Papa Francesco nella Basilica di San Pietro, all’Altare centrale della Confessione, ha presieduto la Messa a conclusione della Seconda sessione della XVI Assemblea generale ordinaria del Sinodo dei Vescovi (2-27 ottobre 2024) sul tema “Per una Chiesa sinodale: comunione, partecipazione e missione”.
Concelebrano la liturgia con il Pontefice quasi 390 tra cardinali, patriarchi, vescovi e sacerdoti, compresi i partecipanti al Sinodo.
Col Baldacchino del Bernini disvelato dopo i restauri, al termine della messa è stato portato presso l’altare della Confessione la Cattedra di San Pietro, il trono ligneo simbolo del primato di Pietro, che rimarrà esposto al pubblico nella Basilica Vaticana fino al prossimo 8 dicembre, festa dell’Immacolata Concezione.
Le parole del Papa
“Per vivere davvero non si può restare seduti: vivere è sempre mettersi in movimento, mettersi in cammino, sognare, progettare, aprirsi al futuro”. Lo ha detto Papa Francesco nell’omelia della messa nella Basilica Vaticana a chiusura del Sinodo dei Vescovi sulla sinodalità, commentando l’episodio evangelico del cieco Bartimeo, che “rappresenta anche quella cecità interiore che ci blocca, ci fa restare seduti, ci rende immobili ai bordi della vita, senza più speranza”.
Secondo il Pontefice, “questo può farci pensare, oltre che alla nostra vita personale, anche al nostro essere Chiesa del Signore”. “Tante cose, lungo il cammino, possono renderci ciechi, incapaci di riconoscere la presenza del Signore, impreparati ad affrontare le sfide della realtà, a volte inadeguati nel saper rispondere alle tante questioni che gridano verso di noi”, ha spiegato.
Tuttavia, “dinanzi alle domande delle donne e degli uomini di oggi, alle sfide del nostro tempo, alle urgenze dell’evangelizzazione e alle tante ferite che affliggono l’umanità, non possiamo restare seduti”. Per il Papa, “una Chiesa seduta, che quasi senza accorgersi si ritira dalla vita e confina se stessa ai margini della realtà, è una Chiesa che rischia di restare nella cecità e di accomodarsi nel proprio malessere”.
“E se restiamo seduti nella nostra cecità – ha avvertito -, continueremo a non vedere le nostre urgenze pastorali e i tanti problemi del mondo in cui viviamo. Per favore, chiediamo al Signore di non restare seduti nella nostra cecità, che si può chiamare mondanità, che si può chiamare cuore chiuso”. Francesco ha invitato quindi a raccogliere “il grido di tutte le donne e gli uomini della terra: il grido di coloro che desiderano scoprire la gioia del Vangelo e di quelli che invece si sono allontanati; il grido silenzioso di chi è indifferente; il grido di chi soffre, dei poveri e degli emarginati, dei bambini schiavi del lavoro, schiavizzati in tante parti del mondo per un lavoro; la voce spezzata di chi non ha più neanche la forza di gridare a Dio, perché non ha voce o perché si è rassegnato”.
“Non abbiamo bisogno di una Chiesa seduta e rinunciataria – ha aggiunto -, ma di una Chiesa che raccoglie il grido del mondo e, voglio dirlo, forse qualcuno può scandalizzarsi, una Chiesa che si sporca le mani per servirlo”. Secondo il Pontefice, “quando siamo seduti e accomodati, quando anche come Chiesa non troviamo le forze, il coraggio e l’audacia, la parresìa necessaria per rialzarci e riprendere il cammino, ricordiamoci di ritornare sempre al Signore e ritornare al Vangelo”. “Sempre e di nuovo, mentre Egli passa, dobbiamo metterci in ascolto della sua chiamata, che ci rimette in piedi e ci fa uscire dalla cecità. E poi riprendere nuovamente a seguirlo, camminare con Lui lungo la strada”, ha indicato.
Nell’omelia Papa Francesco ha suggerito “un’immagine della Chiesa sinodale”: “il Signore ci chiama, ci rialza quando siamo seduti o caduti – ha detto -, ci fa riacquistare una vista nuova, affinché alla luce del Vangelo possiamo vedere le inquietudini e le sofferenze del mondo; e così, rimessi in piedi dal Signore, sperimentiamo la gioia di seguirlo lungo la strada”. “Il Signore lo si segue lungo la strada, non lo si segue chiusi nelle nostre comunità, non lo si segue nei labirinti delle nostre idee”, ha osservato ‘a braccio’.
“Ricordiamolo sempre – ha aggiunto -: non camminare per conto nostro o secondo i criteri del mondo, ma camminare insieme dietro a Lui e con Lui”. “Fratelli e sorelle – ha detto ancora il Pontefice -: non una Chiesa seduta, ma una Chiesa in piedi. Non una Chiesa muta, ma una Chiesa che raccoglie il grido dell’umanità. Non una Chiesa cieca, ma una Chiesa illuminata da Cristo che porta la luce del Vangelo agli altri. Non una Chiesa statica, ma una Chiesa missionaria, che cammina con il Signore lungo le strade del mondo”.
“Oggi, mentre rendiamo grazie al Signore per il cammino percorso insieme, potremo vedere e venerare la reliquia dell’antica Cattedra di San Pietro, accuratamente restaurata”. “Contemplandola con stupore di fede, ricordiamoci che questa è la cattedra dell’amore, dell’unità e della misericordia, secondo quel comando che Gesù diede all’Apostolo Pietro non di dominare sugli altri, ma di servirli nella carità”, ha sottolineato.
“E ammirando il maestoso baldacchino berniniano più splendente che mai – ha aggiunto -, riscopriamo che esso inquadra il vero punto focale di tutta la Basilica, cioè la gloria dello Spirito Santo”. Secondo il Pontefice, “questa è la Chiesa sinodale: una comunità il cui primato è nel dono dello Spirito, che ci rende tutti fratelli in Cristo e ci eleva verso di Lui”.
“Proseguiamo allora con fiducia il nostro cammino insieme”, ha concluso Francesco: “deponiamo il mantello della rassegnazione, affidiamo al Signore le nostre cecità, mettiamoci in piedi e portiamo la gioia del Vangelo per le strade del mondo”.
L’Angelus
“Illuminati dall’incontro con Gesù, possiamo chiederci: vedo il mio fratello mendicante lungo la strada? Riconosco che io stesso sono mendicante davanti al Signore? Cerco con fiducia la misericordia di Dio, che ha sempre pietà di me?” Sono le domande che Papa Francesco pone ai fedeli riuniti in Piazza San Pietro per la recita della preghiera dell’ Angelus Domini.
Il Papa mette in luce tre aspetti del passo evangelico che racconta del cieco Bartimeo: il grido, la fede, il cammino. “Il grido di Bartimeo, che non è solo una richiesta di aiuto. È un’affermazione di sé. Il cieco sta dicendo: “Io esisto, guardatemi. Io non ci vedo, Gesù. Tu mi vedi?”. Sì, Gesù vede
l’uomo mendicante, e lo ascolta, con gli orecchi del corpo e con quelli del cuore. Ecco allora il secondo punto: la fede. «Va’, la tua fede ti ha salvato», dice Gesù. Bartimeo vede perché crede” e c’è il cammino: “Bartimeo, risanato, «seguiva Gesù lungo la strada».
Il Signore gli apre la via e rende sicuro il suo passo. L’uomo che chiede pietà riceve una grazia sovrabbondante: il cieco non trova solo la vista, ma la direzione della vita, alla sequela di Gesù”.
Quando ti avvicini ad un povero ti fai sentire, l’elemosina non è beneficienza, quello che riceve di più è quello che la da perché si fa guardare negli occhi spiega il Papa.
Dopo la preghiera mariana Francesco parla del Sinodo e chiede preghiera perché tutto vada avanti per il bene della Chiesa, poi ricorda la commissione per i rapporto con L’ebraismo e ricorda la Nostra Aetate e incoraggia chi è impegnato per il dialogo e la pace, e prega per il congresso di Croce Rossa e Mezza Luna rossa, è triste vedere come nella guerra si distruggano gli ospedali e le scuole.
Poi il pensiero va in Chapas e al sacerdote assassinato, e alla popolazione delle Filippine colpite dal ciclone. Una saluto ai peruviani di Roma e a tanti altri gruppi.
Poi la preghiera perché si ponga fine all’escalation in Libano, Israele, Palestina e Ucraina e si metta al primo posto il rispetto della vita umana che è sacra, troppe vittime innocenti, -dice il Papa- vediamo ogni giorno immagini di bambini massacrati, troppi bambini.
Foto: Vatican Media