Papa vola a Vanimo con un aereo militare messo a disposizione dalle autorità australiane, incontrai fedeli della diocesi nella spianata antistante la Cattedrale della Santa Croce: almeno un migliaio gli indigeni sono confluiti appositamente dalla foresta pluviale.