“Pace è una parola impegnativa. Il cessate il fuoco è importante perché evita che le tensioni si espandano a tutta la regione, ma la pace richiederà tempi lunghi e sarà molto difficile. E comunque ogni speranza di pace sarà fragile e instabile finché non si affronterà la questione palestinese”. Così a Repubblica il cardinale Pierbattista Pizzaballa, patriarca latino di Gerusalemme.
“Fino a quando non si affronterà in maniera seria e radicale la questione palestinese – ribadisce – qualsiasi futuro assetto regionale resterà incompleto. Il mondo arabo è collegato: ci sono i confini fra i vari Stati, ma ci sono anche legami molto forti che vanno al di là dei confini. La questione palestinese è uno di questi legami. Non è la prima volta che viene messa da parte: succede, ci sono alti e bassi. Purtroppo manca una visione politica. Abbiamo bisogno di una nuova leadership politica Non ce ne è una capace di fare questo adesso, da nessuno dei due lati”.
“I cristiani sono pochi. Inutile dire che la nostra preoccupazione principale ora è per la piccola comunità di Gaza: 541 persone che sono diventate un simbolo di resilienza in tutto il mondo. Ma la situazione è molto complicata anche in Cisgiordania. È difficile avere una vita normale, lavorare, andare in ospedale, spostarsi: e non si capisce fino a quando durerà, se e come se finirà”.
“Il Papa ha citato Gaza già nel suo discorso inaugurale e ripete la parola pace continuamente: la situazione gli sta sicuramente a cuore. Insiste molto sulla diplomazia e sulla necessità dei cristiani e delle chiese del mondo di diventare avvocati della pace”. (ANSA).