Zaccheo ci insegna che, nella vita, non e’ mai tutto perduto. Per favore, mai tutto e’ perduto, mai. Sempre possiamo fare spazio al desiderio di ricominciare, di ripartire, di convertirci”. Lo ha detto papa Francesco all’Angelus, in cui ha commentato l’episodio evangelico dell’incontro tra Gesu’ e il capo dei pubblicani nella citta’ di Gerico, “uno di quegli ebrei che raccoglievano le tasse per conto dei dominatori romani, un traditore della patria, e che approfittavano di questa loro posizione”.
La parabola di Zaccheo
E a proposito dello sguardo rivolto “dal basso” da Gesu’ a Zaccheo, che per vederlo era salito su un albero (“pensate, come se un ministro dell’economia salisse su un albero per vedere una cosa, sfidando il ridicolo”), ha sottolineato che “questa e’ la storia della salvezza: Dio non ci ha guardato dall’alto per umiliarci e giudicarci; al contrario, si e’ abbassato fino a lavarci i piedi, guardandoci dal basso e restituendoci dignita’”.
La storia della salvezza
Cosi’, ha proseguito il Pontefice, “l’incrocio di sguardi tra Zaccheo e Gesu’ sembra riassumere l’intera storia della salvezza:
l’umanita’ con le sue miserie cerca la redenzione, ma anzitutto Dio con misericordia cerca la sua creatura per salvarla”. “Ricordiamoci questo – ha quindi esortato -: lo sguardo di Dio non si ferma mai al nostro passato pieno di errori, ma guarda con infinita fiducia a cio’ che possiamo diventare. E se a volte ci sentiamo persone di bassa statura, non all’altezza delle sfide della vita e tanto meno del Vangelo, impantanati nei problemi e nei peccati, Gesu’ ci guarda sempre con amore: ci guarda, come con Zaccheo ci viene incontro, ci chiama per nome e, se lo accogliamo, viene a casa nostra”.
I cristiani devono avere lo sguardo di Cristo
“Allora possiamo chiederci – ha detto ancora il papa -: come guardiamo a noi stessi? Ci sentiamo inadeguati e ci rassegniamo, oppure proprio li’, quando ci sentiamo giu’, cerchiamo l’incontro con Gesu’? E poi: che sguardo abbiamo verso coloro che hanno sbagliato e faticano a rialzarsi dalla polvere dei loro errori? E’ uno sguardo dall’alto, che giudica, disprezza ed esclude? Ricordiamoci che e’ lecito guardare una persona dall’alto in basso soltanto per aiutarla a rialzarsi”. “Ma noi cristiani dobbiamo avere lo sguardo di Cristo, che abbraccia dal basso, che cerca chi e’ perduto, con compassione – ha concluso Francesco -. Questo e’, e dev’essere, lo sguardo della Chiesa, sempre”.
Le preghiere del Papa per le vittime di Mogadiscio, di Seul e della guerra in Ucrania
“Preghiamo per le vittime dell’attenta a Mogadiscio, Dio converta il cuore dei violenti” – ha detto il Papa. “Preghiamo il Signore risorto anche per quanti, soprattutto giovani, sono morti questa notte a Seul, per le tragiche conseguenze di un’improvvisa calca della folla”. “Non dimentichiamo per favore, nella nostra preghiera, nel nostro dolore del cuore, la martoriata Ucraina. Preghiamo per la pace, non ci stanchiamo di farlo”. Così papa Francesco ha concluso l’Angelus.