La platea è vasta: ci sono i leader religiosi di varie confessioni oltre ai tanti partecipanti all’Incontro Internazionale di Preghiera per la Pace organizzato dalla Comunità di Sant’Egidio, che si sta tenendo a Roma dallo scorso 26 e che vede con la giornata di oggi la sua conclusione. La scenografia, imponente: è il Colosseo. Nel pomeriggio. Il calare del sole rende tutto ancora più suggestivo e toccante. Se il tramonto scende su Roma, un’aura di pace si erge sul mondo grazie alla preghiera di oggi.
Accanto al papa, ci sono: Theodoros II, papa e patriarca di Alessandria e di tutta l’Africa; Joan, arcivescovo di Tirana-Durazzo, primate della Chiesa ortodossa autocefala di Albania; Antonij,metropolita di Volokolamsk; Sahak II, patriarca armeno di Costantinopoli; Makgoba Thabo, arcivescovo di Città del Capo, primate della Chiesa anglicana dell’Africa meridionale; Mar Awa III Royel, patriarca della Chiesa assira; il cardinale Louis Rapahel Sako, patriarca di Baghdad dei Caldei e Henryk Stubkjær, vescovo, Presidente della Federazione luterana mondiale. Le religioni sembrano essere un vasto giardino, composto da variopinti fiori.
Il rito viene introdotto con un saluto di monsignor Marco Gnavi, parroco di Santa Maria in Trastevere. Dopo l’introduzione del papa, e la lettura del Vangelo di Giovanni (14,22-27), Sua Beatitudine Theodoros II tiene la meditazione. Dopo un momento di raccoglimento un lettore legge i nomi di alcuni Paesi in guerra. Al termine del rito, papa Leone XIV, assieme al vescovo Henryk Stubkjær, all’arcivescovo Makgoba Thabo e a Sua Beatitudine Joan, impartiscono la benedizione. Successivamente uno dei momenti più significativi: i rappresentanti delle diverse religioni pregano in luoghi distinti, secondo le diverse tradizioni.
Poi, ecco il palco allestito davanti all’Arco di Costantino. Il papa lo raggiunge a piedi incontrando diverse persone. Da qui, papa Leone XIV legge il suo discorso per questo momento ecumenico dal titolo più che significativo: “Osare la pace”. Ma, prima delle parole di papa Leone XIV, il presidente della Comunità di Sant’Egidio Marco Impagliazzorivolge alcune parole di saluto per questo evento. Poi, è la volta di Omer Malla, un giovane di 31 anni, medico, del Sudan: una toccante testimonianza.
E’ il momento del discorso di papa Leone: parole che arrivano dritte al cuore non solo dell’uditorio ma al cuore dell’affannosa questione delle troppe guerre che sono presenti nel pianeta. La parola d’ordine, allora, è “pace”: una pace di cui il mondo “ha sete” dichiara il pontefice. Un discorso più volte interrotto da applausi calorosi rivolte al pontefice, alle sue parole.
“Abbiamo pregato per la pace secondo le nostre diverse tradizioni religiose e ora ci siamo raccolti insieme per lanciare un messaggio di riconciliazione. I conflitti sono presenti ovunque ci sia vita, ma non è la guerra che aiuta ad affrontarli, né a risolverli. La pace è un cammino permanente di riconciliazione” con queste parole esordisce il papa. E poi si concentra sull’importanza della preghiera: la definisce “decisiva”. E, nella preghiera – sempre il pontefice – sottolinea quanto “il cuore umano deve infatti disporsi alla pace e nella meditazione”. E poi, sempre per parlare della preghiera conia un ossimoro: “Rientrare in sé stessi per uscire da sé stessi”.
“Il mondo ha sete di pace: ha bisogno di una vera e solida epoca di riconciliazione, che ponga fine alla prevaricazione, all’esibizione della forza e all’indifferenza per il diritto. Basta guerre, con i loro dolorosi cumuli di morti, distruzioni, esuli! Noi oggi, insieme, manifestiamo non solo la nostra ferma volontà di pace, ma anche la consapevolezza che la preghiera è una grande forza di riconciliazione” afferma con forza papa Leone XIV. Continua sempre sul tema della preghiera che è un “movimento dello spirito, un’apertura del cuore”. Per la preghiera, infatti, “non parole gridate, non comportamenti esibiti, non slogan religiosi usati contro le creature di Dio” afferma il pontefice che cotinua: “Abbiamo fede che la preghiera cambi la storia dei popoli”. Ricorda a proposito la famosa preghiera dei leader religiosi del mondo convenuti ad Assisi, chiamati da san Giovanni Paolo II, il 27 ottobre 1986. Ricorda lo “spirito di Assisi”. Ma c’è spazio anche nel ricordo non solo di Assisi, ma anche della “Dichiarazione Nostra aetate” di cui proprio oggi celebriamo il sessantesimo anniversario di promulgazione: “cioè sul rinnovamento del rapporto tra la Chiesa cattolica e le religioni”, spiega papa Leone XIV.
Con forza, determinazione, allora papa Leone XIV esprime un pensiero (caro anche al suo predecessore, papa Francesco, che ricorda durante il discorso): “Mai la guerra è santa, solo la pace è santa, perché voluta da Dio!”. Lo sguardo al presente, poi, che vede protagonista uno scenario terribile, di guerra e di morte: “Non possiamo accettare che questa stagione perduri oltre, che plasmi la mentalità dei popoli, che ci si abitui alla guerra come compagna normale della storia umana. Basta! È il grido dei poveri e il grido della terra. Basta! Signore, ascolta il nostro grido!”. Ricorda, il pontefice, la figura del venerabile Giorgio La Pira, “testimone di pace”, che “mentre lavorava politicamente in tempi difficili, scriveva a San Paolo VI: ci vuole «una storia diversa del mondo: la storia dell’età negoziale, la storia di un mondo nuovo senza guerra»”.
Papa Leone XIV non si arrende a un mondo governato dalla guerra, dalla morte e dal male perché “la cultura della riconciliazione – dice il pontefice – vincerà l’attuale globalizzazione dell’impotenza”. Tutto ciò è possibile che si realizzi perché “esistono le sedi e le persone per farlo”. Ed ai leader religiosi che si rivolge, alla fine: “Facciamo eco al desiderio di pace dei popoli. Ci facciamo voce di chi non è ascoltato e non ha voce. Bisogna osare la pace! E se il mondo fosse sordo a questo appello, siamo certi che Dio ascolterà la nostra preghiera e il lamento di tanti sofferenti. Perché Dio vuole un mondo senza guerra. Egli ci libererà da questo male!”, conclude con fermezza il pontefice.






