L’orrore di Bucha visto con gli occhi di Marichka, una bambina immaginaria davanti alla quale i soldati russi hanno torturato e ucciso padre, madre e nonna. Il massacro di due anni fa di oltre 630 civili nella cittadina a pochi km a nord di Kyiv – quello che le autorità ucraine definiscono un “genocidio” per il quale hanno chiesto indagini approfondite alla Corte penale internazionale – è emerso nell’udienza di questa mattina, 11 ottobre, di Papa Francesco a Volodymyr Zelensky. Il presidente ucraino, dopo il colloquio privato nella sala della Biblioteca di circa 35 minuti, ha regalato al Papa il dipinto ad olio di una bambina, Marichka appunto, che con i suoi occhi spenti, lo sciarpone e un cappotto marrone rappresenta tutti gli abitanti di Bucha che hanno dovuto assistere a rapimenti, torture, saccheggi, stupri, anche di minori. Una brochure a fianco dell’opera ricostruisce nel dettaglio i fatti. Zelensky ha voluto consegnare questo dono al Papa per porre nuovamente all’attenzione del mondo le atrocità vissute dal suo popolo. Popolo che da oltre due anni e mezzo spera in una pace che “è un fiore fragile”, come recita la scritta sulla fusione in bronzo donata da Francesco al leader ucraino.
Tour europeo
Il presidente Zelensky è alla sua terza tappa di un tour europeo finalizzato a presentare il suo “Piano per la vittoria” che lo ha visto a Londra e Parigi e nel pomeriggio in Germania per incontrare il cancelliere Olaf Scholz e poi il presidente Frank-Walter Steinmeier. Arrivato ieri sera a Roma ha incontrato ieri sera la premier Giorgia Meloni, la quale ha ribadito il sostegno a 360° dell’Italia all’Ucraina sia sul piano bilaterale che su quello multilaterale. Per la terza volta, questa mattina, intorno alle 9.45, il leader di Kyiv ha varcato la soglia del Palazzo Apostolico. La prima era stata nel 2020, quando ancora la pandemia di Covid-19 non era deflagrata a livello globale e le tensioni in Ucraina erano circoscritte alla zona est del Paese; il secondo incontro, invece, c’era stato nel maggio 2023, un anno e mezzo dopo il primo missile gettato dalla Russia in terra ucraina. Papa e presidente si erano visti poi a giugno al G7 di Borgo Egnazia: Zelensky era stato tra i primi bilaterali riservati del Pontefice che aveva incontrato uno ad uno, dalla mattina fino alla sera, i leader presenti al summit in Puglia. In mezzo, durante tutti questi mesi, ci sono stati poi contatti telefonici, lettere, appelli, la missione del cardinale Zuppi e il viaggio di luglio del segretario di Stato, Pietro Parolin.
I doni
Al momento del tradizionale scambio di doni, il Papa, oltre alla scultura in bronzo “La pace è un fiore fragile”, ha consegnato al suo ospite il Messaggio per la Giornata mondiale della Pace 2024, quello dedicato alla intelligenza artificiale che rischia di acuire “la follia della guerra”. Poi i volumi dei documenti papali, il libro sulla Statio Orbis del 27 marzo 2020, a cura della Libreria Editrice Vaticana, e il volume, edito sempre da LEV “Perseguitati per la verità, i greco-cattolici ucraini dietro la cortina di ferro”. Si tratta di un album fotografico a colori, frutto di un progetto di ricerca dell’Istituto di Storia della Chiesa dell’Università Cattolica Ucraina sulla vita clandestina della Chiesa greco-cattolica ucraina, per documentare l’eredità dei martiri e dei confessori della fede. Quelli famosi, quelli meno conosciuti, quelli senza nome.
Colloqui in Segreteria di Stato
Dopo il saluto alla delegazione e la foto di gruppo – nove membri, tra cui l’ambasciatore ucraino presso la Santa Sede, Andrii Yurash, e il capo dell’Ufficio del presidente dell’Ucraina, Andrij Jermak – Zelensky si è recato in Segreteria di Stato per i colloqui con il cardinale Parolin. Al termine, il corteo del capo Stato ha lasciato la Città Leonina, transitando sempre attraverso Piazza San Pietro, e poi per Via Paolo VI. Poco prima delle 11.30, il volo dall’aeroporto di Roma-Fiumicino per Berlino. (Vatican News).