“Quanto dolore provoca la guerra, ancora più stridente e assurda nei luoghi dove è stato promulgato il Vangelo della pace! A chi alimenta la spirale dei conflitti e ne trae ricavi e vantaggi, ripeto: fermatevi! Fermatevi, perché la violenza non porterà mai la pace”. E’ il nuovo appello del Papa in occasione dell’udienza ai partecipanti alla 97esima Assemblea della ”Riunione delle Opere per l’Aiuto alle Chiese Orientali (R.O.A.C.O.), in corso a Roma.
Le parole di Papa Francesco
“È urgente cessare il fuoco, – ammonisce Francesco -incontrarsi e dialogare per consentire la convivenza di popoli diversi, unica via possibile per un futuro stabile. Con la guerra, invece, avventura insensata e inconcludente, nessuno sarà vincitore: tutti saranno sconfitti. Prestiamo ascolto a quanti ne soffrono le conseguenze, come le vittime e i bisognosi, ma ascoltiamo pure il grido dei giovani, della gente comune e dei popoli, che sono stanchi delle retoriche belliciste, degli sterili ritornelli che incolpano sempre gli altri dividendo il mondo in buoni e cattivi, di leader che fanno fatica a mettersi attorno a un tavolo per trovare mediazioni e favorire soluzioni”.
Il Papa pensa anche “al tragico dramma della martoriata Ucraina, per la quale prego e non mi stanco di invitare a pregare: si aprano spiragli di pace per quella cara popolazione, vengano liberati i prigionieri di guerra e rimpatriati i bambini. Promuovere la pace e liberare chi è recluso sono segni distintivi della fede cristiana, che non può essere ridotta a strumento di potere”.La Terra Santa “si sta spopolando dai cristiani”. E’ il grido di dolore del Papa in occasione dell’udienza all’assemblea della Riunione delle Opere per l’Aiuto alle Chiese Orientali.
“So che in questi giorni vi siete soffermati sulla drammatica situazione in Terra Santa: lì, dove tutto è iniziato, dove gli Apostoli hanno ricevuto il mandato di andare nel mondo ad annunciare il Vangelo, – ha osservato – oggi i fedeli di tutto il mondo sono chiamati a far sentire la loro vicinanza; e a incoraggiare i cristiani, lì e nell’intero Medio Oriente, ad essere più forti della tentazione di abbandonare le loro terre, dilaniate dai conflitti”.
“Fermiamo il chiacchiericcio, è una peste”. Il Papa torna su un argomento che gli sta particolarmente a cuore ricevendo in udienza i Dehoniani. “Mi permetto di dire qualche parola sul chiacchiericcio. Per favore: è una peste. Distrugge da dentro. State attenti! Mai chiacchierare con l’altro, mai. Si, c’è un buon rimedio: mordersi la lingua che si infiamma e non ti lascia parlare ma per favore mai sparlare degli altri”, raccomanda il Pontefice. “E poi la preghiera. Senza – osserva – non si sta in piedi, non si va avanti”.
L’invito del Papa è ad “essere uno perché il mondo creda. L’unità ha questa capacità di evangelizzare. È una meta impegnativa, questa, di fronte alla quale nascono tante domande. Come essere missionari oggi, in un tempo complesso, segnato da sfide grandi e molteplici? Come dire, nei vari ambiti di apostolato in cui operate, ‘qualcosa di significativo a un mondo che sembra aver perso il cuore’. Tante volte vediamo che questo mondo sembra avere perso il cuore”.
Il messaggio per la Giornata di preghiera per il creato
“Perché tanto male nel mondo? Perché tanta ingiustizia, tante guerre fratricide che fanno morire i bambini, distruggono le città, inquinano l’ambiente vitale dell’uomo, la madre terra, violentata e devastata?”.
E’ l’allarme che il Papa lancia nel messaggio per la Giornata mondiale di preghiera per la cura del creato che sarà celebrata il prossimo 1 settembre, dal titolo ‘Spera e agisci con il creato’. L’invito del Pontefice è a non scoraggiarsi davanti alla “barbarie umana”. Osserva Bergoglio che “pretendere di possedere e dominare la natura, manipolandola a proprio piacimento, è una forma di idolatria. È l’uomo prometeico, ubriaco del proprio potere tecnocratico che con arroganza mette la terra in una condizione ‘dis-graziata’, cioè priva della grazia di Dio”.
“La lotta morale dei cristiani è connessa al ‘gemito’ della creazione, perché essa ‘è stata sottoposta alla caducità’. Tutto il cosmo ed ogni creatura gemono e anelano ‘impazientemente’, perché possa essere superata la condizione presente e ristabilita quella originaria: infatti la liberazione dell’uomo comporta anche quella di tutte le altre creature che, solidali con la condizione umana, sono state poste sotto il giogo della schiavitù. Come l’umanità, il creato – senza sua colpa – è schiavo, e si ritrova incapace di fare ciò per cui è progettato, cioè di avere un significato e uno scopo duraturi; è soggetto alla dissoluzione e alla morte, aggravate dagli abusi umani sulla natura. Ma, in senso contrario, – osserva il Pontefice nel messaggio – la salvezza dell’uomo in Cristo è sicura speranza anche per il creato. Sicché, nella redenzione di Cristo è possibile contemplare in speranza il legame di solidarietà tra gli esseri uomini e tutte le altre creature”.
Nel messaggio, Francesco invita i credenti a rimanere ancorati alla speranza cristiana: “In quanto attesa di una nascita – la rivelazione dei figli di Dio – la speranza è la possibilità di rimanere saldi in mezzo alle avversità, di non scoraggiarsi nel tempo delle tribolazioni o davanti alla barbarie umana. La speranza cristiana non delude, ma anche non illude: se il gemito della creazione, dei cristiani e dello Spirito è anticipazione e attesa della salvezza già in azione, ora siamo immersi in tante sofferenze che San Paolo descrive come ”tribolazione, angoscia, persecuzione, fame, nudità, pericolo, spada”. Allora la speranza è una lettura alternativa della storia e delle vicende umane: non illusoria, ma realista, del realismo della fede che vede l’invisibile”.
Il Pontefice indica la strada da seguire: “Questa conversione consiste nel passare dall’arroganza di chi vuole dominare sugli altri e sulla natura – ridotta a oggetto da manipolare -, all’umiltà di chi si prende cura degli altri e del creato. Tutte queste relazioni devono essere, sinergicamente, ristabilite, salvate, ‘rese giuste’. Nessuna può mancare. Se ne manca una, tutto fallisce. Sperare e agire con il creato significa anzitutto unire le forze e, camminando insieme a tutti gli uomini e le donne di buona volontà, contribuire a ‘ripensare alla questione del potere umano, al suo significato e ai suoi limiti'”.
Nel messaggio, il nuovo richiamo a dare un’anima all’IA: “Oggi è urgente porre limiti etici allo sviluppo dell’Intelligenza artificiale, che con la sua capacità di calcolo e di simulazione potrebbe essere utilizzata per il dominio sull’uomo e sulla natura, piuttosto che messa servizio della pace e dello sviluppo integrale”.