Dopo aver ricordato, nell’incontro con i vescovi e il clero alla cattedrale cattolica di Ulan Bator, che la presenza della Chiesa in Mongolia dopo il periodo comunista “è ripresa in modo straordinario nel 1992 con l’arrivo dei primi missionari della Congregazione del Cuore Immacolato di Maria, a cui si sono aggiunti rappresentanti di altri istituti, clero diocesano e volontari laici”, papa Francesco ha sottolineato che in questi trentun anni “voi, carissimi sacerdoti, consacrati, consacrate e operatori pastorali, avete dato vita a una molteplice varietà di iniziative caritative, che assorbono la maggior parte delle vostre energie e riflettono il volto misericordioso di Cristo buon samaritano”. “È come il vostro biglietto da visita, che vi ha resi rispettati e stimati per i tanti benefici arrecati a molte persone in vari campi: dall’assistenza all’educazione, passando per la cura sanitaria e la promozione culturale – ha aggiunto -. Vi incoraggio a proseguire su questa strada feconda e vantaggiosa per l’amato popolo mongolo. Gesti di amore, gesti di carità”. Francesco ha invitato “a gustare e vedere il Signore, a tornare sempre e di nuovo a quello sguardo originario da cui tutto è nato”. “Senza di esso, infatti – ha avvertito -, le forze vengono meno e l’impegno pastorale rischia di diventare sterile erogazione di servizi, in un susseguirsi di azioni dovute, che finiscono per non trasmettere più nulla se non stanchezza e frustrazione”. Invece, “rimanendo a contatto con il volto di Cristo”, “lo riconoscerete nel volto di quanti servite e vi sentirete trasportati da un’intima gioia, che anche nelle difficoltà lascia la pace nel cuore”. “Di questo c’è bisogno, oggi e sempre – ha aggiunto il papa -, non di persone indaffarate e distratte che portano avanti progetti, col rischio talvolta di apparire amareggiate per una vita certamente non facile”.
La Chiesa non ha mandato politico,i governi non temano
“Il Signore Gesù, inviando i suoi nel mondo, non li mandò a diffondere un pensiero politico”, e, nel segno di “una concreta fraternità con ogni popolo”, “la Chiesa che nasce da questo mandato è una Chiesa povera, che poggia solo su una fede genuina, sulla disarmata e disarmante potenza del Risorto, in grado di alleviare le sofferenze dell’umanità ferita”. Così il Papa nell’incontro con i vescovi e il clero a Ulan Bator. “Ecco perché i governi e le istituzioni secolari non hanno nulla da temere dall’azione evangelizzatrice della Chiesa, perché essa non ha un’agenda politica da portare avanti, ma conosce solo la forza umile della grazia di Dio e di una Parola di misericordia e di verità, capace di promuovere il bene di tutti”.
Il vescovo non è un ‘manager’, ma immagine viva Buon pastore
“Vi invito a vedere nel vescovo non un ‘manager’, ma l’immagine viva di Cristo buon Pastore che raduna e guida il suo popolo”. Lo ha detto papa Francesco durante l’incontro con i vescovi e il clero nella cattedrale cattolica di Ulan Bator.
“Il fatto, poi, che il vostro vescovo sia cardinale”, cioè il prefetto apostolico Giorgio Marengo, “vuol essere un’ulteriore espressione di vicinanza: voi tutti, lontani solo fisicamente, siete vicinissimi al cuore di Pietro; e tutta la Chiesa è vicina a voi, alla vostra comunità, che è veramente cattolica, cioè universale, e che attira la simpatia di tutti i fratelli e le sorelle sparsi nel mondo verso la Mongolia, in una grande comunione ecclesiale”, ha evidenziato il Pontefice.
“Sottolineo questa parola: ‘comunione’ – ha proseguito -. La Chiesa non si comprende in base ad un criterio puramente funzionale, la Chiesa non è una ditta funzionale che fa le cose, né si espande per proselitismo. E non è che il vescovo fa da moderatore delle diverse componenti, magari basandosi sul principio della maggioranza, ma in forza di un principio spirituale, per cui Gesù stesso si fa presente nella persona del vescovo per assicurare la comunione nel suo Corpo mistico”.
In altre parole, “l’unità nella Chiesa non è questione di ordine e rispetto, e nemmeno una buona strategia per ‘fare squadra’; è questione di fede e di amore al Signore, è fedeltà a Lui”. “Perciò è importante che tutte le componenti ecclesiali si compattino intorno al vescovo, che rappresenta Cristo vivo in mezzo al suo Popolo, costruendo quella comunione sinodale che è già annuncio e che tanto aiuta a inculturare la fede”, ha concluso il Pontefice.