Il Papa, sul Sagrato della Basilica Vaticana, ha celebrato la messa con i nuovi cardinali e il Collegio cardinalizio. Nel corso della celebrazione eucaristica ha avuto luogo l’apertura della XVI Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi sul tema: ”Per una Chiesa sinodale: comunione, partecipazione e missione”.
Le parole del Papa
“Cari fratelli cardinali, confratelli vescovi, sorelle e fratelli, siamo all’apertura dell’Assemblea Sinodale. E non ci serve uno sguardo immanente, fatto di strategie umane, calcoli politici o battaglie ideologiche. Il Sinodo aprirà questa porta, quest’altra. No, non serve. Non siamo qui per portare avanti una riunione parlamentare o un piano di riforme. No”. “Siamo qui – ricorda Francesco -per camminare insieme con lo sguardo di Gesù, che benedice il Padre e accoglie quanti sono affaticati e oppressi. Partiamo dunque dallo sguardo di Gesù, che è uno sguardo benedicente e accogliente”.
CHIESA NON CEDA A SOLUZIONI DI COMODO
La Chiesa non ceda ” a soluzioni di comodo”, non si lasci dettare “l’agenda dal mondo”. Lo dice il Papa nella messa, sul sagrato della Basilica vaticana. Lo “sguardo benedicente del Signore – dice il Pontefice – invita anche noi a essere una Chiesa che, con animo lieto, contempla l’azione di Dio e discerne il presente. E che, fra le onde talvolta agitate del nostro tempo, non si perde d’animo, non cerca scappatoie ideologiche, non si barrica dietro convinzioni acquisite, non cede a soluzioni di comodo, non si lascia dettare l’agenda dal mondo. Questa è la sapienza spirituale della Chiesa,sintetizzata con serenità da San Giovanni XXIII: ‘È necessario prima di tutto che la Chiesa non distolga mai gli occhi dal sacro patrimonio della verità ricevuto dagli antichi; ed insieme ha bisogno di guardare anche al presente, che ha comportato nuove situazioni e nuovi modi di vivere, ed ha aperto nuove vie all’apostolato'”. “Lo sguardo benedicente di Gesù ci invita a essere una Chiesa che non affronta le sfide e i problemi di oggi con uno spirito divisivo e conflittuale ma che, al contrario, volge gli occhi a Dio che è comunione e, con stupore e umiltà, lo benedice e lo adora, riconoscendolo suo unico Signore”, sottolinea Francesco aggiungendo: “Questo ci basta, Lui ci basta. Non vogliamo glorie terrene, non vogliamo farci belli agli occhi del mondo, ma raggiungerlo con la consolazione del Vangelo, per testimoniare meglio, e a tutti, l’amore infinito di Dio”.
La strada
Bergoglio indica a vescovi e cardinali che si riuniranno per un mese in Vaticano quale debba essere la strada: “Il compito primario del Sinodo: ricentrare il nostro sguardo su Dio, per essere una Chiesa che guarda con misericordia l’umanità. Una Chiesa unita e fraterna, o almeno che cerca di esserlo, che ascolta e dialoga; una Chiesa che benedice e incoraggia, che aiuta chi cerca il Signore, che scuote beneficamente gli indifferenti, che avvia percorsi per iniziare le persone alla bellezza della fede. Una Chiesa che ha Dio al centro e che, perciò, non si divide all’interno e non è mai aspra all’esterno.
Una Chiesa che rischia con Gesù”.
PORTE APERTE A TUTTI
“Il Sinodo serve a ricordarci questo: la nostra Madre Chiesa ha sempre bisogno di purificazione, di essere ”riparata”, perché noi tutti siamo un Popolo di peccatori perdonati, sempre bisognosi di ritornare alla fonte che è Gesù e di rimetterci sulle strade dello Spirito per raggiungere tutti col suo Vangelo”. Lo sottolinea il Papa all’apertura del Sinodo dei Vescovi sulla sinodalità. Il Pontefice ripete che la Chiesa deve avere le porte aperte per “tutti, tutti, tutti!”. Nell’omelia, il Pontefice ricorda che “Francesco di Assisi, in un tempo di grandi lotte e divisioni, tra il potere temporale e quello religioso, tra la Chiesa istituzionale e le correnti eretiche, tra i cristiani e altri credenti, non criticò e non si scagliò contro nessuno, imbracciando solo le armi del Vangelo: l’umiltà e l’unità, la preghiera e la carità. Facciamo anche noi così!”.
Le tentazioni
Il Pontefice mette in guardia da alcune tentazioni: “Fratelli e sorelle, Popolo santo di Dio, dinanzi alle difficoltà e alle sfide che ci attendono, lo sguardo benedicente e accogliente di Gesù ci impedisce di cadere in alcune tentazioni pericolose: di essere una Chiesa rigida, una dogana, che si arma contro il mondo e guarda all’indietro; di essere una Chiesa tiepida, che si arrende alle mode del mondo; di essere una Chiesa stanca, ripiegata su sé stessa. Camminiamo sulle orme di San Francesco d’Assisi, il Santo della povertà e della pace, il ”folle di Dio” che ha portato nel corpo le stigmate di Gesù e, per rivestirsi di Lui, si è spogliato di tutto. Difficile questa spogliazione di tutto, anche per noi delle istituzioni”. “E se il Popolo santo di Dio con i suoi pastori, da ogni parte del mondo, nutre attese, speranze e pure qualche paura sul Sinodo che iniziamo, ricordiamo ancora – ribadisce il Papa – che esso non è un raduno politico, ma una convocazione nello Spirito; non un parlamento polarizzato, ma un luogo di grazia e di comunione. Lo Spirito Santo, poi, spesso frantuma le nostre aspettative per creare qualcosa di nuovo, che supera le nostre previsioni e le nostre negatività. Posso dire che il momento di più frutto nel Sinodo sono i momenti di preghiera con cui il Signore agisce in noi”.