Secondo impegno del pomeriggio per papa Leone XIV, l’udienza ai partecipanti all’Incontro Internazionale Sacerdoti Felici, promosso dal Dicastero per il Clero, svoltosi presso l’auditorium di via della Conciliazione. I sacerdoti attendono il pontefice, intonando “Papa Leone”, quasi un vero e proprio tifo da stadio. Lo aspettano, aspettano di incontrare il proprio Pastore. Nell’attesa che il papa arriva, vengono intonati canti di diverse lingue – canti africani, americani, italiani, messicani e di altre lingue – che si alternano per ingannare l’attesa. Spicca, poi, “Jubilate Deo”, un canto in latino, la lingua universale della Chiesa.
Finalmente il papa è con i sacerdoti. Entra dalla platea dell’auditorium. E si sente, allora, una sola voce: “Papa Leone”, gridano e cantano tutti. Sale, poi, sul palco dell’auditorium: è un vero e proprio trionfo. “Cominciamo con il segno della Croce”, ha esordito il pontefice per salutare la folta platea. E ha continuato: “perché siamo tutti qui perché Cristo, morto e resuscitato, ci ha dato la vita e ci ha chiamato a servire”.
Poi, il saluto al pontefice è stato rivolto dal cardinale Lazzaro You Heung-sik, Prefetto del Dicastero per il Clero, che “con profonda gratitudine e immensa gioia” ha accolto il pontefice. L’incontro ha come titolo “Sacerdoti Felici – Vi ho chiamato amici”. E su questo tema, il cardinale You Heung-sik si è soffermato: “Un sacerdote felice è il miglior annuncio del Vangelo”. Lo sguardo, poi, al futuro: “Con Lei, Santo Padre, vogliamo guardare avanti con speranza. Vogliamo continuare a servire il Popolo di Dio con cuore gioioso e generoso. Vogliamo essere, in ogni angolo del mondo, pellegrini di speranza”.
Papa Leone XIV, ha espresso altrettanta gioia nel trovarsi di fronte a una così bella e folta platea: “Nel cuore dell’Anno Santo, insieme vogliamo testimoniare che è possibile essere sacerdoti felici, perché Cristo ci ha chiamato e fatti suoi amici: una grazia che vogliamo accogliere con gratitudine e responsabilità”, così ha esordito.
“Con questo momento di scambio fraterno e internazionale, possiamo valorizzare il patrimonio di esperienze già maturate, incoraggiando creatività, corresponsabilità e comunione nella Chiesa, affinché ciò che è seminato con dedizione e generosità in tante comunità possa diventare luce e stimolo per tutti”, così ha proseguito il pontefice. E ricorda le parole del Vangelo di Giovanni: Gesù dice: «Vi ho chiamato amici». Ed è sempre il tema dell’amicizia a fare da sottotesto alle parole del pontefice: “Il sacerdote, è un amico del Signore, chiamato a vivere con Lui una relazione personale e confidente, nutrita dalla Parola, dalla celebrazione dei Sacramenti e dalla preghiera quotidiana. Questa amicizia con Cristo è il fondamento spirituale del ministero ordinato, il senso del nostro celibato e l’energia del servizio ecclesiale cui dedichiamo la vita”, continua.
E, per i sacerdoti, ha in riserbo alcune indicazioni che fanno da traccia al suo discorso. La prima, la formazione che “è un cammino di relazione. Diventare amici di Cristo significa essere formati nella relazione, non solo nelle competenze. La formazione sacerdotale, pertanto, non può ridursi ad acquisizione di nozioni, ma è un cammino di familiarità con il Signore che coinvolge l’intera persona, cuore, intelligenza, libertà, e la plasma a immagine del Buon Pastore”.
Altra parola-chiave, la fraternità che “è uno stile essenziale di vita presbiterale. Diventare amici di Cristo comporta vivere da fratelli tra sacerdoti e tra vescovi, non come concorrenti o da individualisti. La formazione deve allora aiutare a costruire legami solidi nel presbiterio come espressione di una Chiesa sinodale, nella quale si cresce insieme condividendo fatiche e gioie del ministero”. Precisa, poi, come terza indicazione, che “formare sacerdoti amici di Cristo significa formare uomini capaci di amare, ascoltare, pregare e servire insieme”. Per questi motivi, rimane fondamentale la stessa preparazione dei formatori, “perché l’efficacia della loro opera dipende anzitutto dall’esempio di vita e dalla comunione fra loro”.
E, riguardo le vocazioni, precisa papa Leone XIV che seppure ci siano “segnali di crisi che attraversano la vita e la missione dei presbiteri, Dio continua a chiamare e resta fedele alle sue promesse. Occorre che ci siano spazi adeguati per ascoltare la sua voce”.Perciò “rimangono importanti ambienti e forme di pastorale giovanile impregnati di Vangelo, dove possano manifestarsi e maturare le vocazioni al dono totale di sé”.
L’incontro di oggi pomeriggio si svolge alla vigilia della Solennità del Sacratissimo Cuore di Gesù – ha ricordato il pontefice – ed è proprio “da questo “roveto ardente” che prende origine la nostra vocazione;è da questa fonte di grazia che vogliamo lasciarci trasformare”. E a riguardo ricorda poi l’enciclica di papa Francesco, la Dilexit nos, “dono prezioso per tutta la Chiesa”, specialmente per i sacerdoti ribadisce il papa. (ACI Stampa).