Una grande scritta galleggiante “Welcome Pope Francis”, con accanto la sagoma di un cuore, ha accolto l’arrivo in aereo di Papa Francesco a Vanimo sul mare antistante la località nel nord di Papua Nuova Guinea. L’aereo del Pontefice, un C130 dall’Aeronautica Militare australiana, ha sorvolato la scritta e sia Francesco sia le altre persone a bordo hanno potuto ammirarla. Nei giorni scorsi, la foto della maxi-scritta in mare è stata diffusa da alcuni missionari operanti nella zona di Vanimo.
Papa Francesco, a bordo del C130 messogli a disposizione dall’Aeronautica Militare australiana e decollato da Port Moresby, e atterrato all’aeroporto di Vanimo, nel nord di Papua Nuova Guinea, dove oggi ha incontrato i fedeli della diocesi e privatamente un gruppo di missionari.
Il viaggio a Vanimo
Vanimo (11.000 abitanti) è un porto ed è la città più grande e popolosa della provincia di Sandaun (Sepik occidentale) e del distretto di Vanimo-Green River, sulla costa nord-occidentale del Paese. È situata su una penisola circondata da una spiaggia di sabbia bianca di fronte all’Oceano Pacifico, vicino al confine con l’Indonesia. È collocata su una pianura alluvionale ben drenata ricoperta dalla foresta pluviale. Vanimo è nota per le sue spiagge pittoresche, la barriera corallina e come destinazione per il surf, nonché famosa per la cultura e le tradizioni indigene delle tribù d’Aitape e Mamberamo e per le foreste di mangrovie, considerate tra le più belle del mondo. Al suo arrivo, il Papa è stato accolto dal vescovo di Vanimo, mons. Francis Meli, e da autorità locali.
L’incontro con i fedeli
L’incontro con i fedeli della diocesi, presenti almeno un migliaio di indigeni giunti dalle foreste circostanti, ha visto il saluto di benvenuto del vescovo, le testimonianze di un catechista, di una bambina della Lujan Home for Girls, di una religiosa e di una famiglia. Quindi il discorso del Papa. C’è stata poi la deposizione di una rosa d’oro dinanzi alla statua della Vergine di Lujàn, cara ai devoti dell’Argentina. Al termine il Papa si è trasferito nel vicino villaggio di Baro per l’incontro in privato con un gruppo di missionari alla Holy Trinity Humanistic School, prima del rientro in serata nella capitale Port Moresby. Le autorità locali hanno stimato siano presenti circa 20.000 persone sulla spianata per l’incontro con i fedeli della Diocesi di Vanimo.
Le parole del vescovo
“La visita di oggi è una pietra miliare significativa per promuovere la speranza e l’unità, nonché l’amore e l’armonia tra culture, gruppi etnici, tribù, lingue e nazioni”. Così il vescovo di Vanimo, mons. Francis Meli, si è rivolto al Papa nel suo discorso di benvenuto durante l’incontro con i fedeli della diocesi sulla spianata della Cattedrale. “La sua visita è un simbolo di pace in un mondo segnato da conflitti e guerre, violenza, soprattutto di genere, disuguaglianza, violenza legata alla stregoneria (Srv), cambiamenti climatici, crimini dei colletti bianchi, problemi di ordine pubblico, ecc”, ha affermato il presule: “Apprezziamo i suoi sforzi per promuovere la speranza, l’unità, la pace e l’amore, denunciando la violenza e tutte le azioni che danneggiano la famiglia umana”.
Dopo aver ricordato l’opera dei missionari e dei catechisti a livello locale, come pure la precedente visita di Giovanni Paolo II in Papua Nuova Guinea nel gennaio 1995, il vescovo ha aggiunto: “Santità, desideriamo anche riconoscere il suo ruolo significativo nella comunità internazionale e il costante impegno nell’evangelizzazione”. Vanimo “accoglie un Papa per la prima volta”, ha detto ancora mons. Meli: “La sua visita, sulle orme dei missionari francescani, è un onore e un privilegio per la nostra terra”, sottolineato al Pontefice. “Prego e spero che la Sua visita, Santo Padre, porti un rinnovato fervore a tutti i cattolici e ai cristiani di Vanimo, unendoli nella fede e nella missione, soprattutto in questi tempi difficili”, ha concluso il vescovo.
Durante l’incontro con i fedeli della diocesi di Vanimo, sulla spianata antistante la Cattedrale della Santa Croce, Papa Francesco ha indossato un copricapo tradizionale indigeno, con piumaggio colorato, giallo e marrone, che gli è stato donato e messo sul capo da uno dei fedeli che hanno portato le loro testimonianze, il catechista Steven Abala.
Le parole del Papa
Una “terra meravigliosa, giovane e missionaria”. Così il Papa ha definito il territorio di Vanimo durante l’incontro con i fedeli della diocesi sulla spianata della Cattedrale. “Dalla metà del XIX secolo la missione qui non si è mai interrotta – ha detto -: religiose, religiosi, catechisti e missionari laici non hanno smesso di predicare la Parola di Dio e di offrire aiuto ai fratelli, nella cura pastorale, nell’istruzione, nell’assistenza sanitaria e in molti altri ambiti, affrontando non poche difficoltà, per essere per tutti strumento ‘di pace e di amore'”. Così “le chiese, le scuole, gli ospedali e i centri missionari testimoniano attorno a noi che Cristo è venuto a portare salvezza a tutti, perché ciascuno fiorisca in tutta la sua bellezza per il bene comune”.
“Voi qui siete ‘esperti’ di bellezza, perché ne siete circondati! – ha esclamato Francesco – Vivete in una terra magnifica, ricca di una grande varietà di piante e di uccelli, in cui si resta a bocca aperta davanti a colori, suoni e profumi, e allo spettacolo grandioso di una natura che esplode di vita, evocando l’immagine dell’Eden!”.
“Guardandoci attorno, vediamo quanto è dolce lo scenario della natura. Ma rientrando in noi stessi, ci accorgiamo che c’è uno spettacolo ancora più bello”, ha detto il Papa nell’incontro con i fedeli della diocesi a Vanimo: “E la nostra missione è proprio questa: diffondere ovunque, attraverso l’amore di Dio e dei fratelli, la bellezza del Vangelo di Cristo”. Secondo il Pontefice, è importante “che ciascuno di noi promuova l’annuncio missionario là dove vive: a casa, a scuola, negli ambienti di lavoro – ha elencato -, perché dappertutto, nelle foreste, nei villaggi e nelle città, alla bellezza dei panorami corrisponda quella di una comunità in cui ci si vuole bene”.
“Formeremo così, sempre più, come una grande orchestra capace, con le sue note, di ricomporre le rivalità, di vincere le divisioni – personali, familiari e tribali -; di scacciare dal cuore delle persone la paura, la superstizione e la magia;
di porre fine a comportamenti distruttivi come la violenza, l’infedeltà, lo sfruttamento, l’uso di alcool e droghe: mali che rendono infelici e imprigionano tanti fratelli e sorelle, anche qui”. Francesco ha voluto ricordare che “l’amore è più forte di tutto questo e la sua bellezza può guarire il mondo, perché ha le sue radici in Dio”. “Diffondiamolo, perciò, e difendiamolo, anche quando il farlo può costarci incomprensioni e opposizioni”, ha soggiunto. E ha evidenziato come “molti turisti, dopo aver visitato il vostro Paese”, tornino a casa “dicendo di aver visto ‘il paradiso'”, riferendosi, in genere, “alle attrazioni paesaggistiche e ambientali di cui hanno goduto”.
Tuttavia, ha detto ancora il Papa, “il tesoro più grande qui non è quello. Ce n’è un altro, più bello e affascinante, che si trova nei vostri cuori e che si manifesta nella carità con cui vi amate”. È questo “il dono più prezioso che potete condividere e far conoscere a tutti, rendendo Papua Nuova Guinea famosa non solo per la sua varietà di flora e di fauna, per le sue spiagge incantevoli e per il suo mare limpido, ma anche e soprattutto per le persone buone che vi si incontrano”.
Il rientro nella capitale
Il volo papale con a bordo il Pontefice, il suo seguito e un ristretto gruppo di giornalisti, è atterrato dopo due di traversata all’aeroporto della capitale alle 19.52 ora locale (le 11.52 in Italia). Domani, 9 settembre, dopo l’incontro con i giovani nello stadio, il trasferimento nel Timor orientale, terza tappa del 45mo viaggio apostolico che si chiuderà a Singapore.
Foto: Vatican Media