”In questo tempo sto cercando sempre di più di far entrare le donne in Vaticano con ruoli di responsabilità sempre più alta. E le cose stanno cambiando: lo si vede e lo si sente”. Lo ha sottolineato il Papa nel dialogo coi gesuiti in occasione del recente viaggio in Belgio. Il dialogo è pubblicato dalla rivista dei Gesuiti ‘Civiltà Cattolica”.
La Chiesa è donna
”La Chiesa è donna”, ha poi ribadito rispondendo ad un padre Gesuita che chiedeva delle difficoltà di dare alla donna nella Chiesa un posto «giusto e adeguato». Bergoglio ha risposto in proposito : ”Vedo la donna nel cammino dei carismi, e non voglio limitare il discorso del ruolo della donna nella Chiesaal tema del ministero. Poi, in generale, maschilismo e femminismo sono logiche di ‘mercato”’.
”La vicegovernatrice dello Stato è una donna. Poi il Dicastero per lo sviluppo umano integrale ha anch’esso come vice una donna. Nell’«équipe» per la nomina dei vescovi ci sono tre donne, e da quando ci sono loro che selezionano i candidati, le cose vanno molto meglio: sono acute nei loro giudizi”, ha osservato il Papa nel suo dialogo coi gesuiti del Belgio nel recente viaggio.
“Nel Dicastero per i religiosi la vice è una donna. La vice del Dicastero per l’economia è una donna. Le donne, insomma, entrano in Vaticano con ruoli di alta responsabilità: proseguiremo su questa strada. Le cose funzionano meglio di prima. Una volta ho incontrato la presidente Ursula von der Leyen. Parlavamo di un problema specifico, e io le chiesi: «Ma lei come fa a gestire questo genere di problemi?».
Lei mi rispose: «Così come facciamo tutte noi madri». La sua risposta mi ha fatto molto riflettere”, ha aggiunto.
”È molto importante la sinodalità. Occorre che la costruzione non sia dall’alto al basso, ma dal basso all’alto. Non è facile la sinodalità, no, e a volte perché ci sono figure di autorità che non fanno emergere il dialogo”.
”Un parroco – ha aggiunto nel dialogo pubblicato da Civiltà Cattolica – può prendere da solo le decisioni, ma può prenderle con il suo consiglio. E così un vescovo, e anche il papa. È davvero importante capire che cos’è la sinodalità. Paolo VI, dopo il Concilio, ha creato la Segreteria del Sinodo per i vescovi. Gli orientali non hanno perso la sinodalità, noi l’abbiamo persa. Così, per impulso di Paolo VI, siamo andati avanti fino al 50° anniversario che abbiamo celebrato. E adesso siamo arrivati al Sinodo sulla sinodalità, dove le cose saranno chiarite proprio col metodo sinodale. È una grazia la sinodalità nella Chiesa! L’autorità si fa nella sinodalità. La riconciliazione passa per la sinodalità e il suo metodo. E, d’altra parte, non possiamo essere davvero Chiesa sinodale senza riconciliazione”.
”Un migrante deve essere ricevuto, accompagnato, promosso e integrato. Non deve mancare nessuna di queste quattro azioni, altrimenti è un problema serio. Un migrante che non è integrato finisce male, ma finisce male anche la società nella quale si ritrova”, ha detto ancora il Papa. ”La Chiesa deve prendere sul serio il lavoro con i migranti. Io conosco il lavoro di «Open Arms», ad esempio. Nel 2013 – ha ricordato nel dialogo pubblicato dalla Civiltà Cattolica – sono stato a Lampedusa per fare luce sul dramma migratorio. Ma aggiungo una cosa che mi sta a cuore e che sto ripetendo spesso: l’Europa non ha più figli, sta invecchiando. Ha bisogno dei migranti perché si rinnovi la vita. È diventata ormai una questione di sopravvivenza”.
Foto: X di Antonio Spadaro